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Costo dei carburanti: l’accisa è mobile, qual fiato al vento

Nel mezzo dello psicodramma di nostra vita, il costo dei carburanti, mi sovviene che c'era una volta l'accisa mobile. A tal punto che è sparita, tra un proclama e l'altro

 

Nel ricorrente psicodramma sul prezzo della benzina (yawn), con un ministro della Repubblica impegnato a declamare le virtù dei cartelli col prezzo medio regionale e certificare che il problema italiano, oltre al ciàffico, sono le troppe tasse sui carburanti, mi sovviene che il governo Meloni, col cosiddetto Decreto Carburanti di inizio anno, aveva reintrodotto un vecchio sarchiapone dei tempi di Pier Luigi Bersani e Romano Prodi: l’accisa mobile.

DA BERSANI A MELONI

Introdotta nella legge di bilancio del 2008, che al comma 290 recitava così:

A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, ai fini della tutela del cittadino consumatore, con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, le misure delle aliquote di accisa sui prodotti energetici usati come carburanti ovvero come combustibili per riscaldamento per usi civili, stabilite dal testo unico delle disposizioni legislative concernenti le imposte sulla produzione e sui consumi e relative sanzioni penali e amministrative, di cui al decreto legislativo 26 ottobre 1995, n. 504, e successive modificazioni, sono diminuite al fine di compensare le maggiori entrate dell’imposta sul valore aggiunto derivanti dalle variazioni del prezzo internazionale, espresso in euro, del petrolio greggio.

E aggiungeva, al comma 291:

Il decreto di cui al comma 290 può essere adottato se il prezzo di cui al medesimo comma aumenta, sulla media del precedente bimestre, rispetto al valore di riferimento, espresso in euro, indicato nell’ultimo Documento di economia e finanza o nella relativa Nota di aggiornamento presentati alle Camere; il decreto tiene conto dell’eventuale diminuzione, nella media del quadrimestre precedente all’adozione del medesimo decreto, del prezzo di cui al comma 290, rispetto a quello indicato nell’ultimo Documento di economia e finanza o nella relativa Nota di aggiornamento presentati alle Camere. (Omissis)

Ora, il sopracitato Decreto Carburanti, promosso dal governo Meloni attraverso il decreto legge nr. 5 del 14 gennaio 2023, ha ripreso quell’antica legge di bilancio nei commi 290 e 291. Assegnando non più al ministero dello Sviluppo economico (nel frattempo diventato MIMIT) ma a quello dell’Ambiente e della sicurezza energetica il “concerto” col MEF per procedere alla riduzione di accise.

Cosa notate, nel testo? In primo luogo, quella “possibilità” che non è certezza (“può essere adottato”, non “viene adottato”), del resto presente anche nell’originaria invenzione di Bersani e Prodi; poi, l’assoluta indeterminazione e indeterminatezza dell’eventuale quantum di riduzione dell’accisa. Idem rispetto ai tempi che furono.

La domanda mi sorge spontanea: quelle condizioni di “possibile” riduzione si sono verificate, oggi? Se sì, che si intende fare? Per quale misura? Ovviamente, non sarò così gonzo da credere che le norme servano ad essere applicate, visto che in questa manca pure la cogenza. Ma ricordatevene, la prossima volta che qualche maggiordomo trombettiere vi dirà che “il governo interviene e risolve”.

Non esistono automatismi. Se esistessero, verrebbero derogati alla bisogna. Il ministro Urso ha detto che quel cosiddetto extragettito da accise serve anche a ridurre il cuneo fiscale il prossimo anno. Temo che servirebbe avere la benzina sopra i tre euro per coprire quell’esborso ma tutto fa brodo e gettito, quando si è disperati.

SE NON AVESSIMO LE ACCISE, SAREMMO UN BILIARDO

Nel frattempo, in attesa dell’accisa mobile, possiamo goderci i virtuosismi del ministro Urso. Ah, a proposito: se volete riscontrare affermazioni del tipo “in Italia abbiamo il costo industriale di benzina e diesel il più basso d’Europa, molto più di Germania, Francia e Spagna. Un risultato ottenuto grazie alla moral suasion del governo negli incontri con gli operatori e al provvedimento sull’obbligo di esporre i prezzi medi” (Intervista a Repubblica del 18 agosto 2023 con risate da sitcom in sottofondo), potete andare a questo sito della Commissione europea, che ogni lunedì aggiorna i prezzi dei carburanti, lordi e netti di fiscalità.

Il prezzo industriale italiano della benzina non è il più basso d’Europa ma lo è rispetto a quello di Francia, Germania e Spagna. Poi arriva la fiscalità e cambia tutto. Ma questo lo sapevamo. Qualcuno potrebbe ricordare a Urso che la sua leader sbraitava contro le accise in un indimenticabile video del remotissimo 2019, ma sarebbe futile.

Piuttosto, il vulcanico Urso lancia una geniale idea, di quelle col tetto:

Inoltre, penso che l’Europa dovrebbe giocare anche nel caso dei carburanti un ruolo da protagonista. Come è avvenuto per il gas, quando il presidente Draghi ha proposto un price cap oltre il quale i paesi Ue non avrebbero più acquistato la materia prima, provvedimento poi attuato con il governo Meloni. Non dobbiamo rassegnarci: l’Europa è il più importante cliente al mondo e da sempre si batte per il rispetto delle regole di mercato, contro le distorsioni e le speculazioni. (intervista a Repubblica, 18 agosto 2023)

Ah sì, il price cap. Come non averci pensato prima? Mi chiamo Urso, vi invito a fare bollire il mare per catturare i sommergibili nemici. Come? Non lo so, mi occupo di strategia, non di tattiche. “Mi chiamano MIMIT, ma il mio nome è Adolfo”.

 

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