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Crisi: ecco perché le fasce deboli sono sempre le più colpite dalla crisi

Se si pensa al termine “regime” spesso automaticamente il significato fondamentale che sovviene alla mente è quello di “dittatura”. Siamo abituati infatti, e non solo certamente in Italia, ad associare alla parola “regime” l’altra ben più aberrante di “dittatura”. Eppure, il termine prevede vari significati, che nulla hanno a che fare con la restrizione della libertà individuale o nazionale nè con poteri forti che comandano la o le masse.

Un esempio: se diciamo “velocità di regime” non stiamo affatto parlando di una dittatura che pieghi ai propri comandi il dinamismo lagato alla velocità, bensì parliamo di una velocità costante. Di regime, appunto.

Ma se alla parola “regime” abbiniamo il termine “oligarchico” le cose cambiano. E di molto. Perché fra le forme di regime dittatoriale, quello oligarchico è il più potente ed anche il meno aggirabile.

Se ci si trovasse infatti sottomessi ad un regime dittatoriale, i cittadini della nazione sottomessa a tale condizione politica, sociale ed economica, possono in qualche modo tentare di aggirare o evitare gli effetti delle deicisioni del dittatore. Come? In vari modi. Tentando di lasciare il Paese. Tentando – ci si augura il più pacificamente possibile – di abbattere il regime dittatoriale. Si chiede aiuto ai governi.

Insomma: se sei vittima di un regime dittatoriale, oltre a scegliere di sottometterti ad esso, hai persino qualche altra opzione possibile per tentare di uscire da una condizione che non garantisce Democrazia, libertà nè possibilità di sviluppare il bene comune.

Ma cosa accade se invece il regime dittatoriale in questione, portato avanti in maniera compatta dall’entourage politico ed economico di un Paese, perde le connotazioni “standard” riconosciute dalla globalità delle nazioni? Cosa accade se un regime dittatoriale cambia metodica e strategia, si veste della pelle bislacca di pseudo democrazia, usa parole che intendono creare una sorta di rassicurazione per la nazione ma nella realtà dei fatti impone ai cittadini la forma peggiore e più distruttiva fra le tipologie di dittatura?

Accade che, quei pochi lobbisti – politici, imprenditori e gruppi bancari - che hanno in mano il conttrollo di ogni settore di un Paese ed anche i suoi rapporti con il resto del mondo, da un lato – e puramente a livello di immagine esteriore – parlano usando quelle leve, quelle strategie, quelle metodiche che mirano ad attaccare una serie di neuroni che creano sinapsi atte a far pensare che sì – ad esempio – il nostro è un Paese libero e Liberale, mentre nella realtà dei fatti così non è ed anzi, ci ritroviamo stretti nella morsa della dittatura più spietata, perchè non consente a nessuno il tentativo estremo e democratico di sottrarvisi.

E’ a questo che siamo arrivati, in Italia.

Il modello di dittatura più estrema e sofisticata sdoganato negli anni 2000 di un mondo che ha ormai perso ogni connotazione conosciuta ed accettata. Una dittatura che impone e basta. Senza possibilità di replica.

Una dittatura – è ormai palese a tutti – che nel momento della estrema criticità, sostiene i prorpi compagni lobbisti e miete vittime inermi fra cittadini che vengono costretti a tirare la cinghia, in molti casi le quoia. Almeno, socialmente parlando.

Una dittatura che palesemente salva i lobbisti e li cautela, perchè gli stessi chiamati a governare ormai da decenni, fanno parte delle stesse lobby. Ed attenzione a non pensare a qualche teoria complottista: una Lobby non è altro che un gruppo di persone che hanno il potere di decidere su altre persone. Sulle Masse. Sulle grandi decisioni internazionali. Fra esse, vi sono anche molte organizzazioni non governative...

La verifica da fare per confermare le parole appena scritte è facile: se chiunque è al governo – ormai da decenni – opera sempre per il bene di pochi e ricchi cittadini mentre vessa e spreme i soliti impiegati, operai, disabili, pensionati alla faccia di qualsiasi componente logica ed equa, un motivo ci sarà.

L’alibi creato ad hoc, è una aberrazione nell’aberrazione: “loro” dicono che si batte cassa immediatamente se si tassano impiegatim operai, pensionati e disabili. E la contropartita in denaro è di molto maggiore in relazione alla contropartita che deriverebbe da maggiori contributi da parte di quella “piccolissima” fetta di veri ricchi.

Peccato che, si sia nella realtà dei fatti imposta una vera, grande immoralissima frode: non è che dai ricchi si prende poco denaro perché sono pochi in cofronto alla cittadinanza globale della nazione. No: è che ai veri ricchi è consentito frodare il fisco, portare i propri beni all’estero senza temere di essere nè denunciati nè tantomeno mandati in galera, far finta di esser poveri, e vivere allegramente i propri beni senza dover pagare dazio. Mai.

D’altro canto, di che parliamo? Se le persone che vengono chiamate a governare una nazione sono già di per se ricche ed oltetutto ben foraggiate dal denaro pubblico che scorre copioso e puntuale sui loro conti correnti, come ci si può aspettare poi che queste stesse persone possano veramente proporre manovre che limitino gli sfasci alle economie già sfasciate di molti a danno di pochi? Di loro stessi?

In ogni caso, la nazione intesa come cittadinanza, pagherà sempre e sempre di più. Perchè in quelle Lobby, in quei giri di personaggi vari e di vari ambienti, i diktat sono pochi e ben chiari. Il primo: sostenere i propri simili. Il secondo: alimentare il loro bacino di elettorato. Perchè diciamolo: ogni singola persona ricca, porta con sè uno sciamo di elettori. Vuoi perchè chi è ricco ha possibilità di governare a sua volta su ampi gruppi di persone, vuoi perchè – visto il livello socio economico privilegiato – sono persone che possono deviare con una certa facilità le scelte di migliaia di persone.

In conclusione: per salvare davvero l’Italia – cosa che non è nei progetti di chi è in politica, di chi amministra e governa la nazione, per tutte le motivazioni appena descritte – occorrerebbe iniziare ad avere dei componenti politici presi dalla strada, normali e comuni cittadini.

Occorrerebbe anche, equiparare stipendi e status. Tranciare di netto convinzioni bizzarre come quella che – assurdo – chi governa il Paese abbia il “potere” in mano.

Occorrerebbe anche, che finalmente tutti gli italiani comuni aprissero gli occhi veramente. Capissero che messi insieme siamo un eservito di milioni di persone e che facilmente e pacificamente, potremmo portare l’Italia su una strada di vera equità e sviluppo.

Potremmo.

Commenti all'articolo

  • Di Geri Steve (---.---.---.190) 9 dicembre 2011 20:12


    In sostanza concordo con l’articolo.

     

    Sollevo pero’ un problema terminologico, sull’uso che tu fai del termine "lobby" per indicare un’oligarchia di potere e "lobbista" per chi ne fa parte.

     

    Non e’ sbagliato, ma ormai e’ superato e ambiguo, perche’ l’uso prevalente di lobbista , lobbing e lobby e’ relativo ad ottenere consensi, o nell’opinione pubblica, o a livello legislativo o, piu’ in generale, alle oligarchie di potere a cui tu ti riferisci.

     

    Ci si riferisce percio’ ad un particolare livello inferiore: nessuno direbbe mai che Monti e’ un lobbista: lobbista e’ chi lavora per ottenere da Monti qualcosa che serve ad un potente o ad un potere.

     

    Il potere autentico non ama rivelarsi e i nostri intellettuali non amano indagarlo, per cui non si e’ ancora imposto un solo termine per indicare quelle oligarchie, che vengono chiamate: Cerchia di potere, L’elite del potere (The power elite, C.Wright Mills), Elite di potenti, Logge di potenti, Circoli di potenti, I Leaders, Quelli che contano, i Potenti...

     

    Analoghi, ma ad un livello piu’ specifico, abbiamo i Comitati d’affari, le Cricche... mentre la CFR, la Trilateral, il Bieldberg, L’Aspen sono tutte a livello internazionale, tutte volute da David Rockefeller, nipote del John Rockefeller, quello delle tante Standard Oil, ora la Standard &Poor’s, certamente anche la Standard Lodge, tutta roba che odora di alta massoneria.

     

    Recentemente e’ uscito, per Chiare Lettere, un simpatico libro che descrive questi italici leaders e li chiama: "I Professionisti del Potere" , mentre pone al livello inferiore i lobbisti e non solo, chiamandoli : " I collaboratori del professionista del potere". A dimostrazione che la antropologia e la sociologia del potere non sono scienze consolidate...

     

     

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