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Canone rai in bolletta: la baraonda

Con la Legge di stabilità 2016, approvata anche dal Senato alla vigilia di Natale, pagare il canone tv con la bolletta elettrica diviene davvero obbligatorio. L’idea è di azzerare l’evasione di quella tassa, che interesserebbe il 30 per cento degli italiani e che porterebbe nelle casse dello Stato almeno 500 milioni di euro; soldi da rigirare all’azienda televisiva pubblica; almeno nelle intenzioni.

Questo “sogno” realizzato dal governo Renzi, a lungo accarezzato e talvolta pure sfiorato dai suoi predecessori, rimane comunque una sorta di incubo per i telespettatori e per i possessori di un apparecchio televisivo o di un qualsiasi “device”; ma non tanto per l’entità dell’addebito richiesto, 100 euro, che risulta essere inferiore di 13 euro rispetto al canone tradizionale, quanto per le implicazioni di carattere socio-politico e per quelle altre squisitamente morali.

In Grecia hanno fatto la stessa cosa introducendo una serie di tasse, compreso il canone tv, nella bolletta dell’energia elettrica che risulta essere gravata da balzelli e tributi che vanno dalla tassa aggiuntiva sugli immobili sino al tributo per le emissioni atmosferiche. Ai greci che non pagavano il dovuto (ovvero il preteso) veniva staccata la corrente, anche nel caso in cui il corrispettivo per la sola fornitura di energia elettrica fosse regolarmente pagato.

Quanto previsto in Italia con il documento contabile 2016, licenziato a dicembre dal Parlamento, è chiaramente ispirato alla Grecia , ma meglio sarebbe dire che è in linea con i memorandum dettati dalla Unione Europea e imposti dalla logica liberista cui essa si ispira. Quelle misure presso i cugini greci hanno fatto la loro parte nel repentino processo di impoverimento e contribuito enormemente ad appesantire il fardello debitorio dei cittadini nei confronti del loro Stato e della compagnia che fornisce elettricità. Perché la logica contrapposta a quella del liberismo sfrenato, rimane pur sempre quella dell’asino che si riteneva potesse vivere e rendere meglio con una razione di biada decrescente e che invece stramazzò esanime al suolo per la fame e per una fatica che non avrebbe più potuto reggere con quell’andazzo.

Sicché la Grecia, che aveva fatto i conti di riuscire a incassare di più dai propri cittadini, si è trovata a iscrivere a bilancio entrate che mai più sarebbero potute entrare, essendosi essiccata la fonte da dove esse dovevano uscire. Qualcosa in realtà è aumentata nella terra di Pericle e Aristotele: l’evasione fiscale; perché a quanto ammontino i mancati introiti dello Stato ellenico non è dato sapere. Non è che i greci i soldi dovuti in tasse li hanno portati nei paradisi fiscali, ma semplicemente non li avevano e non li hanno; così come non li hanno gli italiani. Magari noi li avevamo, ma dal 2008 a oggi sono finiti; quelli che erano avanzati, a un ristretto numero di compatrioti, meglio identificati come risparmiatori, si sono volatilizzati sottoforma di “azioni subordinate”. Se poi il debito pubblico aumenta costantemente, così come sta avvenendo anche in questi primi due anni di governo Renzi, non c’è da meravigliarsi dal momento che si continuano a costituire bilanci il cui dislivello tra l’accertamento e la effettiva riscossione delle entrate è fortissimo.

Dunque, i cento euro del canone per la tv, che pare andranno corrisposti a rate ogni volta che arriverà la bolletta della luce, non metteranno sul lastrico gli italiani, ma sicuramente, insieme agli altri aumenti (anche occulti) che si riveleranno e registreranno nel corso del 2016, ridurranno ancora di più le ormai esigue differenze che ci distinguono dai cugini della Grecia. Ma, fatte queste premesse di carattere economico e finanziario sulla decisione di inserire il canone tv in bolletta, c’è da osservare attentamente in prospettiva gli aspetti sull’esborso reale per il contribuente nonché da approfondirne scrupolosamente le implicazioni sul piano civile e costituzionale in una democrazia compiuta quale la nostra.

E dunque: salvo chiarimenti del legislatore, a partire dal 2016, a tutti coloro che pagheranno per la prima volta il canone tv potranno essere richiesti i pagamenti arretrati dei precedenti dieci anni, e forse pure maggiorati di sanzioni, diritti di mora e “amenità” varie. Però ci sono i casi in cui nulla è dovuto da parte di taluni utenti. Poca roba: non pagano gli anziani oltre i 75 anni di età; coloro che hanno un reddito sotto i 7 mila euro e tutti quelli che dichiareranno di non possedere apparecchi per la ricezione di programmi televisivi. Questa ultima categoria di esentati andrà però incontro ad accertamenti di carattere fiscale; nel senso che indagherà su di loro l’Agenzia delle entrate e potranno ricevere la visita a casa della Guardia di Finanza in cerca di televisori. Stessa sorte subiranno coloro che decurteranno, per scelta, la quota destinata al pagamento del canone dalla bolletta della luce. Ma pare che la luce non sarà tagliata a nessuno, tranne a quei cittadini che non avranno i soldi nemmeno per pagare la bolletta in se, ovviamente.

Se invece ti venisse in mente di non pagare il canone Rai, perché i programmi di questa azienda davvero non li sopporti; se ritieni il servizio televisivo pubblico troppo asservito, dedicato e succube all’azionista di maggioranza del Governo italiano; l’obolo obbligatorio dovrai corrisponderlo maggiorato di 5 volte l’intero canone. Ragion per cui, rifiutarsi di guardare Matteo Renzi che imbonisce gli italiani; che presenta le previsioni del tempo e che quasi celebra la messa in tv accanto a Papa Francesco, può costare molto caro. Non avrà efficacia, ai fini di esimersi dal pagamento di una odiosa tassa, assentarsi dal video quando andranno in onda “mattatori” come Fabio Fazio; Luciana Littizzetto; Roberto Benigni e tutti gli altri strapagati che frequentano troppo assiduamente i canali dell’Azienda televisiva di Stato.

Severe sanzioni, sempre e comunque, anche in caso di spegnimento della tv in segno di protesta, si abbatteranno su coloro che oseranno criticare i palinsesti televisivi della Rai, oramai infarciti di fiction e varietà che, per citare un celebre film di Fellini, sono degni del “Teatrino della Barafonda”. Come potrà il proprietario della Rai emendare i peccati di coloro che non ascolteranno in religioso silenzio e incondizionata fede i telegiornali delle tre reti televisive di Stato. Perché pagare il canone televisivo alla sola televisione pubblica e non anche ai net-work privati, significa accettare supinamente qualcosa che travalica le libere scelte di ognuno, ovvero la rinuncia al potere e alla libertà di acquistare un prodotto di proprio gradimento.

E c’è da porsi delle domande su questa scelta del governo Renzi adottata nella manovra finanziaria 2016; prima tra tutte perché non criptarlo il segnale televisivo della Rai e fare in modo che non tutti, ma solo coloro che pagano, abbiano il diritto di guardare le “squisitezze” che propone la televisione pubblica. Perché non rinunciare alle interruzioni pubblicitarie durante i programmi e abolire le inserzioni occulte nel corso delle varie trasmissioni per rendere leale la competizione tra tv pubblica e privata . Ma la Rai ha una struttura gestionale abnorme, comunque assolutamente spropositata rispetto al suo prodotto medio, costruito, tra l’altro, con il determinate (se non predominante) ausilio di aziende di produzione televisiva private che talvolta sono di proprietà di reti concorrenti.

Quella struttura occorre mantenerla in vita, sostenerla, alimentarla. Mamma Rai è divenuta matrigna pretenziosa che tutto chiede e quasi nulla offre, sul piano della programmazione. La Rai con due canali a suo tempo offriva ai telespettatori un film al lunedì sul primo canale e uno al martedì sul secondo, per poi adeguarsi ai tempi e offrirli tutti i giorni e su tutte le reti, che intanto era diventate tre. Nel corso dei suoi oltre 70 anni di vita la Rai è passata dalla “Nonna del Corsaro nero” al “corsaro” e basta. Lontanissimi i tempi in cui da “Rin-tin-tin” a “Lassie”; da “Furia – cavallo selvaggio” a “Flipper – il delfino” era tutto una beata contemplazione del creato. Le ultime illusioni, circa l’atavica amicizia tra gli uomini e gli animali, si sono estinte con l’avvento di “Rex – il commissario a quattro zampe” evoluzione urbanizzata del celeberrimo collie nato nel 1938 da un racconto di Eric Knight. Da “Topo Gigio”, antesignano personaggio dei generici programmi per bambini, a “Dodò” che consacrava, con la messa in onda del programma “L’albero azzurro” la strategia vincente dei “target” e quindi l’estensione delle fasce orarie di messa in onda che iniziò nella metà degli anni ottanta. Prima di allora il “vuoto televisivo” , cioè le ore della giornata in cui non venivano irradiati programmi, si identificava con il monoscopio; adesso, ai tempi del pagamento forzato e controllato del canone Rai, sembra essersi esteso e riempito di contenuti (di fiction, soprattutto) che quel segnale fisso, accompagnato da un suono insistente e monotono, lo fanno rimpiangere.

Ma occorre che gli italiani, tutti, paghino per mantenere in vita un sistema televisivo che ha barattato sfacciatamente l’informazione con la propaganda; l’intrattenimento con l’esibizionismo; l’approfondimento culturale con i talk-show. Film; avvenimenti sportivi e quanto altro fa la differenza tra una rete televisiva e una postazione di monopolio propagandistico, li trovi sulle pay-tv; almeno sai quello che compri e trovi quello che vuoi vedere. Nel caso della Rai, paghi; per forza, perché potrebbero tagliarti la luce o arrivarti a casa gli agenti della Guardia di Finanza con pistole in pugno, e tutto solo per vedere colui che non è pontefice, perché mai alcun concilio lo ha proclamato papa, occupare costantemente il pulpito televisivo oppure relegarne la temporanea occupazione a coloro che meglio possono rappresentarlo presso il popolo della TV. Pagare per tutto questo, è assurdo! 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Monia De Moniax (---.---.---.143) 13 aprile 2016 11:19

    La prossima Grecia è l’Italia. Anche ai Greci, con un governo sinistronzo, a parte Yanis Varoufakis, che fu cacciato perché capiva di Economia e rispondeva scientificamente al gioco d’azzardo della V colonna US in UE, Merdel, fu imposto un antidemocratico balzello sulla bolletta elettrica. Proprio come a Noi. Al referendum del 17 aprile domenica voterò SI, a quella per la riforma costituzionale proposta by the prime minister of italy, voterò NO.

    Republic of Italy, Incorporated, è come un condominio. I condmìni hanno il “regolamento di condominio”, che se redatto dal costruttore a fine costruzione immobile, è di tipo CONTRATTUALE, e per ogni eventuale modifica è richiesta l’UNANIMITA’ dei Condòmini. Per modificare quindi il “regolamento COSTITUZIONE”, che è di tipo “CONTRATTUALE” ci vuole l’UNANIMITA’. Nei condomìni ho la facoltà, se voglio, di dare DELEGA. Ma posso intervenire anche PERSONALMENTE.

    Noi Contribuenti Italiani, Lavoratori Subordinati e Pensionati, gli unici FORZATI a pagare le tasse con il mezzo del rapinatore autoautorizzato, oops, il “sostituto d’imposta” abbiamo il DIRITTO di intervenire PERSONALMENTE.

    INTERVENIAMO! Anche perché poi, i referendum come quello contro la privatizzazione dell’acqua di 27 milioni di Italiani, vengono ignorati. E poi negano che i “governanti” siano dei golpisti. Una volta le “governanti” erano delle serve che comandavano le serve, NON I PADRONI!

    Our prime minister ha dichiarato che chi voterà NO al referendum sulla modifica costituzionale lo farà perché odia “lui”: Non mi ero accorta che lo odiavo. Sarà perché non mi piacciono i ragionieretti della scatole cinesi, detti “TRECCARTARI". Appena vi spostate dalla posizione “terga al muro” hanno pronto in mano il “cetriolo”. Uno m’ha incetriolato, ma poi è morto, di morte naturale, ovvio!

    Era mia intenzione rendermi indipendente dalla bolletta elettrica adottando pannelli solari da balcone. Un esperto di energie alternative che io stimo profondamente, mi ha avvertito che per ora la piene autonomia non è possibile. Quindi dovrò comprarmi il tanto odiato apparecchio tv che a breve dovro buttare perché cambiano le frequenze di ricezione. Alla ADE dovrò quindi “denunciare” l’acquisto del tv” con fotocopia dello scontrino fiscale comprovante l’acquisto. Ho perso, per ora. Ma mi vendicherò. Boicotterò le “ditte” che faranno pubblicità in tv. Del resto io già NON COMPRO MAI prodotti “marchettati”. Se spendono in pubblicità, i “profit”tatori devono risparmaiare sulal qualità della merde che vendono: Alimentare, Watson!


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