Corporate Community: voce collettiva

 Chi, come me, si trova quotidianamente a zonzo per le vie di Internet assistite alla continua creazione di spazi aperti all’interazione tra le aziende e i propri clienti: le corporate community.

 

Sfruttando le fondamenta poste dal corporate blogging, le aziende sperimentano sempre più sistematicamente gli strumenti sociali offerti dalla rivoluzione 2.0 per affinare un’interessante attività dialogica tra le parti.

 

Questi nuovi ambiti di comunicazione, infatti, stanno progressivamente offuscando i confini che hanno sempre separato domanda ed offerta, inaugurando un’epoca di interscambio precedentemente impensabile.

 

Questo fenomeno, che sta interessando ogni settore commerciale, si compone degli esempi più disparati. Se siamo appassionati di tecnologia in rete possiamo trovare il Learning Interchange di Apple o il laboratorio dialogico proposto dal Vodafone Lab. Possiamo iscriverci alla community del nostro biscotto o cioccolatino preferito. Se abbiamo arredato con soddisfazione la nostra casa da Ikea possiamo mostrare il risultato in rete condividendolo con mille altri utenti alle prese con un’indipendenza sempre più difficile da affermare.

 

Il consumer trova così spazi di espressione in cui far sentire la propria voce che, sommata a quella degli altri utenti, può significativamente influenzare l’operato dei grandi e piccoli brand.

 

Creativamente può esprimere il proprio consenso attraverso la partecipazione e la condivisione. Upload, download, sharing diventano gli strumenti per affermare e valorizzare la propria conoscenza su temi che spesso neppure i produttori e gli operatori hanno dei propri prodotti.

 

In un mondo in cui la sudditanza al brand è fisiologica, quindi, l’apertura di questi spazi può rappresentare un concreto strumento di conformazione del brand alle esigenze e posizioni dei suoi referenti più diretti: noi.