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 Home page > Tribuna Libera > “Conca dell’Eremita”: una storia sociale [parte seconda]

“Conca dell’Eremita”: una storia sociale [parte seconda]

[Vedi prima parte]

Nell'arco di qualche decennio, la famiglia di Antonio, il padre di Mario, era riuscita ad emanciparsi bene. Durante gli anni trenta e quaranta i nonni di Mario erano stati mezzadri nelle terre del podestà locale, uno dei latifondisti della zona, e solo dopo la Riforma Agraria del 1950 avevano acquistato qualche pezzo di terra, trovando un po' di requie alla loro miseria.

Antonio aveva trascorso un'infanzia di stenti tra campi e lavori adatti ad adulti; aveva potuto conseguire solo la licenza elementare; da adolescente, poi, aveva fatto l'apprendista muratore al paesello, e più volte la madre aveva dovuto supplicare il suo datore di lavoro che lo pagasse; c'era al Sud l'idea perniciosa che chi fosse stato preso a lavorare da un cosiddetto “mastro”, doveva essergli grato per questo, dato che gli permetteva di imparare “l'arte”, donde la licenza di non pagare nessuno degli apprendisti - almeno per i primi 2 anni - tranne che “regalare” loro pochi spiccioli nei giorni di festa.

Ventenne era stato in Svizzera ed aveva visto come funzionava una vera nazione dove il lavoratore aveva la sua dignità rispettata e ben retribuita. Agli inizi degli anni settanta era tornato al paese e si era sposato. Aveva quindi avviato la sua azienda edile. Da lì, la sua attività era stato un crescendo di appalti e lavori. A quel punto, le condizioni della sua famiglia potevano dirsi enormemente migliorate. Una sola pecca, il lavoro che lui offriva era, per ovvie ragioni di stipendio, solo per giovani e mal pagato: molti dei ragazzi che lavoravano per lui, dopo il servizio di leva preferivano partire, poiché Antonio non gli avrebbe dato più di trentamila lire al giorno; infatti, metter su famiglia nei primi anni ottanta con quella paga significava condannarla ad un futuro di stenti. A quelle condizioni nessuno poteva rimanere: ciò significava nessun futuro!

E pure lui i soldi li faceva! Gli “americani”, per i quali costruiva, pagavano bene ed a scadenza; anche le Amministrazioni locali erano altrettanto puntuali. Antonio era riuscito a farsi una bellissima villa, ben lontana dal tugurio fatiscente in affitto dove aveva vissuto da ragazzo con i suoi sette fratelli e sorelle. Si era fatto il villino al mare. I suoi figli sarebbero andati tutti all'Università. Mario sarebbe stato il gioiello principale della sua corona.

Antonio era riuscito in pochi decenni a trasformarsi da umile mezzadro malfamato a borghese medio; di conseguenza i suoi figli non erano costretti più, come lo era stato lui, a non studiare o, ancora peggio, ad andare a lavorare in tenera età, venendo sfruttati per giunta in modo indegno e inumano; anzi, a dire il vero, le loro giornate - quelle di Mario in primis - trascorrevano, dopo il ritorno da scuola, tra scuole di calcio, di tennis, di pallavolo, palestre, corsi di danza e quant’altro, prima o dopo aver fatto i compiti chiaramente.


La sera, si ritrovavano tutti sul muretto del corso del paese o davanti al solito bar insieme ai loro amici. Loro non riuscivano ad intuire neanche minimamente come Antonio e i suoi fratelli avessero trascorso i loro pomeriggi: tra letame da trasportare sulle spalle per concimare le messi, tra legna da raccogliere di primo mattino o notte fonda nelle locali montagne prima di andare a scuola. Ne sapevano qualcosa le sorelle maggiori di Antonio che adesso vivevano nel Paraguay; da piccole, la madre usava mandarle in montagna alle tre e mezza di notte per raccogliere la legna, per poi lavarsi e andare comunque a scuola – quella elementare. I fratelli maggiori di Antonio andavano con il padre a zappare a cottimo; pare che una volta una signora consegnò al padre come compenso per la giornata di lavoro una bottiglia di olio d'oliva usato, cioè fritto. Che tempi! E pure in pochi anni quel mondo medievale aveva cessato “quasi” di esistere. Infatti, dall'inizio degli anni settanta il salto sociale di molte famiglie, grazie alla rinascita dell'economia in parte, era stato notevole, e le compagnie dei ragazzi del paese dalla fine degli anni settanta erano diventate espressione di una nuova stratificazione sociale.

Le compagnie come quella di Mario, spesso, quando i ragazzi iniziavano ad andare alle superiori, iniziavano a diventare inaccessibili per molti altri o quantomeno esclusive, specialmente per quei ragazzi che per ragioni economiche non avevano potuto aver accesso all’istruzione superiore, fermandosi loro malgrado alla terza media per entrare poi nel mondo del lavoro. In realtà, ciò era indicativo della loro condizione socio-economica.

Molte delle famiglie di questi giovani di “seconda classe” erano rimaste ad una condizione di dipendenza completa o quasi dalla classe media; in verità spesso i capifamiglia di queste riuscivano anche, con il sopraggiunto sviluppo assistenziale del dopoguerra, a diventare addetti del Comune come addetti ai servizi forestali, come addetti alla manutenzione o operatori ecologici; il che voleva dire possibilità di non farsi sfruttare o emigrare. Altri ancora lavoravano in medie ditte edili e simili “forestiere” dove il lavoro non mancava e la paga poteva esser leggermente più alta che con gli imprenditori locali. In tutto ciò, molti riuscivano a dare solo una dignitosa esistenza alle famiglie, senza che ci fosse una concreta evoluzione sociale; solitamente la famiglia di chi era addetto nell'Amministrazione pubblica e comunale era un gradino sociale superiore a quella dell'operaio, se poi erano entrambi i coniugi a far parte dell'A.p. o della scuola, quanto delle Poste il grado di “benestanti” era assicurato. La famiglia poteva essere ascritta, viste le entrate, alla nuova classe media.

Tornando alle famiglie degli operai del paese: vi era in molte di queste anche un retaggio quasi ancestrale di endemica ignoranza o poca stima verso il mondo della cultura. Grande errore di “basso” pregiudizio! Questi ultimi quindi erano costretti o anche spesso propensi a far entrare i figli nel mondo del lavoro: i ragazzi andavano spesso a fare i muratori, i meccanici, gli stuccatori o diventavano addetti nelle locali aziende agricole e simili, le ragazze spesso divenivano commesse o addette in salumifici o industrie casearie.

[ …continua lunedì prossimo]

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