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Biennale di Architettura di Venezia 2021 e Covid 19: Padiglione Repubblica Dominicana

Conexión che è stato ideato nel settembre 2019 per la Biennale di Architettura di Venezia, propone con la sua visione olistica del vivere insieme rappresentato nell'installazione il giardino di LiLeón, percorsi alternativi per un'architettura sostenibile in un momento storico che richiede quei cambiamenti fondamentali ad assicurare la sopravvivenza della specie umana.

Conexión by LiLeón e l'emergenza sanitaria COVID 19

I tempi di propagazione dell'epidemia COVID 19, hanno messo in evidenza che, nella nostra epoca della globalizzazione strutturata secondo una complessa rete di relazioni su scala mondiale, ciò che accade in una determinata parte del mondo, ha una ricaduta quasi simultanea su tutto il pianeta. Pertanto la connessione tra gli individui è talmente evidente, che non è più possibile immaginare il presente o il futuro, prescindendo da questo concetto divenuto fondamentale soprattutto per l'architettura che è una delle discipline con maggiori implicazioni politiche e sociali.

A dimostrazione di ciò il distanziamento sociale, i divieti alla libera circolazione nei propri confini geografici e all'estero, sono state le risposte più efficaci riconosciute dai Paesi per fare fronte alla pandemia. Il principio che è alla base di tutte queste norme dettate ai cittadini dai loro governi, è proprio quello di interrompere la connessione tra un singolo individuo e l'altro, interrompendo anche la concatenazione causa/effetto dei comportamenti individuali sulla collettività. 

Conexión alla luce di quanto sta accadendo, non propone più soltanto un approccio ideologico ed estetico personale verso i luoghi del vivere insieme, ma introduce una metodologia progettuale per l'architettura fondata sulla connessione come condizione essenziale ed esistenziale per gli spazi collettivi. 

Mentre milioni di persone sono state costrette a stare chiuse in casa per giorni e giorni, la natura si è andata riappropriando dei suoi spazi. Sui socials sono comparse immagini che hanno mostrato l'incredibile bellezza della natura. A Venezia le acque dei canali sono tornate limpide e nella laguna sono stati avvistati persino i delfini. I cieli sono talmente più puliti, che la terra si può vedere ad occhio nudo da chilometri e chilometri di distanza. 

Se queste sono le conseguenze dell'interruzione delle attività degli esseri umani, verrebbe da dire che le loro attività ultimamente, non andavano di certo a favore dell'ambiente e della bellezza intesa come armonia tra l'uomo e la natura!

Il giardino di LiLeón disegnato con la sensibilità dell'arte, composto da semplici frammenti di foglie di tabacco nel ciclico trasformarsi della materia secondo la filosofia WABI SABI, restituisce allo spazio collettivo della chiesa, quella luce e quel respiro di cui godono gli ambienti naturali e di cui ha bisogno questo nostro mondo malato.

In verità il giardino che LiLeón ha progettato per la chiesa di St. George's, prima che scoppiasse la pandemia, impone oggi una considerazione importante da fare. 

Costruire rispettando l'ambiente e traendone ispirazione non è solo una strada da seguire per l'architettura, ma è l'unica via possibile per sopravvivere. Le nostre stesse metropoli dovrebbero essere ripensante come tanti giardini di LiLeón e non come opprimenti prigioni di cemento e asfalto. 

Non c'è più tempo da perdere. L'architettura deve tornare ad integrare la natura nei suoi spazi, con l'utilizzo di materie organiche e con il riciclo, rallentando i sistemi di produzione altamente inquinanti. E non soprende che questo pensiero arrivi da Lidia León Cabral, nata e cresciuta nella Repubblica Dominicana che vanta uno degli ultimi paesaggi incontaminati del mondo messo a rischio dalle strategie di massificazione urbana e dal mercato del turismo globale. 

L'architetto Renzo Piano ha affermato in una recente intervista:

Fare architettura significa costruire edifici che respirano, che non consumano troppa energia, anzi che vivono in simbiosi con l'ambiente. Siamo si fronte a una nuova frontiera espressiva del progetto. Fatta di leggerezza, trasparenza, sensibilità. La mia generazione non ci è riuscita, forse siete voi a dover salvare il mondo.”

Roberta Semeraro (Curatore del Padiglione Nazionale della Repubblica Dominicana)

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