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Buoni spesa, troppe discriminazioni: la denuncia dell’Asgi

L’ordinanza 658 del 29 marzo scorso, grazie ai fondi stanziati dal Governo e dalla Protezione civile, ha dato il via alla distribuzione delle risorse attraverso i cosiddetti “Buoni spesa”. Un provvedimento che coinvolge 7904 comuni italiani e destinato ai soggetti più vulnerabili della popolazione per far fronte all’emergenza.

La ripartizione dei contributi per la “solidarietà alimentare” è gestita direttamente dai comuni che stabiliscono i requisiti per l’accesso ai buoni. Una situazione che rischia di creare delle disparità tra la popolazione con persone che, a parità di requisiti, potrebbero vedersi negare il sussidio a seconda del territorio di residenza. Per questo motivo l’ASGI, insieme a decine di altre associazioni, ha lanciato un appello alle amministrazioni locali con il quale “ha indicato criteri di giustizia e ragionevolezza per la ripartizione dei contributi, nel rispetto della normativa vigente”. Inoltre, è stato attivato un servizio antidiscriminazione a cui è possibile segnalare Avvisi Comunali con requisiti restrittivi. A tal proposito, si è espresso negli ultimi giorni anche il Tribunale di Roma con una sentenza che attribuisce i buoni spesa anche alle famiglie di migranti irregolari. 

Proprio dalle segnalazioni sono emerse alcune limitazioni che di fatto discriminano una fascia di popolazione, come per i comuni di Ferrara o L’Aquila, dove è necessario possedere un permesso di soggiorno di lungo periodo, oppure come il Comune di Ventimiglia che ha completamente escluso gli stranieri dal sussidio. Nella maggior parte dei casi è richiesta la residenza anagrafica, un requisito che taglia fuori buona parte dei più deboli, tra cui i senza fissa dimora (sia italiani che stranieri), i richiedenti asilo e gli stranieri irregolari.

Le prassi virtuose

Non sono mancati esempi positivi, come il Comune di Palermo che non ha effettuato distinzioni di residenza o di titolo di soggiorno. Anche il comune di Avellino ha dato accesso al bonus “a tutte le persone che si trovano sul territorio comunale”, compresi i residenti in altro comune che sono impossibilitati a tornarvi. A Bologna, invece, il Comune ha deciso di allargare la platea dei beneficiari a chi ha perso il lavoro o dispone di risorse insufficienti. 

Chi è tornato sui suoi passi

Dopo le segnalazioni, molti comuni hanno deciso di tornare sui propri passi eliminando le limitazioni discriminatorie, come Perugia, Corciano e Asti che hanno eliminato il requisito del permesso di soggiorno. Nonostante questo, tutti e tre i comuni hanno mantenuto le restrizioni relative alla residenza anagrafica che, di fatto, continua ad escludere i senza fissa dimora e i richiedenti asilo. Un esempio positivo è quello del Comune di Riva presso Chieri che ha modificato il provvedimento aprendo a “tutti i cittadini extra UE bisognosi dimoranti nel comune”.

Le segnalazioni possono essere inviate all’indirizzo email [email protected] o chiamando al 3515542008. 

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