Chi ha inventato i Bitcoin? Un libro indaga sul misterioso ideatore
Gian Luca Comandini, imprenditore, docente e divulgatore tecnologico, in libreria con “L’uomo più ricco del mondo” (Rizzoli, 2022), si mette alla ricerca del misterioso ideatore della più celebre delle criptovalute, tentando di rispondere alla domanda che in questi anni si sono posti i “crypto-appassionati” di tutto il mondo: chi è Satoshi Nakamoto?
Il 31 ottobre 2008, alle ore 18.10, compare per la prima volta in un messaggio pubblicato su un forum online la parola “Bitcoin”. Segue un documento – appena nove pagine – dove si spiega come funziona la prima criptovaluta della storia, che nell'intestazione recita: “Ho sviluppato un nuovo sistema di denaro elettronico che è completamente peer-to-peer, senza una terza parte fiduciaria…”. A firmarlo, un certo Satoshi Nakamoto. Un nome che allora, come oggi, non è associabile ad alcuna persona identificata. All’inizio il documento viene letto da pochi utenti online in tutto il mondo. Nakamoto e i pochi utenti interessati cominciano a dialogare, a scambiarsi opinioni e, in breve tempo, la community cresce. Il resto è storia. Oggi, non si fa che parlare di criptovalute, Bitcoin compresi, e di blockchain, la tecnologia alla base del sistema. Tuttavia, rimane un mistero, che ancora non trova una soluzione: chi è Satoshi Nakamoto? È una domanda che in questi anni, in cui le criptovalute si sono diffuse – oggi, se ne contano oltre 2 mila – si sono posti i “crypto-appassionati” di tutto il mondo. Gian Luca Comandini, imprenditore, divulgatore tecnologico e membro della task force di esperti in blockchain del Ministero dello sviluppo economico, ha provato a dare una risposta. Nel suo ultimo libro, “L’uomo più ricco del mondo”, edito da Rizzoli, ci racconta chi c’è dietro la più celebre delle criptovalute. Comandini, che aveva già pubblicato un saggio sulla tecnologia blockchain (“Da Zero alla Luna”, 2020), ci spiega che in questi anni sono spuntati ovunque esperti di blockchain e sono stati pubblicati decine di libri simili tra loro. “Per il mio secondo libro – afferma Comandini – sono voluto andare in controtendenza e tornare alle origini del fenomeno. Mentre tutti si chiedono a cosa serva la blockchain, io mi chiedo chi l’abbia inventata”. Il libro, che si presenta coma un viaggio investigativo, una sorta di romanzo giallo, va indietro nel tempo. Inizia dagli anni Settanta, raccontandoci le esperienze dei primi informatici che hanno gettato le basi della tecnologia blockchain. Passa poi a parlare del movimento dei “Cypherpunk”, un movimento anarchico di crittografi nato alla fine degli anni Ottanta, che annovera tra i suoi “fondatori” celebri nomi, tra i quali anche Tim Berners-Lee, ossia l’ideatore del World Wide Web. Si capisce che le criptovalute non sono un fenomeno recente, nato appena una decina di anni fa, ma che probabilmente le basi erano state gettate molti anni prima. “Si tratta di uno degli scoop più importanti del mio libro, una sorta di escamotage narrativo per mostrare ai lettori che non stiamo parlando di qualcosa che ha a che fare con il futuro e che dobbiamo svegliarci e correre!”. I Bitcoin verranno lanciati qualche anno più tardi, nel 2008, nel bel mezzo della crisi finanziaria e in un clima generalizzato di sfiducia nei confronti delle banche di tutto il mondo. “Non è stata la sfiducia – spiega Comandini – bensì la rassegnazione a diffondere le criptovalute: Bitcoin è la soluzione frutto della nostra disperazione e, come era solito ripetere Albert Einstein, l’unica benedizione per gli umani è la crisi, perché solo nei periodi di profonda crisi ci svegliamo e cerchiamo soluzioni”. Poco più di un anno dopo il lancio dei Bitcoin da parte di Nakamoto in quello che allora era solo un forum online per pochi, anzi pochissimi, esperti di informatica, è la volta di un evento fondamentale per il mondo che ruota intorno alla blockchain e ai Bitcoin, passato alla storia come “Pizza Day”. Un giovane programmatore di nome Laszlo Hanyecz, che attraverso un’intensa attività di mining, ossia di convalida delle transazioni effettuate sulla “catena a blocchi”, si è ritrovato un “portafoglio” pieno di Bitcoin (70 mila), decide di spenderlo. Il 18 maggio 2010 Laszlo decide di impiegare parte della sua fortuna, 10 mila Bitcoin, per acquistare due pizze. Rendendo pubblico il suo desiderio con un annuncio pubblicato su un forum online, chiede se qualcuno sia disposto ad acquistare e fargli pervenire due pizze a casa in cambio di 10 mila Bitcoin. Allora, i Bitcoin non avevano il valore attuale. Basti pensare che i 10 mila Bitcoin impiegati da Laszlo per ricevere due pizze a domicilio oggi varrebbero circa 200 milioni di dollari. “Si tratta di un evento storico ed epocale: il messaggio più bello è che la blockchain e le criptovalute sono nate da una persona qualunque e si sono rapidamente diffuse grazie ad altre persone normali e a una normalissima pizza. È poesia no?”, ci dice Comandini. In seguito al “Pizza Day”, i Bitcoin cominciano a diffondersi rapidamente e le persone cominciano a comprenderne i vantaggi. Poi, il 28 novembre 2012, il sistema decide di dimezzare il numero di Bitcoin (il primo halving nella storia della criptovaluta) attribuiti come ricompensa ai miners per la loro attività. Si stabilisce inoltre che nel 2140 l’emissione di Bitcoin si arresterà, raggiungendo quota 21 milioni di unità. Cosa accadrà quando la “catena a blocchi” cesserà di emettere Bitcoin e non sarà più possibile estrarli? Nessuno lo sa. “Se continuiamo a fidarci di Satoshi Nakamoto e delle sue previsioni, tutto continuerà come prima e Bitcoin sarà utilizzato come standard mondiale – afferma Comandini – ma magari ci estingueremo prima!”. Un dato rimane fermo: alla base del successo dei Bitcoin non vi sono solo un informatico solitario e tanta sfiducia, ma anche condivisione di idee e conoscenze. “Questa è l’epoca in cui la collaborazione è più forte della competizione – sostiene Comandini – e ciò avviene sotto tutti gli aspetti: stiamo vedendo nascere sempre più movimenti dal basso in politica, in economia e anche nel mondo tecnologico”. “Oggi – conclude Comandini – l’umanità chiede trasparenza, uguaglianza, collaborazione, decentralizzazione, disintermediazione. Non ci fidiamo più del singolo ma dell’insieme. La condivisione e l’unione ci salveranno!”.
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