Coronavirus: Bella Ciao dalla Germania come omaggio all’Italia (VIDEO)
“Carissimi amici italiani in questo momento difficile per tutti noi ma soprattutto per voi ci teniamo a farvi sapere che vi siamo molto vicini.
Siamo stati tanto colpiti e particolarmente emozionati nel vedere le vostre reazioni all’isolamento mentre cantate dai balconi di casa. Abbiamo deciso qui a Bamberg, nostra città bavarese, di unirci al vostro coro e di cantare per voi la canzone di libertà per eccellenza: Bella Ciao! Ci auguriamo tutti che possa costituire l’inno di liberazione dal virus. Un abbraccio i vostri amici tedeschi.Vogliamo dare un segno di solidarietà alle persone in Italia ma anche in Spagna e Austria. Abbiamo scelto questa meravigliosa idea italiana di rallegrare con le canzoni la strada.Possa la solidarietà crescere e il virus ridursi !!!"
Tutto può succedere, anche questo, un miracolo di amicizia in musica da Bamberg. Dunque Bamberga (in tedesco Bamberg) è in Baviera, Germania. La sua popolazione è di 75.743 abitanti, nota anche per la sua produzione di birra ed il birrificio Schlenkerla, che risale all'epoca medioevale.Tra le curiosità ho letto che "Nel 1909, a Bamberg, sorse uno dei primi gruppi di Boy-scout fondati in Germania...Nel 1933 i nazisti presero il potere a Bamberga e iniziarono le persecuzione dei cittadini ebrei e il Rogo di libri del 1º luglio.Dopo la Seconda guerra mondiale Bamberga apparteneva alla Zona di occupazione americana. L'amministrazione militare creò un campo per i cosiddetti sfollati...La Città Vecchia di Bamberga è compresa nell'elenco dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO, poiché ha mantenuto il suo aspetto medioevale".
Rimane solo che l'ascoltiate, a volume alto, fatela girare perchè portabene, ci rallegra, fa bene alla salute, di tutte e tutti, un vaccino di gioia e solidarietà. Grazie Bamberg e auguri a voi a noi, all'Europa unita.



Commenti all'articolo
Lasciare un commento
Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina
Se non sei registrato puoi farlo qui
Sostieni la Fondazione AgoraVox