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Calcio d’inizio in Sudafrica. Zuma: "The time for Africa has come". E i bafana bafana sfiorano la vittoria

 
Il Mondiale è ufficialmente cominciato. Come da programma, si aprono le danze dopo la meravigliosa cerimonia d’apertura.
 
Partecipano all’evento tutte le grandi personalità africane, compreso il Presidente Zuma, assieme a venti capi di stato. A rendere omaggio al Sudafrica ci sono anche il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon e il Presidente della Fifa Joseph Blatter, sempre più convinto di aver scelto il Sudafrica per questi Mondiali. Purtroppo Mandela non è potuto essere presente, a causa di un grave lutto che, nella notte, ha colpito la sua famiglia. La pronipote tredicenne non è sopravvissuta ad un incidente d’auto al rientro dal concerto di apertura.
 
Un maxischermo propone i grandi paesaggi sudafricani: sterminate praterie, città e grandi isole, ambienti incontaminati dove ancora corrono liberi gli animali della savana.
 
Lo spettacolo è meraviglioso, ma non sfarzoso. L’ingrediente più bello sono i colori.
 
Sprazzi di rosso, giallo, verde e blu saettano da una parte all’altra del Soccer City Stadium, sotto il sole che batte forte il suo calore. Più di 1500 sono le comparse scelte dagli organizzatori per mettere in scena una vivace coreografia tutta cuore e tradizione.
 
Prima c’è la presentazione di rito di tutte le città che ospiteranno i match del Mondiale, con i relativi campi da gioco, poi il popolo sudafricano diventa protagonista della cerimonia. Perché in questi Mondiali, oltre al calcio giocato, c’è un altro protagonista che è proprio il Sudafrica. Una chance per mostrare al mondo il suo lato migliore, quello dell’integrazione, del cambiamento, laboratorio sociale che riassume la storia e le conseguenze della colonizzazione europea.
 
Ma il Sudafrica non è una grande potenza economica, non ha da esportare merci o marchi di produzione. Quello che il Sudafrica cercherà di esportare sarà la fiducia nel cambiamento, e di questo il calcio sarà il mezzo umile e genuino. Sono proprio queste le caratteristiche del Sudafrica, paradigma della volontà di rivalsa dell’Africa tutta, l’umiltà e la genuinità.
 
Al centro del campo, su un telone steso per l’occasione, si alza (neanche troppo) un podio circolare, attorno al quale esplodono i colori in tutte le direzioni. Grandi artisti sudafricani intonano inni alla cultura locale, da Hugh Masekela all’algerino Khaled, con un toccante omaggio a Miriam Makeba.
 
Il messaggio che il Sudafrica vuole lanciare è lo stesso che ha fatto da protagonista al concerto inaugurale di Giovedì: l’Africa c’è.
 
Quello che colpisce di più noi europei è la straordinaria solidarietà africana per le “sei sorelle”, le nazioni del continente nero qualificate al Mondiale. Sei grandi totem animali con i colori di Ghana, Nigeria, Costa d’Avorio, Algeria, Camerun e Sudafrica, campeggiano al centro di una grande danza, diretta dai musicisti rappresentanti delle sei nazioni africane.
 
Al contrario dell’Europa delle storiche rivalità fra nazioni e tifoserie, qui il calcio è ancora qualcosa d’incontaminato, come la natura, e fa gridare l’Africa con una sola voce. Tutti nel continente nero fanno il tifo per le sei sorelle, indistintamente, simbolo di riscatto e di affermazione del popolo africano.
 
In settimana ci aveva pensato Eto’o ad accendere gli animi, confessando di sentire che questa è la volta buona per una squadra africana per far bene in un Mondiale, forse una delle sei potrebbe addirittura vincerlo. Ma subito Pienaar modera gli animi. “Le africane non sono ancora pronte”.

La cronaca della partita Sud Africa Messico
 
Il Messico parte subito forte, il Sudafrica sembra sentire addosso tutto il peso dell’aspettativa.
 
Già al 2’ il giovane talento del Galatasaray Dos Santos tira a colpo sicuro, a pochi metri dalla rete, ma un difensore sudafricano riesce ad opporsi e a mandare in angolo.
 
Straordinario primo tempo della formazione messicana, unica squadra dei mondiali a giocare con tre attaccanti puri. Il 4-3-3 messicano è equilibrato dalla grande esperienza di Marquez che, in fase difensiva, va a rinforzare la difesa. Gli esterni di difesa sono molto larghi e spingono con continuità e ottima tecnica già mostrata nel confronto pre - mondiale contro la nostra nazionale a Bruxelles.
 
Il Sudafrica è timido e non riesce a sfruttare i grandi spazi lasciati dai messicani. Le prime occasioni arrivano solo dopo il 17’ per i giocatori di casa, che subiscono la grande velocità degli esterni del Messico e la straordinaria tecnica di Dos Santos. I messicani, però, non riescono a finalizzare, affetti da perfezionismo acuto (oltre che cronico), preferendo cercare l’ultimo passaggio piuttosto che mettere la palla in rete con qualche rischio in più.
 
E così il primo tempo si chiude sullo 0-0. Partita fino a qui più che piacevole. Alla ripresa si risveglia l’orgoglio del Sudafrica. Il c.t. ex campione del mondo Perreira corregge le imperfezioni tattiche e sblocca la manovra dei suoi. Il Sudafrica si fa sempre più pericoloso, in un’escalation di occasioni che culmina al 55’ con uno strepitoso gol di Tshabalala.
 
Il giocatore del Kaizer corre a esultare davanti ai suoi tifosi, non contiene più la gioia. Segnare davanti ai propri tifosi rappresenta davvero qualcosa di speciale per i giocatori sudafricani, circondati dal rumore assordante del Soccer City, trasformato dalle migliaia di vuvuzela in un ronzante alveare. Finalmente i padroni di casa riescono a colpire il Messico in contropiede, dove fa più male, e gli uomini di Aguirre accusano il colpo. La ripresa sarà in mano al Sudafrica, che rischia più volte di raddoppiare, ma manca la concretezza oltre all’esperienza. Il Messico prova a reagire al 60’ con un tiro potente e angolato di Dos Santos, neutralizzato da un’incredibile parata di Khune, forse il numero uno dei portieri africani.
 
 
Modise butta al vento un’occasione d’oro per firmare il 2-0, ma colpisce malissimo il pallone. Messico graziato.
 
Aguirre mette dentro Blanco e il giovane Hernandez, provando a riagguantare il pareggio.
 
Il 4-3-2-1 con il veterano Blanco dietro le due punte dà subito i suoi frutti. Al 79’ un cross in area di Guardado viene stoppato alla perfezione dal blaugrana Marquez, che segna a colpo sicuro da pochi passi.
 
La partita si chiude con il Sudafrica in attacco che fallisce clamorosamente il 2-0. Al 90’, dopo una grande accelerazione, Mphela prende in pieno il palo, con Perez battuto.
 
Una gara di rimpianti per il Sudafrica, che però si è fatto vedere solo nella ripresa, concedendo troppo al Messico in avvio (che di rimpianti ne avrà forse ancor di più).

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