Come mettersi contro Berlusconiani e Anti-Berlusconiani con un solo articolo
E’ più di un anno che mi trovo alla testa di questo giornale. Durante il suo primo mese circa 20mila persone lessero gli articoli pubblicati, oggi sono – siete – in 400 mila, che mensilmente ne sfogliate le pagine.
A scrivervi siete in tanti, 1500 circa, e in tutto abbiamo pubblicato più di 10mila articoli, molti contro Berlusconi, alcuni a favore. Ma è proprio su questa distanza berlusconiani-antiberlusconiani che mi sono trovato a dibattere oggi pomeriggio.
Proprio da questo incontro/scontro è nata la volontà di scrivere questo articolo. Di farlo non da direttore di AgoraVox Italia ma da cittadino. Da cittadino che legge e guarda con critico distacco l’opposizione tra berlusconiani e anti-berlusconiani (o direi guelfi e ghibellini). Da un cittadino stanco di leggere (e a causa del suo ruolo a volte correggere) articoli pieni di astio.
Un articolo che non vuole, in nessun modo, dettare la linea del giornale, ma vuole essere uno stimolo al dialogo.
Un articolo che nasce dal desiderio di sorridere anche di fronte ai problemi di un’Italia stritolata dal clientelismo e dalla criminalità organizzata. Un’Italia in cui si è ancora giovani a quarant’anni, un’Italia in cui la mancanza di futuro costringe i sogni a diventare sempre più piccoli.
Ma anche davanti a tutto ciò credo che bisogna saper sorridere, non alla maniera di Berlusconi, ma alla maniera di chi ha gli occhi felici. Sorridere rimane, per me, l’unico modo per far capire che non si sta mentendo, che il sogno di uno può essere il sogno di molti. Rimane per me l’unico modo di far capire che non ci si arrende davanti a chi ci vuole rassegnati o incattivititi. Per me non è un problema di serietà o meno, non è un problema di sottostimare la vita o le sue complicazioni, è un problema di vivere come se fosse un’altra, e non questa, l’Italia che abbiamo in mente.
Penso che l’antiberlusconismo tout court sia la peggiore strada per battere Berlusconi, penso che ci faccia tornare in una situazione di guelfi e ghibellini. Penso che manifestare sia sempre giusto ma non vorrei che il No-Berlusconi day si riducesse all’ennesimo attacco alla persona e non alle scelte politiche. Non vorrei che servisse solo a marcare un solco ancor più netto, se mai ce ne fosse bisogno, tra una parte e l’altra.
Penso che la sinistra non riesca più a parlare alla gente e che una manifestazione lasci il tempo che trova. Penso che nessun partito della sinistra ha - ne pensa di metter in atto - un canale di comunicazione quotidiano con le persone e con le esigenze della popolazione.
Allora tutto si riduce ad un pro o contro Berlusconi - che non è l’unico male italiano, né il male assoluto - e diventa una sorta di partita di calcio dove si parla allo stomaco e non alla testa delle persone. Altrimenti come chiamereste voi sei mesi a parlare di escort mentre l’Italia è in crisi?
La sinistra dovrebbe tornare a parlare con le persone ogni giorno, come faceva un tempo attraverso le sezioni; dovrebbe cercare nuovi canali, poiché, oggi quel modello non è più replicabile - i mezzi di comunicazione ne hanno annientato la possibilità -. E’ inimmaginabile avere un portale partecipativo dove ascoltare e dialogare con la base? E’ impensabile nell’era del Web? Obama non ha vinto grazie al web?
Altrimenti scendere in piazza rimane un moto di “pancia” che non si accompagna ad un percorso politico di controproposte.
O in un’assurda e immorale iperbole si potrebbe arrivare, finanche, a mettere le bombe, poiché anche quello è parlare con la pancia e fa anche più rumore.
Penso che la sinistra perda perché c’è una pretesa di seriosità, di essere meglio di chi vota Berlusconi, invece, chi lo vota siamo anche noi, nel senso di tutte quelle persone con le quali ci relazioniamo ogni giorno – da qualche parte ha avrà anche preso il 38% dei voti degli italiani, più 11% della Lega - e finché ci crederemo "migliori" o "differenti" non riusciremo mai a comunicare alla testa degli italiani...
I "compagni" di Stalingrado-Sesto San Giovanni hanno votato Lega... Questo perché la sinistra non parla più a loro - nei modi e nella forma -, basta prendere le statistiche di chi vota a sinistra oggi: bobò, intellettuali dell’ultima ora, industriali alla Della Valle, docenti universitari, etc...
Chi sa cosa significa stare in fabbrica a ciclo continuo o guida l’autobus per otto ore nel traffico di Napoli, pensate sia davvero interessato alle beghe di segreteria di partito? Chi dopo una giornata di lavoro torna a casa stanco siete sicuri che voglia sapere se Rutelli rimane nel PD o se Sinistrà e Liberta diventa Sinistra Libertà Ecologia e frittura di paranza?
Allora ripenso ai discorsi dei “vecchi” di chi, attraverso le sezioni, parlava e cercava di capire le istanza di quella che una volta era chiamata “base”. “Prima c’erano i cineforum, che noia, ma almeno era un modo per fare qualcosa, per stare insieme”, queste parole mi suonano nelle orecchie, come i versi di Majakovskij.
E oggi? Oggi cosa propone la sinistra? Un’adunata di piazza qui e lì? Le elezioni primarie? In cosa l’elettorato ha un ruolo attivo?
Nell’epoca del Web 2.0, del contenuto generato dagli utenti è pensabile una struttura partitica in cui l’elettore esercita solo un ruolo passivo?
Gli italiani votano Berlusconi perché ha saputo dar loro un sogno, fatto di ballerine e Drive In. Un sogno kitsch, un sogno anni ottanta dal quale l’Italia non è ancora uscita.
Mentre a sinistra non sanno più far sognare... Tutto qui... Semplice come il sogno grazie al quale ha vinto Obama...
Ma per sognare bisogna saper sorridere e, a volte, ridere.
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