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Home page > Tempo Libero > Cinema > Babycall e l’espressione di Noomi Rapace

Babycall e l’espressione di Noomi Rapace

La prima considerazione che mi viene in mente, è che Noomi Rapace è una’attrice vera, senza fronzoli. Lo dico con sicurezza perchè nei tre film in cui compare che mi è capitato di vedere interpreta tre ruoli completamente diversi, e lo fa sempre in maniera convincente. In Millennium (la versione originale) è la Lizbeth Salander che conoscete, in Prometheus una scienziata affamata di sapere, in questo Babycall, una madre con la mente sconvolta dall’apprensione per il figlio.

 

E per concludere il discorso sulla protagonista, nel film di Pal Sletaune, vi dico anche che riesce ad esprimere un terrore continuo, una disperazione, uno sconvolgimento interiore con la sola espressione del viso. Ma veniamo al film.

Anna si trasferisce col figlio in una nuova casa, nuova scuola, nuova vita, tutto per fuggire dal padre del ragazzo che ha fatto del male al bambino ed è stato allontanato. Solo che Anna è molto apprensiva, vuole tenere il bambino sempre con se, non vorrebbe mandarlo a scuola e compra anche dei babycall per ascoltarlo nella sua stanza mentre dorme.

Non fila tutto liscio, anche perchè la donna vede cose che non ci sono e fatica a riconoscere il vero dal falso. Prova ad aiutarla (non con grande successo) un commesso di un grande magazzzino, anche lui con i suoi problemi psicologici ed una madre (a cui è molto legato) in fin di vita.

Nel film di Sletaune c’è molto altro, ma credetemi se vi dico che è meglio non saperlo. Nel senso che è bene scoprirlo man mano che il film si snoda ed entriamo nei dettagli della vita di Anna e di suo figlio, nelle loro difficoltà e (poco) nel loro passato.

Sletaune è bravo a raccontare, senza scomporsi, senza dare in pasto allo spettatore risposte troppo precise, la rivelazione arriverà solo sul tragico finale.

Babycall è un buon thriller, con pochi personaggi e un certo clima di mistero. C’è anche un sottile velo di sopranaturale, che però rimane quasi sottotraccia, solo accennato ed è quasi completamente legato ai babycall del titolo (che sono quegli apparecchi trasmettitori audio per sentire se il bambino piange nella stanza accanto) e ad un lago in mezzo al bosco.

Il film è assolutamente godibile.

 

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