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Crisi economica? La Germania fece così in passato (con la sovranità monetaria)

Come ha fatto la Germania, uscita a pezzi dalla prima guerra mondiale (e con la depressione del 1929), a diventare in pochi anni una potenza mondiale? Tale quesito diviene attuale alla luce dei problemi economici di oggi. 

“Non siamo stati così sciocchi da creare una valuta collegata all’oro, di cui non abbiamo disponibilità, ma per ogni marco stampato abbiamo richiesto l’equivalente di un marco in lavoro o in beni prodotti. Ci viene da ridere tutte le volte che i nostri finanzieri nazionali sostengono che il valore della valuta deve essere regolato dall’oro o da beni conservati nei forzieri della banca di stato" (Adolf Hitler, citato in Hitler’s Monetary System, che riprende C.C.Veith, Citadels of Chaos, Meador 1949).

Quello di Guernsey, politico del Minnesota (Stato degli USA andato in bancarotta nell’estate 2011) non è stato dunque l’unico governo a risolvere i propri problemi finanziari stampando da solo la propria moneta. Un modello assai più noto si può trovarlo nella Germania uscita dalla Prima Guerra Mondiale. Quando Hitler arrivò al potere il Paese era completamente e disperatamente in rovina.

Il Trattato di Versailles aveva imposto al popolo tedesco risarcimenti che lo avevano distrutto, con i quali si intendeva rimborsare i costi sostenuti nella partecipazione alla guerra per tutti i Paesi belligeranti. Costi che ammontavano al triplo del valore di tutte le proprietà esistenti nella Germania. La speculazione sul marco tedesco aveva provocato il suo crollo, affrettando l’evento di uno dei fenomeni d’inflazione più rovinosi della modernità.

Al suo apice, una carriola piena di banconote, per l’equivalente di 100 miliardi di marchi, non bastava a comprare nemmeno un tozzo di pane. Le casse dello Stato erano vuote ed enormi quantità di case e di fattorie erano state sequestrate dalle banche e dagli speculatori. La gente viveva nelle baracche e moriva di fame. Nulla di simile era mai accaduto in precedenza: la totale distruzione di una moneta nazionale, che aveva spazzato via i risparmi della gente, le loro attività e l’economia in generale. A peggiorare le cose arrivò la depressione globale del 1929. La Germania non poteva far altro che soccombere alla schiavitù del debito ed agli strozzini internazionali. O almeno così sembrava.

Hitler ed i nazional-socialisti, che arrivarono al potere nel 1933, si opposero al cartello delle banche internazionali iniziando a stampare la propria moneta. In questo presero esempio da Abraham Lincoln, che aveva finanziato la Guerra Civile Americana con banconote stampate dallo Stato, che venivano chiamate “Greenbacks“.

Hitler iniziò il suo programma di credito nazionale elaborando un piano di lavori pubblici. I progetti destinati ad essere finanziati comprendevano le infrastrutture contro gli allagamenti, la ristrutturazione di edifici pubblici e case private e la costruzione di nuovi edifici, strade, ponti, canali e strutture portuali. Il costo di tutti questi progetti fu fissato ad un miliardo di unità della valuta nazionale: un miliardo di biglietti di cambio non inflazionati, chiamati Certificati Lavorativi del Tesoro.

Questa moneta stampata dal governo non aveva come riferimento l’oro, ma tutto ciò che possedeva un valore concreto. Essenzialmente si trattava di una ricevuta rilasciata in cambio del lavoro e delle opere che venivano consegnate al governo. Hitler diceva: “Per ogni marco che viene stampato, noi abbiamo richiesto l’equivalente di un marco di lavoro svolto o di beni prodotti". I lavoratori spendevano poi i certificati in altri beni e servizi, creando lavoro per altre persone.

Nell’arco di due anni, il problema della disoccupazione era stato risolto ed il Paese si era rimesso in piedi. Possedeva una valuta solida e stabile, niente debito, niente inflazione, in un momento in cui negli Stati Uniti ed in altri Paesi occidentali molti erano ancora senza lavoro e vivevano di assistenza. La Germania riuscì anche a ripristinare i suoi commerci con l’estero, nonostante le banche estere negassero credito e dovesse fronteggiare un boicottaggio economico internazionale. Ci riuscì utilizzando il sistema del baratto: beni e servizi venivano scambiati direttamente con gli altri paesi, aggirando le banche internazionali.

Questo sistema di scambio diretto avveniva senza creare debito, né deficit commerciale. L’esperimento economico della Germania lasciò alcuni durevoli monumenti nel suo espletarsi, come la famosa Autobahn, la prima rete del mondo di autostrade a larga estensione.

Di Hjalmar Schacht, che era all’epoca a capo della banca centrale tedesca, viene spesso citato un motto che riassume la versione tedesca del miracolo del “Greenback” (ai tempi di Abraham Lincoln). Un banchiere americano gli aveva detto: “Dottor Schacht, lei dovrebbe venire in America. Lì abbiamo un sacco di denaro ed è questo il vero modo di gestire un sistema bancario". Schacht replicò: “Lei dovrebbe venire a Berlino. Lì non abbiamo denaro. E’ questo il vero modo di gestire un sistema bancario” (John Weitz, Hitler’s Banker, Warner Books 1999).

Benché Hitler sia ricordato nei libri di storia per l’infamia del genocidio degli ebrei, egli fu popolare presso il popolo tedesco. Stephen Zarlenga, in The Lost Science of Money, afferma che ciò era dovuto al fatto che egli salvò la Germania dalle teorie economiche inglesi, secondo le quali il denaro deve essere scambiato sulla base delle riserve auree, in possesso di un cartello di banche private, piuttosto che stampato direttamente dal governo. Secondo il ricercatore canadese Henry Makow, questo fu probabilmente il motivo principale per cui Hitler doveva essere fermato; egli era riuscito a scavalcare i banchieri internazionali ed a creare una propria moneta.

Makow cita un interrogatorio del 1938 di C.G. Rakowsky, uno dei fondatori del bolscevismo sovietico ed intimo di Trotskij, che finì sotto processo nell’URSS di Stalin. Secondo Rakowsky:

“[Hitler] si era impadronito del privilegio di fabbricare il denaro, e non solo il denaro fisico, ma anche quello finanziario; si era impadronito dell’intoccabile meccanismo della falsificazione e lo aveva messo a lavoro per il bene dello Stato. Se questa situazione fosse arrivata a infettare anche altri Stati, potete ben immaginare le implicazioni controrivoluzionarie” (Henry Makow, Hitler Did Not Want War).

L’economista inglese Henry C.K. Liu ha scritto sull’incredibile trasformazione tedesca:

“I nazisti arrivarono al potere in Germania nel 1933, in un momento in cui l’economia era al collasso totale, con rovinosi obblighi di risarcimento postbellico e zero prospettive per il credito e gli investimenti stranieri. Eppure, attraverso una politica di sovranità monetaria indipendente e un programma di lavori pubblici che garantiva la piena occupazione, il Terzo Reich riuscì a trasformare una Germania in bancarotta, privata perfino di colonie da poter sfruttare, nell’economia più forte d’Europa, in soli quattro anni, ancor prima che iniziassero le spese per gli armamenti“.

In Billions for the Bankers, Debts for the People (Miliardi per i Banchieri, Debiti per il Popolo, 1984), Sheldon Hemry commenta: “Dal 1935 in poi, la Germania iniziò a stampare una moneta libera dal debito e dagli interessi, ed è questo che spiega la sua travolgente ascesa dalla depressione alla condizione di potenza mondiale in soli 5 anni. La Germania finanziò il proprio governo e tutte le operazioni belliche, dal 1935 al 1945, senza aver bisogno di oro né debito, e fu necessaria l’unione di tutto il mondo capitalista e comunista per distruggere il potere della Germania sull’Europa e riportare l’Europa sotto il tallone dei banchieri“.   

Secondo Gian Battista Vico la storia è “scienza” appunto nella misura in cui essa aiuta l’uomo a rendersi conto dei propri limiti, della propria dipendenza, ciò che la natura - a suo giudizio - non è in grado di fare con altrettanta incisività. Inoltre la storia è caratterizzata da “corsi” e “ricorsi”, al punto che la barbarie può sempre tornare in auge. Ignorare la Storia vuol dire correre il rischio di perseverare negli errori.

Anche da noi nel dopoguerra, quando tutti i paesi industriali avevano montagne di debito pubblico per le spese di guerra, il doppio di debito pubblico di oggi ed erano tutti come la Grecia attuale, come hanno ridotto il debito? Hanno fatto i "sacrifici"? L'austerità per ripagare i creditori e rassicurare i mercati? Hanno semplicemente imposto - con leggi e misure amministrative - rendimenti inferiori, vicini allo zero, per i titoli di stato. Non lo ricorda più nessuno? Era Eisenhower, non Lenin o Mussolini.

I giapponesi da vent'anni ormai offrono rendimenti sui titoli di stato tra 0% e 1,5% , il loro BTP paga 0,98% oggi e hanno una valuta forte, disoccupazione minima e zero inflazione. Chi ha detto che il "denaro deve creare altro denaro" senza lavorare e senza rischiare niente? Keynes parlava di "eutanasia del rentier"; la chiesa per duemila anni ha elaborato il concetto che il denaro non deve creare denaro (senza rischio e senza fare niente) ed il pensiero greco idem, Marx riteneva che il "denaro che crea altro denaro" venisse soppiantato dal capitale industriale. Qui il capitale industriale si sacrifica per quello "fittizio" e parassitario.

Però l’eliminazione oppure la riduzione della rendita finanziaria non può prescindere dall’acquisizione della sovranità monetaria, cioè dal fatto che lo Stato ritiri al sistema bancario la delega ad emettere le banconote, stampando lui stesso le banconote - come già fa per le monete metalliche -.                       

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.173) 5 dicembre 2011 10:55
    Damiano Mazzotti

    Come succede quasi sempree, le cose più importanti vengono taciute, soprattutto nell’insegnamento scolastico, che in teoria dovrebbe essere libero e dovrebbe insegnare a ragionare e a confrontare criticamente le diverse vite sociali nei diversi paesi e nel tempo.

    E vanno giudicare le singole idee e azion. Come affermato da Napoleone anche uno stupido può avere una buona idea. Quindi anche un pazzo criminale a volte.

  • Di (---.---.---.243) 5 dicembre 2011 13:13

    La storia si ripete? Ecco quanto è apparso su http://4eco21.blogspot.com/ venerdì 25 novembre 2011: 
    “Piano B della Germania: stampare marchi in svizzera. Bufala o realtà? 
    Secondo quanto riportano alcuni giornali, anche ticinesi, sembrerebbe che la Germania è tornata a stampare marchi, in Ticino. Una notizia clamorosa, quella riportata quest’oggi da Il Caffè (quotidiano svizzero), che però non ha cavato un ragno da un buco. Tre sono le fonti citate dal domenicale locarnese, tre articoli apparsi rispettivamente sul Daily Express, sul Washington Times e infine su Milano Finanza. Ed è proprio quest’ultimo che avrebbe scoperto che la tipografia che starebbe stampando i marchi si troverebbe in Ticino. Un’azienda che già stampa anche rubli russi e dong vietnamiti. Un vero giallo, perché secondo le approfondite ricerche del Caffè nell’intera Svizzera vi sarebbe una sola tipografia in grado di produrre banconote, la Orell Füssli di Zurigo, che stampa i franchi svizzeri. Evidentemente non è facile scoprire – se davvero esiste – questa tipografia. In primo luogo perché i Paesi che aderiscono all’euro non possono farlo, stando ai trattati. Ma soprattutto perché se la notizia fosse vera i mercati finanziari sarebbero colti da un’ondata di panico senza precedenti. A questo punto o è una bufala, o la Germania si appresta ad un piano B con immediato switch off, nel caso non andasse a buon fine il tentativo di unificazione fiscale. Forse la prima è ipotesi più verosimile ma il fatto che autorevoli giornali ne abbiano riportato la notizia ci fa dubitare che abbiano verificato la fonte?”. Claudia Del Vento

  • Di (---.---.---.139) 6 dicembre 2011 09:51

    L’Islanda si rifiutò nel 2008 di salvare le sue banche avviate al fallimento. Il debito era in gran parte verso investitori esteri. Per Olanda e Regno Unito ammontava a 4 miliardi di euro. Un referendum separò la responsabilità privata delle banche da quella pubblica dello Stato. Le tasse dei cittadini non vennero in soccorso delle banche. La moneta islandese perse subito il 25% sull’euro e il Pil arretrò del 10%. Dopo solo due anni di recessione la sua economia è ripartita. Nel 2011 crescerà del 2,6%. La disoccupazione è del 7% e l’interesse che riconosce per i suoi titoli pubblici è nettamente inferiore a quello dei Pigs. Un caso di studio! Marianna Vitiello

  • Di (---.---.---.230) 11 dicembre 2011 11:19

    Va dibattuto il tema della finanziarizzazione dell’economia, cioè il passaggio dal capitalismo produttivista (quello per intendersi che investe il denaro per la produzione di merci traendone profitto) al capitalismo dei mercati finanziari (quello che lucra denaro per mezzo del denaro, giocando alla più grossa partita continuativa di Monopoli elettronico mondiale). Infatti sono anche le tecnologie dell’informazione che permettono di eseguire in frazioni di secondo sia calcoli complessi, sia corpose operazioni di compravendita di titoli ed altro su differenti borse. Comunque la realtà della finanza globale non sarebbe mai cambiata alla velocità della luce se in Europa ed in USA non fossero state progressivamente abolite, a cominciare dagli anni ’80 del Novecento, le regole precedentemente in vigore, laddove altri nuovi assetti  venivano introdotti per consentire il massimo sviluppo dei mercati finanziari e dei loro prodotti “innovativi” (Cdo, Cds ed altro), relativamente ai quali per la loro entità ed assenza di regolazione, uno dei maggiori finanzieri del mondo -Warren Buffet- ebbe a definire già nel 2003 i derivati “gli equivalenti finanziari delle armi di distruzione di massa”! Con queste de-regolazioni il capitalismo produttivista è andato in crisi, in quanto chiaramente meno lucrativo, e si è imposto sempre più il capitalismo dei mercati finanziari e tutto ciò alla faccia degli impreparati politici (collusi?), che si sono accorti (e nemmeno tanto) di quanto stava accadendo con molto ritardo. I tempi della politica sono lenti e non possono competere con i nanosecondi (miliardesimi di secondo) dei click dei computer dei sistemi finanziari ed allora è questo il vero “spread” che porterà al collasso l’economia mondiale (e quindi l’esistenza o comunque la qualità della vita dei cittadini del mondo)! Comunque la POLITICA regoli i sistemi finanziari! (http://www.agoravox.it/De-finanziarizzare-l-economia-con.html e http://www.agoravox.it/Sovranita-monetaria-per-de.html). Marianna Vitiello

  • Di (---.---.---.95) 29 dicembre 2011 14:22

    Peccato che la storia funzioni a blocchi e non sia assolutamente possibile prendere ad esempio questo aspetto! Ci sono comunque degli economisti moderni, seguaci di Keynes, che hanno elaborato la MMT (Modern Money Theory). L’aspetto principale è proprio la capacità dello Stato sovrano di creare ricchezza emettendo moneta. Al contrario, l’euro, che non è moneta sovrana dinessuno dei paesi dell’Eurozona, costringe gli Stati ad indebitarsi come un comune cittadino, con le banche. Sarebbe importante rendere tutti i cittadini consapevoli di questo aspetto, perché è su questo crinale che si gioca il nostro futuro. 

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