• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Politica > Caso Nigeria-Eni: perché proprio ora?

Caso Nigeria-Eni: perché proprio ora?

Certo è una cattiva abitudine quella di chiedersi “perché proprio ora” di fronte ad ogni iniziativa giudiziaria: volendo, una qualche coincidenza la si trova sempre, sicché è sempre possibile sostenere che si tratta di una manovra tendete a questo o quel risultato. E quindi, è bene non abusare di questo tipo di argomento, ma ci sono i casi in cui – con tutta la cautela necessaria, per carità – conviene farsi questa domanda. Ovviamente si possono solo formulare ipotesi, badando bene di ritenerle tali e non verità di fede. Questa del caso Eni-Nigeria è una di quelle occasioni in cui qualche dubbio è lecito nutrirlo. Ragioniamo.

Sei mesi fa giungono a scadenza le nomine nei grandi enti e Renzi fa appena in tempo a soffiare la poltrona di Palazzo Chigi a Letta, per essere lui a fare quelle nomine. Fra esse ce ne sono due “caldissime”: Finmeccanica, di cui parleremo in altra occasione, ed ancor più importante, l’Eni. Nell’ente petrolifero sono in scadenza Paolo Scaroni e il suo vice, Claudio De Scalzi, il gruppo dirigente che ha concluso l’affare Southstream con la Gazprom grazie all’accorto lavoro di Marco Alverà, il manager che, dopo il felice esito della trattativa con i russi sarà premiato con il coordinamento delle attività di trading e commerciali midstream (BU Midstream) e con la presidenza dei consigli di amministrazione delle controllate russe di Eni. Insomma, un tandem che più filomoscovita non si può.

Come si sa, gli americani non hanno mai fatto salti di gioia per Southstream (secondo loro, i russi il loro gas dovrebbero usarlo per le inalazioni personali). E, tutto sommato, erano riusciti a ritardare la cosa, in modo che, a marzo, quando avrebbe dovuto iniziare la posa dei tubi, non era pronto… un tubo. Così, quando si è avvicinato il cambio della guardia, gli americani sognavano un bel ribaltone per il quale avevano anche il nome giusto: Leonardo Maugeri, già rappresentante dell’ente a New York, grande conoscitore degli idrocarburi e grandissimo conoscitore degli americani: quello che ci voleva. E ci sono pochi dubbi sul fatto che se sulla poltrona di Palazzo Chigi fosse restato il deretano di Letta, sarebbe stata cosa fatta, ma siccome vi era giunto il deretano di Renzi, il povero Maugeri si trovò con il deretano per terra. E così, al posto di Scaroni, Renzi ha nominato De Scalzi (come dire che a Scaroni è succeduto Scaroni) il quale, come prima cosa, ha confermato l’indigesto Alverà nelle sue molte cariche.

Per la verità, delle tangenti Eni in Nigeria si era iniziato a parlare già a fine 2013, tanto è vero che il M5s aveva denunciato la cosa, ma nel disinteresse generale. Forse mancavano le prove o forse la cosa non aveva alcun particolare interesse, perché si meditava di cambiare inquilini a piazzale Mattei 1, a Roma, con metodi più tranquilli: una nomina e via.

D’altra parte, capiamoci: ci si può scandalizzare benissimo per la pratica della corruzione internazionale, che in effetti è una cosa poco carina, ma, nel mondo dei pozzi petroliferi, se non paghi non ti fanno piantare neanche una cannuccia da bere. E che paghino tutti è cosa sin troppo nota. Non voglio dire che così è, e così sarà per il resto dei secoli e che non si debba fare nulla per superare questo schifo, ma sarebbe ipocrita pensare che da questo pantano si esca per iniziativa unilaterale della magistratura di questo o quel paese: o si pensa ad un qualche accordo internazionale fra i paesi acquirenti o non se ne parla proprio. Può darsi che un accordo del genere sia di là da venire chissà in quale decennio (o secolo), ma finché le cose restano così c’è poco da fare.

Dunque, la denuncia cadde nel vuoto perché nessuno ci fece caso più di tanto. Ma dopo sono insorti altri guai, come le sanzioni seguite alla storia della Crimea e capite che la cosa era diventata molto meno sopportabile. Per di più, Renzi e la Mogherini – anche nelle loro vesti “europee” – hanno mostrato una indulgenza verso Mosca molto sospetta. Ed ecco che arriva l’implacabile avviso di garanzia a De Scalzi e Scaroni, per di più con un aspetto particolare messo a fuoco: una parte delle tangenti sarebbe “rimbalzato” in Italia per finire nelle tasche di mediatori e manager Eni. Insomma, la tangente sulla tangente (un po’ come nel caso Eni Petromin del 1979): questo è un paese di infinita creatività.

Intendiamoci, non sto dicendo che i magistrati abbiano agito a comando di qualcuno. Ci sono molti modi di eterodirigere una inchiesta senza che il magistrato neppure se ne accorga. Ad esempio, quelle prove che magari mancavano un anno fa arrivano sul tavolo del magistrato, magari per il tramite di un qualche corpo di polizia, oppure da qualche parte spunta un tabulato rivelatore che prima, chissà perché, era rimasto in qualche cassetto, oppure un giornalista dà la dritta giusta sul dove andare a cercare o magari compare un super-testimone o un pentito. Tecnicamente, un’operazione del genere può essere definita, con un prestito linguistico, uno “sgarrettamento”.

Renzi ha reagito dicendo che De Scalzi lo nominerebbe di nuovo. Al suo posto sarei assai più cauto, sia perché non si sa che altro verrà fuori, ma soprattutto perché i magistrati stanno diventando cattivi anche con il Pd: Regione Emilia docet. Il Pd mi sta simpatico come un dito nell’occhio, ma, onestamente, trovo che una mazzata del genere sui due candidati alle primarie per la regione – dopo che il predecessore è stato steso con una sentenza d’appello non proprio indiscutibile – e per la folle cifra di 4.500 euro a testa, mi pare una cosa un po’ tirata.

Certo: la magistratura non sta gradendo né la riforma della giustizia, né lo sdoganamento del Cavaliere, né, tantomeno, le nomine in Csm e questo spiega un certo malumore. Il guaio è se il malumore arriva anche negli ambienti della Procura fiorentina.



Questo articolo è apparso nella rubrica Cappuccino, brioche e intelligence

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità