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Ci mancava solo la lista Tremonti. Ma chi lo vota?

Ci mancava solo la lista Tremonti. Ora possiamo dire di averle viste proprio tutte. Prepara un manifesto, un grande manifesto, che sarebbe – dice lui – “ormai in stato avanzato”. Si apre ai giovani, come un Papa buono. Vuole fare politica, ma “non dentro i partiti vecchi, non con i giornali di armata morta, non con le marionette di se stessi”. E, quel che è peggio, userà come bandiera versi dell’Inno di Mameli. Sì, proprio lui, il leghista mancato frequentatore di Lorenzago e dei meeting verde padano. Ironizza su tutti, come al solito. Angela Merkel – dice – è diventata tremontiana. Suggerisce la “separazione bancaria”, il “blocco dei derivati”.

Insomma, una ricetta per salvare l’Italia proposta dall’uomo che è stato il principale responsabile dei disastri del centrodestra al governo del paese. L’uomo che fa il liberale quando è all’opposizione e il socialista quando è ministro. L’uomo dei tagli lineari, dei no, delle sconfitte, dei disastri e delle proteste di piazza. L’uomo che prometteva di tagliare le tasse, con i suoi grafici e le illustrazioni al Tg1. Insomma, il ministro dei miracoli.

La storia (ma anche la cronaca) ha poi dimostrato che Giulietto è stato tutto, tranne che l’uomo dei miracoli, anzi. Probabilmente ha rappresentato la causa prima della fine di Berlusconi e del berlusconismo, con le sue promesse mancate e il suo caratteraccio, indisponibile a ogni compromesso e negoziato. L’ultimo uomo sulla Terra che possa pensare di fare politica. Ma in Italia, lo abbiamo detto tante volte, tutto è davvero possibile.

L’unico interrogativo che ci rimane, ora, è sapere chi potrà mai votare una lista Tremonti. Ma forse la risposta c’è già: lui.

De Il senatore

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