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Brendola: convenzione per il recupero della chiesa incompiuta

Sabato 14 dicembre 2019, nella Sala consiliare di Brendola, è stata siglata un’importante convenzione tra l’Università Iuav di Venezia e il Comune, per un progetto di valorizzazione e conservazione della celebre “Chiesa incompiuta”.

Erano presenti l’Ass. Reg. alla Ricerca Elena Donazzan, la Giunta di Brendola, il Soprintendente uscente Fabrizio Magani, la funzionaria di Soprintendenza Silvia Dandria, i docenti dello IUAV Emanuela Sorbo, Mauro Marzo e Ettore Muneratti. E quattro giovani neo laureati in architettura che hanno esposto le loro tesi sull’Incompiuta.

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Brendola (VI) Render della Chiesa Incompiuta (arch. Luca Rossi)

A fare gli onori di casa il sindaco Bruno Beltrame: “E’ un bene che la collettività si riappropri della storia del paese, intorno al 1930 i brendolani si sono tolti il pane di bocca per costruire questo edificio che doveva riunire le tre parrocchie del Comune. Questo attaccamento affettivo deve essere conservato. Negli anni abbiamo visto molti progetti, concorsi di idee, da quello dell’arch. Portoghesi alla struttura in acciaio korten. Da anni molti studenti si sono cimentati in tesi di laurea per questo edificio non facile da interpretare. I contatti con lo IUAV servono per sviluppare un’idea, uno studio di fattibilità conservativo, per fissarla nel tempo così come è e poi restituirla alla cittadinanza, per mostre, eventi e una sezione museale dedicata a Santa Bertilla Boscardin, la Santa del paese. Vogliamo mantenere il suo significato di Incompiuta, completarla sarebbe snaturarla. Farla diventare una sfida per il viaggiatore attento che gira per i Berici. La sfida nostra come amm.ne poi, sarà finanziare la ricerca e soprattutto il progetto di fattibilità”.

L’Ass. Donazzan plaude a questa convenzione: “La collaborazione tra IUAV e Comune è innovativo e coraggioso: che un Ente pubblico finanzi la ricerca è un evento raro. Importante la collaborazione anche con la Soprintendenza, qui presente, sia per l’aspetto conservativo e di tutela del bene, ma anche che si metta in gioco per valorizzare nel futuro un patrimonio storico. La bellezza di un territorio come deve essere gestita da un Ente pubblico? Questa è la domanda da porsi, importante la conservazione, la ricerca, e il trasferimento della conoscenza del patrimonio storico culturale (e della sua bellezza), all’amministrazione e ai cittadini”.

L’Ass. Rodighiero si sofferma sulle criticità dell’Incompiuta: “E’ un edificio controverso, per l’impatto sul territorio. Non è bello, ma desta interesse. Da sempre visto come un problema per le amministrazioni, perché comporta oneri e decisioni sul cosa farne. Dare un significato all’Incompiuta così come è per me è fondamentale, renderla utilizzabile nel suo potenziale”.

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Brendola Foto di gruppo davanti all’Incompiuta

BREVE STORIA DELL’INCOMPIUTA

La vice-sindaco Silvia De Peron ha illustrato una sintesi della storia dell’Incompiuta: “Nel 1912 divenne parroco di Brendola don Francesco Cecchin (anche se Cecchini sarebbe il nome esatto, la “i” si è persa nel tempo). Nel 1914 l’Arcivescovo di Calcedonia Mons. Caron, che fu parroco qui, auspica la nascita di un nuovo tempio. Con la 1° guerra mondiale Brendola diviene “quartiere militare” e ospita fino a 150mila soldati. Nel 1923 venne benedetto l’asilo in loc. Cerro, così nel 1926 nacque l’idea di formare un centro per servizi religiosi e civili in questo sito, località in cui sorge anche il Municipio. Nel 1928 l’ing. Fausto Franco riceve l’incarico per redigere il progetto, che deve essere in sintonia con il Municipio e il poco lontano oratorio Revese. Furono previste tre grandiose porte in facciata e un’ampia scalinata di 15 gradini dal piano stradale. Il 1° altare sulla destra era previsto dedicato a Santa Bertilla Boscardin, di cui era già aperta la causa di beatificazione. La facciata doveva essere rivestita in pietra gialla dei Berici, i fianchi in pietra bianca, più resistente al gelo. La dedicazione era al Cristo Re e in onore di San Michele Arcangelo, la cui statua troneggia sul timpano, nel punto più alto della costruzione. La statua fu donata dal conte Marzotto di Valdagno, in pietra bianca di San Gottardo.

Nel 1930 venne approvato il piano finanziario di 500.000 £, che nel ’31 il vescovo Rodolfi autorizzò. Nel 1932 iniziarono i lavori, ma nel 1935 don Cecchin si ammalò e venne allontanato da Brendola per curarsi. Vi ritornò nel 1937 e i lavori all’Incompiuta ripresero con l’Impresa Maltauro di Recoaro. Nel 1997 la Curia vende l’edificio al Comune. Arrivati alla costruzione del tetto, don Cecchin ebbe a dichiarare: “La chiesa ha messo il cappello, toglietevi il vostro”. Ecco, ritengo sia tornato il momento di toglierci di nuovo il cappello davanti a questo importante edificio”.

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Brendola studenti premiati per tesi di laurea su Incompiuta

LA RICERCA DELLO IUAV

Interviene la prof.ssa Sorbo dello IUAV Venezia: “Limite alla rovina”. Questo è il titolo che abbiamo dato alla nostra ricerca. La chiesa rimasta Incompiuta ha una forza pittoresca, suggestiva, domina l’ambiente e pure si adagia sulle colline. È questo il valore culturale, l’incompiutezza del luogo si presta a farne un uso flessibile, multiforme, che si modifichi nel tempo. Dopo l’analisi dei materiali di costruzione, si passerà alla metodologia per trovare soluzioni, che saranno molteplici; trovare il limite in cui il fabbricato non sarà più incompiuto, ma rimarrà un valore da restituire alla comunità come “rovina paesaggistica”.

E’ seguito l’intervento dal prof. Mauro Marzo sempre dello IUAV: “Come per la nascita c’è stata una convergenza di interessi, altrettanto deve esserci tra tutti per mantenere, preservare, consegnare al futuro questa architettura, che abbiamo ereditato dai sacrifici dei nostri avi. LO IUAV ha il compito di fare ricerca e divulgarla, collegarla al territorio. Brendola si identifica nell’Incompiuta, non deve essere una criticità ma una potenzialità straordinaria per l’area. Penso al turismo culturale, fenomeno economico e sociale allo stesso tempo: decidere di visitare quel luogo venendo dall’estero, per le particolarità colte che esso offre. La possenza della chiesa e le morbide colline di Brendola non possono essere separate”.

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Conferenza sul recupero della chiesa Incompiuta

IL PARERE DELLA SOPRINTENDENZA

Ha quindi preso la parola l’arch. Silvia Dandria, funzionaria della Soprintendenza di VR e VI: “Il nostro Ente è preposto alla tutela, conservazione del patrimonio, ma anche alla fruizione di questi beni vincolati. Il vincolo è stato posto nel 2009, su spinta della comunità di Brendola e grazie all’interessamento di Italia Nostra. Dalla sede di Roma ci chiedono le motivazioni per apporre il vincolo: lo abbiamo trovato negli studi compiuti dal progettista arch. Fausto Franco e così abbiamo bloccato il processo radicale di trasfigurazione dell’edificio, che richiede ben altro, con un restauro conservativo ed un ruolo attivo nel territorio”.

Il Soprintendente uscente Fabrizio Magani ha dichiarato: “L’Incompiuta è un’architettura di vuoti, un edificio concettuale, piacerebbe molto agli artisti della Biennale. Se oggi arrivasse sui nostri tavoli il progetto dell’Incompiuta verrebbe bocciato, e ciò dimostra che noi a volte non comprendiamo il futuro, il guardare avanti nel tempo una struttura per ciò che potrà esprimere. Nel lungo periodo, questo edificio voluto dal parroco don Francesco Cecchin, ha espresso il suo valore, un progetto nato a cavallo tra due guerre, come simbolo di pace, fratellanza tra le parrocchie, in un contesto che aveva vissuto il dramma della 1° guerra mondiale”.

LE TESI PREMIATE

L’amministrazione ha quindi premiato quattro giovani architetti che hanno elaborato le loro tesi sull’Incompiuta: Jacopo Tibaldo, che ha proposto l’edificio come un giardino archeologico, ove collocare i ritrovamenti sul territorio, in collaborazione con il Museo Zannato di Montecchio Maggiore. Un restauro conservativo, senza modificare l’edificio.

È stata la volta quindi di Pietro Zampieri, Rossella Roan, Erica Ferrarin che invece hanno guardato alla posizione sul territorio, alla caratterizzazione nel contesto ambientale, vedendo nel fascino delle rovine di quest’opera delle modalità per farne un luogo pubblico per i cittadini. Essi hanno proposto all’interno delle strutture dei ponteggi in acciaio, facilmente smontabili e spostabili, per vari usi: concerti, sfilate di moda, mostre temporanee.

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