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C’è poco da ridere - La via della televisione commerciale alla politica

E’ arrivato in libreria Di testa nostra, scritto dalla premiata ditta Camilleri & Lodato, editore Chiarelettere, sequel di Un inverno italiano e, come quest’ultimo, formato dalle quotidiane note del duo pubblicate sull’Unità. Una lettura leggera ed avvincente, con Vittorio Lodato a far da “spalla”, come nell’avanspettacolo dei bei tempi andati, al comico di grido Andrea Camilleri dalla penna magica; una lettura che spinge certo al riso, ma che però non rallegra; che, anzi, intristisce.
 
Uno ed uno solo l’oggetto del contendere: il premier Silvio Berlusconi. Ne consegue che nel libro manca del tutto il Paese, con le infinite volte in cui è fatta a pezzi la dignità dei suoi cittadini. Esemplificativamente ma non limitativamente:
 
Ø Quando si ritrovano in città senza verde, senza strade, senza parcheggi, inaccessibili ai disabili, in una parola con caratteristiche di qualità della vita contenute in limiti ridotti, perché sviluppatesi come un neoplasma, obbedendo ad interessi di bottega e non ad interessi collettivi;
Ø Quando sono utenti di pubblici servizi (dal pubblico trasporto, all’assistenza sanitaria, all’assistenza sociale, alla raccolta dei rifiuti urbani, etc.) a dir poco approssimativi;
Ø Quando per gli approssimativi servizi di cui sopra sono costretti a pagare tariffe esorbitanti;
Ø Quando gli approssimati servizi di cui sopra sono resi da privati, che approfittano del monopolio loro malamente concesso per arricchirsi oltremisura sulla pelle del popolo, come facevano i pescecani in tempo di guerra;
Ø Quando necessitano dell’espletamento di una qualsivoglia pratica pubblica e sbattono contro il burocrate di turno e la trasparenza della Pubblica Amministrazione appare come una chimera;
Ø Quando hanno la ventura di essere disabili e scoprono che per loro esiste solamente la discriminazione e l’emarginazione sociale;
Ø Quando hanno un lavoro precario e malpagato, ovvero quando non lo hanno del tutto;
Ø Quando scoprono che assunzioni e carriere nel pubblico impiego da tutto dipendono tranne che da norme di pubblica evidenza e le nomine in stile re Artù che nomina i cavalieri della Tavola Rotonda  regnano sovrane;
Ø Quando hanno il problema di arrangiarsi per apparecchiare la tavola a mezzogiorno;
Ø Quando vedono traffichini e maneggioni tenere in pugno la politica e le Istituzioni, trasformando l’Erario in una mucca da mungere;
Ø Quando si accorgono che un operatore economico del settore dei pubblici contratti non ha altra via per sopravvivere che elargire tangenti perché il sistema è stato formato come è proprio per questo preciso scopo;
Ø Quando scoprono che l’informazione tende inesorabilmente a trasformarsi in propaganda sotto l’assoluto dominio degli addetti stampa del potere;
Ø Quando in ogni dove vedono l’attento operare di massonerie e di circoli libertini del potere;
Ø Quando hanno ideali di legalità ed un sistema giudiziario ignobile e spesso prono alla Ragion di Stato li trasforma in tanti don Chisciotte in lotta contro i mulini al vento;
Ø Quando scoprono che accanto alle Istituzioni normali, ve ne è una più normale delle altre, che agisce nell’ombra al di fuori di ogni possibile controllo; che spesso e volentieri si lascia deviare; i cui componenti non disdegnano di diventare compagni di merende del primo Ciancimino che passa; cosicché, in definitiva, come per gli cioccolatini di Forrest Gump, non sai mai quello che ti capita;
e qui ci fermiamo, anche se la lista è ancora lunga.
 
Neanche sull’approccio del premier alla politica in stile televisione commerciale, la premiata ditta Camilleri & Lodato va a segno: non ne parlano mai. Si prendano ad esempio i famosi punti, su cui è stata chiesta chiara e sincera adesione ai finiani per giungere alla fine della legislazione. Quali eclatanti novità essi contengono? Orbene, nessuna; e non avrebbe potuto essere diversamente. Nell’America patria della televisione commerciale, quando si vuole realizzare una nuova serie, si registrano un paio di puntate di prova e le si presenta ad un campione di pubblico in una apposita sala, in cui ognuno ha un apparecchio per indicare ad ogni istante il suo gradimento di quello che vede. Alla fine la serie può essere accantonata, ovvero realizzata con modifiche, ovvero ancora realizzata così come è: tutto in funzione del più rigoroso empirismo dell’audience, della reazione al momento del pubblico campione. Cosa comporta questo? La totale assenza di un orizzonte culturale e di proposta nel prodotto della televisione commerciale all’americana, dove tutto è falsa e mera apparenza. Il capitalismo estremo vive solo per il presente e, per l’uomo, non vede nulla oltre un palmo dal suo naso. Questo, ed è naturale che sia così per la sua personale storia imprenditoriale, è l’approccio del premier alla politica; anzi, con ogni probabilità, lo è a tutto quello che fa. Procede navigando a vista, continuamente attento a correggere la rotta secondo l’evolversi degli indici di gradimento. E tutti appresso a lui.
 
Forse ci hanno azzeccato i vescovi della Chiesa di Roma, il cui pensiero, invero per tutta la classe dirigente e non solo per il premier, è stato recentemente così sintetizzato da Edoardo Patriarca in una intervista alla Radio Vaticana: «Viviamo un momento difficile, pesante, non vorrei esagerare, drammatico per certi versi... oggi l’Italia appare un Paese senza classe dirigente, senza persone che per il ruolo politico, imprenditoriale, di cultura, sappiano offrire alla Nazione una visione, degli obiettivi condivisi e condivisibili».
 
E, senza sogni e senza obiettivi, di voglia di ridere, in giro, ve ne è poca; anche a leggere quello che scrive la premiata ditta Camilleri & Lodato. Meglio non leggerli affatto, sostiene Mario Centorrino, assessore regionale della Giunta Regionale Siciliana Lombardo; anzi, meglio non leggere nulla e non pensare a nulla. L’esilarante risposta dei due interessati nelle ultime pagine del libro in questione.

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