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Cassazione annulla la condanna a Davide Falcioni: il giornalista che documentò i No Tav

La Corte di Cassazione annulla la condanna a 4 mesi di reclusione inflitta dalla Corte d'Appello di Torino al giornalista Davide Falcioni. 

 "Lei è accusato di violazione di proprietà privata perché è entrato insieme ai manifestanti a documentare ciò che accadeva. Poteva rimanere fuori e farsi raccontare quanto avveniva dentro dalla polizia" questo si è dire Davide Falcioni dal PM di Torino durante il processo. E questo sipega perché la sentenza della Corte di Cassazione, che ribalta le decisioni del Tribunale di Torino e della Corte d'Appello, fa qualcosa in più che assolvere Falcioni. In gioco non c'era solo un giornalista, ma un diritto, quello di cronaca, che oggi forse ne esce un po' più forte. Quello che ci ha insegnato la vicenda di Davide è che la libertà di informazione in Italia non è al sicuro, infatti sono stati necessari tre gradi di giudizio e quasi sei anni di udienze per vederla garantita.

Adesso la suprema Corte ha stabilito che un nuovo processo a Torino dovrà valutare la non punibilità per "particolare tenuità del fatto", cosa per cui già in Appello il PM aveva richiesto in vano l'assoluzione. Questo significa che sarà necessario ancora attendere perché sia fatta giustizia definitivamente. 

La vicenda

Nell'estate 2012 Davide Falcioni si trova in Val di Susa per realizzare un reportage sul movimento No Tav per Agoravox. Falcioni trascorre una settimana a Chiomonte nel campeggio allestito dai manifestanti, realizzando diverse interviste a volti storici dei No Tav e continuando a pubblicare aggiornamenti sulle iniziative in atto. Il pomeriggio del 24 agosto 2012 Falcioni segue una manifestazione pacifica a Torino che si concluderà con l'occupazione simbolica di uno studio di geologi che faceva capo alla ditta Geovalsusa. 

Il 29 novembre 2012 la digos di Torino fa scattare arresti e perquisizioni nei confronti dei cittadini impegnati nella campagna No Tav, lo stesso giorno, Agoravox pubblica questo articolo, firmato da Falcioni, unico cronista presente al momento dell'occupazione: "Io ero con i No Tav arrestati. Vi racconto come sono andate davvero le cose".

Due anni e mezzo dopo Falcioni viene chiamato a testimoniare in difesa di un'imputata presente all'occupazione, l'accusa per i manifestanti è violazione di domicilio, danneggiamento informatico, furto e violenza privata. Durante la deposizione Falcioni ribadisce le cose già scritte nell'articolo, ma la PM Manuela Pedrotta informa Davide che sarà indagato per gli stessi reati di cui sono accusati gli altri imputati. In questo modo il PM invalida l'unica testimonianza a favore della difesa che smentisce la versione dell'"occupazione violenta" riportata da altri giornali ed ispirata al comunicato stampa diffuso dalla Questura. Nella primavera del 2016 Falcioni è rinviato a giudizio, dopo due mesi inizierà il processo a suo carico. Fino alla testimonianza Davide non è raggiunto da nessun tipo di segnalazione delle forze dell'ordine né, tanto meno, da provvedimenti del Tribunale di Torino.

Durante le fasi del processo le accuse cadono una ad una, ne resta in piedi solo una: concorso in violazione di domicili. Il processo di primo grado finisce con una sentenza di condanna a 4 mesi di reclusione, poi confermata in Appello. Nel frattempo arrivano gli attestati di stima, anche il portavoce italiano di Amnesty International chiede l'assoluzione di Falcioni chiedendo che sia garantità la libertà d'informazione e il diritto di cronaca. Nel giugno 2017 la "Rete europea per il diritto al dissenso" invita Davide a partecipare ad un panel al Parlamento Europeo. Qui il discorso integrale.

La sentenza arrivata ieri è stata commentata anche dal direttore di Fanpage, Francesco Piccinini, che ha deposto in favore di Falcioni durante il processo:

 

Immagine: freepress.net

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