Berlusconi ancora contro la scuola pubblica
Alla fine dello scorso febbraio aveva già lanciato una pesante stoccata; ieri l’ha rifatto, ancora una volta con un attacco frontale alla scuola pubblica italiana. Il nostro premier, Silvio Berlusconi, in un intervento inviato a Padova al convegno dell’Associazione nazionale delle mamme, ha nuovamente tirato fuori due temi che gli sono evidentemente cari: la teoria del perenne complotto della sinistra e la scuola pubblica completamente marcia.
Ecco la dichiarazione del Presidente:
I genitori possono scegliere liberamente "quale educazione dare ai loro figli e sottrarli a quegli insegnamenti di sinistra che nella scuola pubblica inculcano ideologie e valori diversi dal quelli della famiglia".
Ecco, stesso copione della scorsa dichiarazione.
Il continuo richiamo, anche in questa frase, al complotto della sinistra è ormai un classico della politica berlusconiana, che su questo fonda gran parte della propria politica, perché un possibile complotto è un argomento che, ieri come oggi, spaventa e spinge a credere. E quindi ecco che gli insegnanti entrano a far parte di quel grande gruppo composito continuamente attaccato dal premier, “toghe rosse” e consulta in primis. Ma su questo ormai ci siamo quasi abituati.
Quel che però, come studente e come cittadino, mi ha colpito di più è il rinnovato utilizzo della frase “inculcano ideologie e valori diversi da quelli della famiglia”... Vediamo un attimo di fare chiarezza, perché queste parole possono essere più di quel che sembrano.
Articolo 33, Costituzione Italiana: La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. Enti privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.
Ecco, attenzione, perché la nostra Costituzione dice chiaramente che scuola pubblica e privata sono sì equivalenti nel valore ma la seconda non deve costituire un peso per lo Stato e non deve essere sostenuta economicamente da questo... La crescente privatizzazione di moltissimi aspetti della nostra vita è bene forse che rimanga lontana dalla scuola, no?
E inoltre, quali sono i “valori diversi da quelli delle famiglie” che Berlusconi richiama? Smettiamola di alimentare un continuo contrasto tra lo “schieramento” dei genitori e quello degli insegnanti; entrambi collaborano in pari misura e con diversi mezzi a un unico, fondamentale scopo: formare il futuro.
Ma la parola che mi ha inquietato di più è l’uso del verbo “inculcare” al posto del tradizionale insegnare... “Inculcare” vuol dire costringere, obbligare, forzare... “inculcare” è contrario alla libertà e alla democrazia, dove la libertà di scelta di ognuno è molto ampia e non può venir costretta da un verbo così negativo come quello usato dal premier.
Può darsi che si sia sbagliato a scegliere la parola, direte voi. E invece no. E’ già la seconda volta che la usa, e sempre nello stesso contesto; la parola “inculcare” è grave, è l’indizio di una concezione sbagliata che questa nostra società ha della scuola, dell’insegnamento e, in esteso, della democrazia stessa.
E allora, diciamolo, facciamolo sentire. Sono orgoglioso di frequentare una scuola pubblica. Sono orgoglioso di avere insegnanti che insegnano, sono orgoglioso di avere insegnanti che credono in quel che fanno.
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