Considerazioni sulle affermazioni infelici di un leader alla guida dell’Italia

Ieri, Bossi, “importante” uomo politico Italiano, si è lasciato andare a considerazioni, riportate su “Il Corriere della Sera”, poco felici che, con notevole sforzo, le si può considerare “battute”.
Egli ha detto: Berlusconi porta in piazza la gente e sono tanti, di più. La Lega si unisce a quell’operazione con il Veneto, il Piemonte e la Lombardia. Sono un sacco di milioni persone e sono incazzate.
L’affermazione sembrerebbe la solita uscita tipo “due milioni di baionette” ma, in realtà, nasconde una volontà d’intenti che anche i portavoce del governo vanno affermando in questi ultimi giorni: se il governo non ha la maggioranza si va al voto perché, altrimenti, “si infrange il primo articolo della costituzione”: L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Da ciò si deduce che il Sig. Bossi, più che chiamare gli elettori a giudizio e a guardia della costituzione (che per altro la lega sta cercando di modificarla snaturandone i principi) li vuole usare come deterrente, o spauracchio (?) contro ogni tentativo di rispetto della stessa. E qui sta la contraddizione tra i ministri e il partito (sì, il partito, perché Bossi è il partito)
Contraddizione che serve a confondere, più che a difendere, gli italiani su ciò che sta accadendo a “Roma ladrona”.
Richiamarsi al “popolo sovrano”, in democrazia, è giusto, usarlo come scudo contro i nemici, è ingiusto. Se poi ciò viene fatto da un partito che sin dalla nascita a dichiarato guerra al potere centrale, risulta addirittura aberrante. Già il federalismo proposto dalla lega non è altro che un diverso modo di gestione centralizzata; la dove il responsabile era il premier con il suo staff, ora “i responsabili” sono i governatori delle regioni e il loro staff, senza però nulla togliere al potere centrale.
L’intento, dunque, non è la difesa della costituzione né quella del popolo, piuttosto la difesa del proprio potere. La volontà di andare subito alle elezioni qualora venisse a mancare la fiducia, che di per sé potrebbe anche essere condivisa proprio in base alla costituzione e nel rispetto della stessa, va unicamente intesa, alla luce del risultato elettorale delle amministrative, come sfruttamento delle condizioni favorevoli e non come rispetto della costituzione – d’altra parte, se dovesse cadere il governo, la lega rischierebbe di vedersi vanificare più di due anni di “successi” in campo federalista. Va detto, però, che, per Bossi, sono preferibili le elezioni anticipate al rischio di 3 anni di inattività parlamentare, ma sempre in previsione di un ulteriore balzo in avanti.
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