Caccia F35 ridotti di 41 unità. Ma è solo un bluff?
Il governo si prepara ad acquistare 90 caccia anziché 131. Nel frattempo annuncia il taglio di 43mila uomini delle forze armate. Ma rischia di essere solo un calmiere: infatti sgomitano le società di contractors. E la Rete Disarmo svela perché non risparmieremo neppure un euro.
Giampaolo Di Paola ha sciolto il nodo degli ormai celebri Caccia F-35. Il Ministro della Difesa stamattina ne ha annunciato la riduzione da 131 a 90: "La componente aerotattica - ha dichiarato Di Paola - è irrinunciabile: ora è assicurata da Tornado, Amx e Av-8B, che nell'arco di 15 anni usciranno per vetustà dalla linea operativa. Saranno sostituiti da Jsf (F-35, NdR), che è il miglior velivolo in linea di produzione, nei programmi di ben 10 Paesi". L'Italia" ha aggiunto, "ha già investito 2,5 miliardi di euro. Ci eravamo impegnati ad acquistarne 131, ora il riesame del programma ci porta a ritenere perseguibile l'obiettivo di 90 velivoli, un terzo in meno".
Delle qualità o, per meglio dire, dei difetti del Caccia F35 avevamo già parlato. Il Gao (Government Accountability Office degli Stati Uniti d'America: un organo equiparabile alla nostra Corte dei Conti) riguardo gli F-35 dichiarò qualche mese fa: “Dopo oltre nove anni di progettazione e di sviluppo e altri quattro di produzione, il programma Jsf (Joint Strike Fighter, NdR) non ha ancora dimostrato di essere affidabile”. Acquisteremo 90 Caccia inaffidabili...
Il taglio, comunque, ci sarà e riguarderà 41 unità: ma la "forbice" del Ministro - cooerentemente con la linea di "lacrime e sangue" adottata dal Governo - si abbatterà anche sul personale: oggi in Italia ci sono 183mila militari e 30mila civili nella Difesa, ma "occorre - ha spiegato Di Paola - scendere progressivamente verso 150mila militari e 20mila civili, con una riduzione di 43mila unità".
Insomma: in tempi di crisi apparentemente anche la Difesa si avvia a tagliare risorse. In realtà la guerra resta sempre un grande affare, come dimostrano gli investimenti in nuovi armamenti. Ad esempio, come ha rivelato L'Espresso "lo Stato Maggiore ha deciso in sordina l'acquisto dei nuovi 'semoventi da 155 millimetri' di Iveco e Finmeccanica. Pur avendone già 70 dello stesso calibro, mai usati". Perché mai utilizzati? Semplice: consumano troppo: si trovano fondi per costruirli, ma poi mancano per l'acquisto di carburante.
Ma è interessante anche conoscere cosa accade all'estero: nel Regno Unito Cameron decise due anni fa di apportare tagli alla difesa analoghi ai nostri. Di colpo iniziarono a proliferare "come funghi" società di sicurezza privata: i celebri contractors (tradotto: mercenari), da ingaggiare al bisogno. Ebbene, anche in Italia sgomitano per farsi largo. Ad esempio la Security Consoulting Group di Carlo Biffani spinge per essere ingaggiata nel garantire la sicurezza alle navi italiane al largo della Somalia, spesso e volentieri attaccate dai pirati. E un dispaccio di Adnkronos del 27 novembre scorso rivela anche: "Sono una cinquantina gli italiani impegnati nelle scorte di manager in paesi ad alto rischio come l’Iraq o l’Afghanistan. Superaddestrati, in genere hanno nel loro curriculum alcuni anni nelle unità d’élite delle forze armate, Folgore, Gis, Tuscania, Col Moschin, Comsubin, San Marco e, lasciata la divisa, continuano a frequentare corsi di aggiornamento e specializzazione". La domanda al ministro dunque è questa: tagliamo sul personale militare per investire nelle società private?
Ma torniamo ai Caccia F-35. La Rete Disarmo, da anni impegnata in una campagna per l'annullamento dell'acquisto degli aerei da guerra, ha dichiarato:
Dopo la manovra 'Salva Italia', che ha chiesto pesanti sacrifici a tutto il Paese con tagli a pensioni, sanità e welfare ci saremmo aspettati un contributo anche dal comparto Difesa, specialmente con la soppressione di inutili e costosi sistemi d'arma come il cacciabombardiere F-35 Joint Strike Fighter. I soldi ricavati (ma non da subito) con il taglio di una parte del personale andranno invece solamente a coprire le maggiori spese previste per l'esercizio (formazione e manutenzione) ed investimento (sistemi d'arma).
Ma la Rete Disarmo continua: "Viene riproposta la solita lamentazione sui pochi fondi a disposizione (ieri il Ministro in conferenza stampa ha parlato dei “soli 90 centesimi” per ogni cento euro di ricchezza contro gli 1,6 del resto d'Europa) ma ancora una volta presentando dati palesemente falsi. Nel conteggio infatti non vengono mai considerati i fondi delle missioni all'estero e quelli messi a disposizione dell'industria militare da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, in questo modo fortemente sottostimando le spese complessive. Se non volete credere a noi disarmisti almeno credete alla NATO che in molti documenti ufficiali colloca la spesa militare italiana all'1.4% del PIL e non sotto l'uno percento come ostinatamente ribadisce il Ministero della Difesa ad ogni occasione”.
Insomma, questi tagli ci saranno oppure no? E la riduzioni da 131 a 90 Caccia non rischia di essere l'ennesimo specchietto per le allodole atto a rabbonire gli animi dei cittadini, infuriati per questa spesa esagerata?
Ps: Iran Radio Italia riporta oggi sul suo sito una dichiarazione del generale Nikolai Makarov, capo di Stato Maggiore dell'Esercito che avrebbe rivelato a Russia Today:
"Mosca sta osservando attentamente la situazione, e non esclude la possibilità che avvenga un attacco coordinato contro l'Iran. Penso che una decisione sarà presa entro l’estate".
Che ruolo avrà l'Italia?
DOSSIER: Tutto quello che c'è da sapere sui Caccia F-35
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