Da Berlusconi a Monti senza passare per il PD
Con lo scorrere dei giorni appare sempre più evidente che le misure economiche micidiali e ammazza consenso del governo Monti sono il copia/incolla di quelle che avrebbe preso il governo Berlusconi se gli avessero lasciato il tempo e la serenità di muoversi in una tempesta economico finanziaria di portata mondiale.
Ma a parte la questione finanziaria è chiaro ormai a tutti che il Governo Monti è più vicino all’ex premier di quanto non lo sia alle posizioni della sinistra, con cui sta cercando di barcamenarsi più o meno obtorto collo per non perdere i numeri necessari a sopravvivere.
E allora? Allora non poteva che essere così perché il Cavaliere aveva perso credibilità personale anche per via delle “serate eleganti” barzellette e battute fuori luogo: in un’era mediatica sono queste a distruggere il consenso, più che le frizioni interne del PDL, più dei rapporti con la Lega, più dell’attacco concentrico delle Procure, più dell’ostilità palese di Napolitano.
I sorrisini di Merkel e Sarkozy (buono quello!) la freddezza USA, i sopraccigli inarcati degli economisti sono una conseguenza dell’harakiri di immagine di cui può dire grazie solo a se stesso (e magari a qualcuno dei suoi numerosi consiglieri).
Grazie a questo è stato archiviato un governo votato dai cittadini per far posto a un governo “strano” che ha dato alla sinistra la soddisfazione di dare un calcio al suo nemico storico senza averne grande merito, salvo forse quello di Bersani che a ogni intervista ripeteva all’infinito la solita cantilena in salsa emiliana “Berlusconi deve andare a caaasa...” senza peraltro mai specificare quale.
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