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Blue valentine: in fondo non c’è mai una ragione perché un amore debba finire (by cocciante)

Ma perché tutti gli amori si infrangono sugli scogli del matrimonio? Questo pare il succo del film Blue Valentine di Derek Cianfrance, film che malgrado la semplicità dell’essenza è appassionante, fa partecipare emozionalmente all’evoluzione di un rapporto. “In fondo non c’è mai una ragione perché un amore debba finire” cantava Riccardo Cocciante tanti anni fa: difficile trovarla una ragione pure nella storia di – chiamandoli coi loro propri nomi – Ryan (Gosling) e Michelle (Williams). Cosa è successo, cosa è stato a spoetizzare tutto? Non c’è mai una ragione.

 

Il volenteroso ragazzo Ryan dotato di grande umanità quando lavorava in una ditta di traslochi, che suonava e cantava stornelli per strada alla fidanzata Michelle, si è trasformato dopo pochi anni in un uomo dal “potenziale” non sfruttato (come gli rimprovera la moglie), che si trascina stancamente con le braccia abbandonate lungo il corpo, tra sigarette e alcol, volendo svolgere solamente il “lavoro” di marito e padre premuroso della loro bambina Frankie. Quando è arrivato il tempo dei rimpianti, come un autunno dei sentimenti nella coppia, diventa ossessivo, dice di meritare un po’ d’affetto, le chiede come dovrebbe essere o cosa dovrebbe fare e giura che lo farebbe, rinfaccia a Michelle che la promessa nel matrimonio era quella di starsi accanto “nella buona e nella cattiva sorte”. Dubbio è se un amore debba finire perché si scopre che il partner non vale tanto o non ha messo a frutto i suoi talenti, perché di ciò si tratta nel caso di Ryan.

I due si “apparecchiano” una notte senza la bambina in un hotel di appuntamenti, è soprattutto Ryan a volerlo alla ricerca del tempo perduto, le stanze hanno nomi benauguranti come “camera del futuro” e “rifugio di Cupido” (nessuno batte gli americani nel kitsch) ma nulla è più come prima, manca il desiderio e le immagini riportano alla prima sera che uscirono insieme, da ragazzi.

I visi di Michelle e Ryan raffigurano bene le fasi della loro unione: così candidi e incantati prima, quando lei era una studentessa di medicina e la bimba Frankie era già in arrivo, così appesantiti dopo, soprattutto lui, nel tempo del rimpianto e dello scontento. Più la crisi precipita e più continui si fanno i rimandi alla loro situazione anteriore: il film è infatti costellato di continui flash-back che mostrano come è evoluto il loro rapporto, all’inizio rarefatti poi sempre più continui, al punto che gli attimi finali della loro separazione, su uno sfondo di fuochi d’artificio nella città e il pianto della bambina che vede il papà andare via, coincidono coi flash-back sul loro matrimonio e sulla decisione di “diventare una famiglia”.

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