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Caso De Luca: il discorso costituisce reato di voto di scambio o altro?

Il governatore della Campania, De Luca, ha tenuto una riunione di 300 sindaci della sua regione per invitarli a sostenere il Si al referendum, e qui, credendo che non ci fossero giornalisti in sala, avrebbe pronunciato frasi come: “Gli abbiamo chiesto 270 milioni per Bagnoli e ce li ha dati, altro 50 ce li ha dati. Mezzo miliardo per la terra dei fuochi e ha detto si. Abbiamo promesse di finanziamenti per Caserta, Pompei, Ercolano e Paestum. Soni arrivati fiumi di soldi; 2 miliardi e 700 milioni per il Patto per la Campania, altri 308 per Napoli, che dobbiamo chiedere di più?”. 

Ha poi presentato agli intervenuti Franco Alfieri: “Come sa fare lui la clientela lo sappiamo. Una clientela organizzata, scientifica, razionale come Cristo comanda. Ah che cosa bella!”, indicandolo come esempio da seguire. Tanto si ricava da una registrazione pubblicata su “Il Fatto”.

Il vicerè (così erano appellati i governatori del Regno di Napoli in epoca spagnola) della Campania De Luca, come si sa, è persona dal linguaggio colorito, che spesso va oltre il segno e contro il quale si levano spesso condanne esagerate, come nel caso della recente frase sulla Bindi, una frase sgradevole, inopportuna, volgare quanto volete, ma che non ha il senso che le è stato dato (a Roma se uno dice ad un altro “Ma va a morì ammazzato” nessuno pensa che stia davvero augurando morte violenta all’altro); però qui siamo ad un discorso molto diverso, sia perché De Luca era consapevole della gravità delle sue affermazioni e lo ammetteva con quella frase sull’assenza dei giornalisti, sia perché qui si parla di cifre reali, si parla di promesse su cose precise, che evidentemente verrebbero meno in caso di vittoria del No (visto che il governo cadrebbe), si fanno nomi, soprattutto si indica un comportamento concreto di assai dubbia correttezza legale. In fondo, clientelismo e voto di scambio sono esattamente la stessa cosa.

Dire se questo costituisca reato e di che tipo, spetta alla magistratura e noi non vogliamo sostituirci certamente ad essa, però la cosa merita di essere discussa nelle sedi opportune.

Ma chiediamoci di che reato potrebbe trattarsi: come è noto, l’art 416 bis indica nel voto di scambio uno dei comportamenti caratterizzanti l’associazione a delinquere di tipo mafioso e quindi di questo dovremmo parlare (pena prevista da sette a dodici anni e lo stesso articolo dichiara la norma applicabile esplicitamente anche alla Camorra ed organizzazioni similari). Però, l’articolo citato dice esplicitamente che si configura il voto di scambio quando si cerchi “di procurare voti a sé o ad altri in occasione di consultazioni elettorali”. Qui non siamo in occasione di una consultazione elettorale e, dunque, non c’è la finalità di procurare voti “per sé o per altri”, ma siamo in un referendum, nel quale l’oggetto della votazione è il mutamento della carta costituzionale. Allora, non è affatto detto che ciò sia meglio per i possibili imputati. Infatti si potrebbe configurare il ben più grave reato di “attentato alla Costituzione” art. 283 cp, che punisce con una pena non inferiore a 12 anni, chiunque “commette un fatto diretto a mutare la costituzione dello Stato, o la forma del Governo, con mezzi non consentiti dall’ordinamento costituzionale dello Stato”. E non mi pare che una turbativa del referendum costituzionale attraverso il voto di scambio sia un mezzo consentito dalla legge.

Pertanto, levo la mia voce di semplice cittadino per chiedere:
a-  che tutti i parlamentari del M5s e di Sinistra Italiana presentino immediatamente un esposto-denuncia alla Procura di Napoli perché sia aperto un procedimento penale che accerti l’eventuale antigiuridicità dei fatti effettivamente accaduti nella riunione del 15 novembre e successivamente ad essa

b-  che gli stessi gruppi parlamentari rivolgano una interpellanza urgente al Presidente del Consiglio per chiedergli di dissociarsi dai comportamenti di De Luca e dei suoi seguaci, smentendo le promesse attribuitegli in rapporto all’esito referendario

c-  che gli stessi gruppi parlamentari chiedano un intervento urgente del Presidente della Repubblica perché, in considerazione della gravità del caso, solleciti al Ministro dell’Interno a preparare immediatamente un decreto di sospensione del Presidente della Regione Campania, al fine di impedire che si compiano reati

Sarebbe peraltro opportuno che il Presidente del Pd Orfini, tanto sensibile alle intemperanze verbali del focoso governatore campano, assuma le inevitabili misure disciplinari nei suoi confronti, sia per non suggerire l’idea che i comportamenti clientelari risultino fra quelli ammessi nella prassi del partito anche in sede ordinaria, sia per evitare che il partito possa essere coinvolto in un processo per associazione a delinquere di stampo mafioso.

Ci sono cose che non possono passare lisce come se fossero bagatelle e questo è uno di quei casi. Ognuno assuma le sue responsabilità.

Chi condivide questa mia posizione faccia girare il post e mandi messaggi ai siti del M5s, di Sinistra Italiana ecc, per associarsi alle richieste di denuncia ed interpellanza che propongo.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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