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Ballottaggio clamoroso: il PDL perde Milano (e non solo). Le analisi di un disastro annunciato

La roccaforte del Cavaliere e' stata espugnata. Milano ed Arcore in mano alla sinistra

Berlusconi perde tutto o quasi. Milano, Cagliari, Napoli, Trieste ed altri distretti minori ma altrettanto significativi - Arcore forse rappresenta la disfatta piu' clamorosa per il Cavaliere - gli vengono soffiati tra la rabbia e lo sgomento di tutto lo stato maggiore del PDL, in particolare la Lega. 
 
Fare una lista di quelli che hanno voltato le spalle al PDL non basterebbe a dare un senso all'accaduto. A partire dagli imprenditori che avevano bisogno di danaro fresco per non chiudere battenti e non sono stati accontentati. Dalle vittime dell'Equitalia, una struttura Governativa che, con interessi da capogiro, fagocita senza preavviso qualunque cosa rappresenti un reddito, dagli evasori certamente, ma oggi non dimentichiamoci che, oltre a quelli che hanno i tesoretti all'estero, c'è anche chi evade a causa di una pressione fiscale deprecabile che in molti casi crea dei veri e propri drammi sociali. C'è il nucleare su cui il Governo ha, da sempre, un atteggiamento ambiguo, e poi c'è il fatto che il Governo negli ultimi mesi non si e' occupato degli italiani, e lo stesso Berlusconi da molto tempo ha la testa da tutt'altra parte.
 
Questo deficit Governativo non poteva non avere delle ripercussioni negative in tutte le sue estensioni di controllo locale del territorio. E alla prima occasione di voto gli elettori presentano un conto molto salato, e l'intensità della disfatta è direttamente proporzionale al paradosso che si è venuto a creare con quello che è successo: Berlusconi ha perso Milano. La città simbolo dell'economia italiana, da sempre la sua roccaforte inespugnabile. 
 
L'analisi è lampante: una coalizione politica come il PDL che si è sempre definita "il partito delle riforme" - a torto o a ragione - che si trasforma nel partito degli insulti o degli attacchi proibiti ai suoi avversari politici, perde inevitabilmente quella fetta di elettori "moderati". A questo proposito possiamo tranquillamente affermare che la campagna elettorale pre-amministrative e pre-ballottaggio è stata condotta dal PDL in maniera del tutto errata. La Moratti avrebbe dovuto mettere in bella mostra i risultati positivi del suo lavoro, avrebbe dovuto diffondere un messaggio elettorale dai toni contenuti, avrebbe dovuto evitare errori strategici nei confronti del suo avversario Pisapia, riducendo la tensione che già normalmente esiste tra due candidati alla carica di sindaco di una delle capitali economiche piu' importanti d'Europa. Invece e' stata buttata benzina sul fuoco.
 
Berlusconi poi decide di scendere in campo. Nulla di male, considerato che è legittimo per il capo della coalizione della Moratti intervenire in piena campagna elettorale; se non fosse altro per il fatto che è proprio il cavaliere ad essere protagonista, negli ultimi mesi, di vicende giudiziarie che lo vedono imputato per casi di "marachelle finanziarie" o di serate mondane un po' troppo chiacchierate da certi punti di vista, anche se le contestazioni sono ancora in fase di istruttoria. Ma intanto da mesi il Presidente del Consiglio è sulle prime pagine di tutti i giornali, e non certo per le prodezze del suo Governo, ma per tutt'altro. Parliamo di errori tattici davvero grossolani che pendono sul capo non solo di Letizia Moratti, ma soprattutto su di una coalizione di Governo che avrebbe dovuto destreggiarsi diversamente. In fondo Bossi, prima dei risultati del primo turno, lo aveva detto: "Berlusconi sta facendo un referendum su se stesso. Se perde, perde lui". Ma intanto non e' stato il solo a perdere.
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