Il Presidente in Austria ha grosso modo i poteri del Capo dello Stato italiano ma viene eletto a suffragio universale diretto. Tre i contendenti: la candidata dell’estrema- destra è di origine ebraica.
Oggi i sei milioni e trecentocinquantamila austriaci aventi diritto di voto si recheranno alle urne per eleggere il loro Presidente della Repubblica, carica quasi esclusivamente notarile con però alcuni importanti poteri. Si potrebbe tranquillamente affermare che, pur essendo eletto a suffragio universale diretto, il Capo dello Stato in Austria abbia le medesime prerogative di quello italiano. Nella vicina Repubblica federale, che ormai da quindici anni fa parte dell’Unione europea, non si prevede un grande afflusso ai seggi anche perché la rielezione del socialdemocratico Heinz Fischer appare del tutto scontata, perdipiù con una percentuale di gran lunga superiore al 50% più uno dei voti validamente espressi: il che dovrebbe del tutto scongiurare l’ipotesi di un ricorso all’eventuale secondo turno di ballottaggio tra i due candidati maggiormente votati al primo turno, come prevede la Costituzione federale nel caso in cui nessuno dei partecipanti alle elezioni raggiunga subito la maggioranza assoluta.
Unico motivo d’interesse rimane dunque quello di constatare quanti austriaci riserveranno le loro preferenze al candidato dell’estrema destra Barbara Rosenkrantz presentata come l’erede del leader populista Jorg Heider e sostenuta dal Fpoe e dal Bzoe, i due movimenti “ fratelli” in cui è divisa la destra xenofoba e negazionista dopo la scissione del secondo dal primo. Verso di loro si incanala il voto di protesta, quello nazionalista e quello negazionista dell’Olocausto. Il marito della Rosenkrantz è addirittura il leader del piccolo movimento neo- nazista austriaco, l’Npd, che nega l’esistenza delle camere a gas. Per una feroce ironia della sorte la Rosenkrantz, madre di dieci figli, porta un cognome di chiara origine ebraica, diffuso sino al periodo dell’egemonia nazista e della Shoah in tutta l’Europa centrale una volta dominio asburgico. La coalizione di estrema destra, che secondo i risultati delle ultime elezioni politiche si aggirerebbe attorno al 30% dei voti, per confermare la propria consistenza elettorale ha deciso di puntare ogni propria speranza di accedere al ballottaggio ad una rigorosa campagna anti- immigrati, rifiutando specialmente quelli provenienti dagli stati confinanti della Nuova Europa e dal mondo ex- sovietico. La Rosenkrantz inoltre si propone, qualora dovesse essere eletta, di far rivedere, in senso più indulgente, dal Parlamento federale la legislazione penale anti- nazista ed anti- razzista.
Sono promesse elettorali che però ben scarsamente potranno essere poste in atto dati gli scarsi poteri che la Costituzione a Vienna riserva al Capo dello Stato. Una previsione realista attribuisce alla “pasionaria” dell’estrema destra uno scarso 20% dei voti. Heinz Fisher invece, oltre che sulla preferenza dei socialisti, potrà contare anche su quella dei democristiani dell’Ovp, che insieme ai primi formano la “ Grande coalizione” al governo del paese ormai da quattro anni. Una candidatura comune dunque quella di Fisher anche se ciò appare un miracolo all’interno di un’alleanza litigiosa costretta dall’esigenza di arginare l’estrema destra a convivere alla guida dell’ Austria. Il terzo candidato, il cristiano- conservatore Rudolph Gehring, anti- abortista, è accreditato attorno al 5%.
Stasera dunque in Austria molto probabilmente non sarà cambiato nulla, e Fisher sarà riconfermati Presidente della Repubblica, a meno che un’importante avanzata dell’estrema destra non sia foriera di un periodo di grande instabilità politica.