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Buk - Festival della piccola e media editoria (Modena, 3-4 marzo 2012)

Iniziato nel 2008, in punta di piedi, accanto alle già note e diffuse fiere e manifestazioni consolidate legate alla piccola editoria (e con Roma come riferimento, se non altro per la denominazione e l’approccio al mercato editoriale); il Buk – il festival della piccola e media editoria che si tiene annualmente a Modena – dopo il rinvio causa neve, ha aperto anche nel 2012 al Foro Boario (sabato 3 e domenica 4 marzo).

Rispetto al ‘target’ di riferimento, passeggiando tra gli stand si può notare che l’editoria presente è più ‘piccola’ che ‘media’, anche rispetto al passato. Annotazione non necessariamente negativa, tutt’altro. Quest’anno, a parte qualche eccezione nota come Minimum Fax, l’elenco stesso degli editori reso noto dagli organizzatori del Buk racconta di piccole realtà dislocate tra Emilia Romagna, Lazio, Toscana, Lombardia e altre città a puntellare lo Stivale.
 
 I numeri resi noti fin ora indicano una progressiva crescita nei visitatori complessivi (dal sito del Buk: “10.000 visitatori nel 2008, 12.000 nel 2009, 15.000 nel 2010, 20.000 nel 2011”. Statistiche a parte, sabato 3 marzo già dalla tarda mattina passeggiando lungo i corridoi del Foro Boario si ha l’impressione tangibile che l’affluenza sia interessante, confermata dagli stessi espositori. Complice forse una primavera esplosa all’improvviso o semplicemente la curiosità di ritrovare un evento che, in effetti, a Modena inizia a diventare ‘consolidato’: tra offerte speciali, gadget, presentazioni e micro eventi interni, il Buk è iniziato con un riscontro di pubblico interessante.
 
Altra annotazione rispetto alle tipologie di editori, resta forte la presenza di pubblicazioni nel target ‘neonati-bambini-adolescenti/ragazzi’ includendo sia narrazioni quanto saggistica varia, manuali per genitori, audiolibri e oggetti-libro in materiali e dimensioni adatti ai piccoli lettori. In diversi casi si tratta di pubblicazioni che abbinano i racconti a illustrazioni e formati che tentano di colpire per originalità, e qualità (e in diversi casi ho riscontrato personalmente che ci riescono, non mancano in effetti i prodotti interessanti, di autori italiani quanto stranieri).
 
Non mancano anche le pubblicazioni legate al benessere, la consapevolezza di Sé, la ricerca dell’equilibrio interiore e le diverse filosofie tra mente e corpo proposte da editori che si sono dedicati in via quasi esclusiva o comunque abbracciando specifiche linee editoriali.
 
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E i romanzi?

Ci sono, certo. Alcune case editrici puntano sul genere identificativo (ancora uno sopra gli altri – nessuna novità – il giallo nelle sue derivazioni e contaminazioni dell’ultimo decennio) altre propongono autori italiani ma anche stranieri ancora poco noti in Italia (ho rintracciato autori francesi e spagnoli, proposti in traduzione italiana, ma anche artisti albanesi, e dell’America Latina…).
 
Fanalino di coda ma che non demorde: la poesia. Alcuni piccoli editori espongono collane o singoli volumi a raccogliere i componimenti poetici di italiani e stranieri (anche bilingue). Scelte coraggiose, qualcuno le definirebbe ‘fallimentari’ rispetto all’effettiva realtà italiana che non ‘crede’ alla poesia da diversi decenni (forse dalla prima fase di industrializzazione di massa).
 
 Non è – in conclusione – la vetrina glitterata, luccicante e ghiotta dei centri commerciali o delle catene di librerie. E non lo è perché le realtà proposte nel Buk sono accomunate dalle piccole dimensioni, per lo più, ma hanno tante realtà differenti rispetto alle gestioni, le economie, le possibilità di conoscibilità e diffusione (possibilità che mi permetto – senza alcuna intenzione di far torti a nessuno – restano comunque scarse rispetto alle Major Editoriali che dominano tutt’ora i circuiti di distribuzione). Tutto questo si riflette evidentemente sui prezzi, pur essendoci numerose offerte e promozioni specifiche per il Buk, non si può non notare che si tratta di soglie medie nella fascia 12-18 euro (con maggiore incidenza tra i 16-18 euro l’uno) salvo edizioni particolari come saggistica di una certa lunghezza o libri per bambini di maxi dimensioni e con maggiore cura nella rilegatura e la veste grafica.
 
La ‘formula’ del Buk, che ricalca quella delle altre fiere annuali sparse per l’Italia, non permette grandi sorprese, gli eventi sono distribuiti tra diverse sale ricavate nell’open space, il Foro Boario nell’insieme permette una buona gestione del flusso dei visitatori, gli spazi per gli stand sono piccoli, a volte minuscoli, ma tutto sommato non si sente poi tutta questa esigenza di ‘grandezza’. Non so se sia un’impressione rispetto all’aspettativa scatenata dal tipo di festival (faccio presente, ad esempio, che in tutt’altra realtà di tutt’altro impatto, anche alla Fiera di Torino ci sono aree e stand attrezzati in spazi ridotti evidentemente anche per ragioni di costi).
 
Resta la mia personale impressione che a quest’anno, nell’edizione 2012, il Buk sia un festival equilibrato, che non promette più di quello che poi offre, dove curiosare tra editori a cui quasi certamente il pubblico è meno abituato se non altro per scarsa presenza fissa nelle librerie ma che in diversi casi propongono pubblicazioni varie, qualche guizzo di entusiasmo (che non guasta, secondo me, tutt’altro) e realtà differenti, in bene quanto in male, al lettore l’ardua ma doversa sentenza.
 
 
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Fotografie originali di Barbara Gozzi.

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