• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > Colorado Cafè: satira becera su ebrei e gay

Colorado Cafè: satira becera su ebrei e gay

La televisione commerciale ci ha abituato a tutto, davvero a tutto e di più. Ormai sentiamo ogni tipo di argomento e riusciamo a non meravigliarci di nulla. Forse i nostri anticorpi sono diventati molto più resistenti agli attacchi. Eppure a volte si supera la misura. E non poco. Nell’ultima puntata di una trasmissione che mi vanto di non seguire e denominata “Colorado Cafè”, un comico di nome Alessandro Bianchi riesce in una frase a mettere insieme due bersagli.

Si sa, siamo in tempo di spending rewiew e si cerca di economizzare su tutto ma in poche parole si riesce ad offendere la comunità ebraica (dando del rabbino a chi non vuole aggiungere nel copione dello sketch la somma di 13,50) e la comunità omosessuale (che si vede rifilata l’ovvietà da fiera di paese dei petardi nell’ano pronti ad esplodere).

Sono insorte UCEI (Unione delle comunità ebraiche italiane) e Equality Italia (altre associazioni evidentemente erano prese da altro).

Non è la prima volta del Bianchi, sicuramente non sarà l’ultima. Ma dov’è la notizia? Mi si dirà che nel preserale che arriva nelle case in cui si ritrovano milioni di famiglie, Bonolis non esita a prendere in giro stereotipi utilizzando comparse che propongono l’omosessuale come figura effemminata, delicata e pronta ad essere indicata al femminile (Ironia: i transgender che compiono un delicato percorso di transizione, ad esempio, MtF continuano ad essere chiamati al maschile, nonostante il loro aspetto femminile. E davvero ironia del destino o perversione della società?).

La cosa che mi ha incuriosito, però, non è questa. La notizia viene riportata nella sezione on line del quotidiano “Il Messaggero”. Sulla pagina facebook del quotidiano si scatena l’inferno. Mentre scrivo siamo a quasi 800 commenti. Bene, leggerli significa - nella stragrande maggioranza dei casi - porsi la domanda se queste persone (già, persone) abbiano mai letto un libro di Storia e se mai hanno compreso che un omosessuale è altro che va oltre la fissazione maniacale per l’ano il cui pallino fisso caratterizza molti eteropervertiti. La notizia viene ripresa da commentatori, qualcuno fa la cernita dei commenti più beceri.

Mi ha colpito (la lingua utilizzata è quella degli utenti che in molti casi oltre al libro di Storia non hanno aperto manco quello di grammatica):

  • “se fosse per me vi sbatterei a calci alle balle […] siete entrate come ospiti” (ma chi ospiti? Gli ebrei… ma non erano già presenti e allora chi li ha fatti entrare??) Dubbio amletico.
  • “sapete perché un nella corsa i tedeschi arrivano prima? Li bruciano in partenza (qui ho avuto un senso di vomito. Vorrei solo vedere la faccia di questo becero personaggio).

Mi fermo a questi due per dirvi del carico di odio che ci contraddistingue. Molti sono cattolici e si lamentano che si offendono santi, papi e madonne. Cosa vogliamo che sia citare queste persone. Ma ebrei e omosessuali cosa sono? Scarti di produzione? Perché Facebook sviluppa questo concentrato di odio per poterlo poi riversare? Sono frasi che non potresti citare così in ufficio piuttosto che a scuola o altrove. Uomini e donne che delirano.

E mentre scrivo si è appena concluso un TDoR ancora poco sentito dai mezzi di informazione. Così come esistono morti di serie B, sono ammesse vite di serie C, ossia esistenze che possono essere derise. I campi di concentramento diventano pallidi ricordi dove si poteva bruciare il diverso. Un web che dovrebbe abbattere le barriere, riesce ad alzare steccati di indifferenza o cattiveria allo stato puro. E nascosti da una tastiera, quell’odio non supportato dal coraggio prende forma. E che si fa? Nulla. Nulla di nulla.

Poi ti aggiungeranno che la sensibilità degli omosessuali è stata colpita. Ma quale sensibilità? I gay sono buoni e stronzi come tutti. Basta con questa delicatezza. Basta con questa catalogazione al mercato delle ovvietà. Qui si svende la qualità di vita delle persone. e mi domando se l’autore del commento sui campi di concentramento dovesse avere a che fare dal vivo con un ebreo o un omosessuale cosa farebbe? Ripeto: Cosa farebbe?

E mi chiedo ancora E cosa fa la politica imprigionata da una paresi normativa ormai in avanzato stato di decomposizione?

Se al termine del 2013 siamo ancora protesi a scrivere queste cose, allora dobbiamo porci delle domande come famiglia, come agenzia formativa scolastica e non solo. Il cattolico che odia che tipo di formazione religiosa ha seguito? Come fai a parlare di rosari e gesù bambini e poi iniziare a vomitare odio?

E ripensi a come Ozpeteck ha magistralmente descritto il problema nel suo “La finestra di fronte” dieci anni fa. L’amore omosessuale e la comunità ebraica e il sacrifico di dover lasciare in mano tedesca (quella del cretino che ha scritto che li bruciano in partenza) il suo amore celato agli occhi del mondo per poter salvare molte più vite. In una struggente poesia il regista ha meravigliosamente fuso quello che un comico di basso profilo ha unito per deridere con tanto di pecoroni on line.

“Mio caro Simone,

dopo di te, il rosso non è più rosso. L’azzurro del cielo non è più azzurro. Gli alberi non sono più verdi.

Dopo di te devo cercare i colori dentro la nostalgia che ho di noi. Dopo di te rimpiango persino il dolore che ci faceva timidi e clandestini.

Rimpiango le attese, le rinunce, i messaggi cifrati, i nostri sguardi rubati in mezzo a un mondo di ciechi, che non volevano vedere perché, se avessero visto, saremmo stati la loro vergogna, il loro odio, la loro crudeltà.

Rimpiango di non aver avuto ancora il coraggio di chiederti perdono. Per questo, non posso più nemmeno guardare dentro la tua finestra. Era lì che ti vedevo sempre, quando ancora non sapevo il tuo nome.

E tu sognavi un mondo migliore in cui non si può proibire ad un albero di essere albero, e all’azzurro… di diventare cielo.

Non so se questo è un mondo migliore… ora che nessuno mi chiama più Davide … ora che mi sento chiamare soltanto signor Veroli, come posso dire che questo è un mondo migliore?

Come posso dirlo senza di te?" 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares