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Arrestato il libraio palestinese Mahmoud Muna: quando i libri fanno paura

L’11 novembre dello scorso anno ospitammo, all’Università L'Orientale di Napoli, lo scrittore e libraio Mahmoud Muna. L’iniziativa, organizzata dalla rete delle librerie del Mediterraneo e dall’associazione Kosmopolis, riguardava la presentazione del libro Daybreak in Gaza che Muna ha scritto insieme all’autore inglese, ed ebreo se questa vuole essere una connotazione significativa, Matthew Teller.

È di ieri la notizia di una irruzione di agenti israeliani sotto copertura nella libreria di Mahmoud nel quartiere orientale di Gerusalemme, dell’arresto del libraio e scrittore e della confisca dei libri lì ospitati. La colpa, riferita da Haaretz, sarebbe quella di proporre libri che rivendicano l’identità multipla di Gerusalemme, libri per intenderci che da noi sono pubblicati da case editrici come Feltrinelli (Edward Said, Susan Abulhawa), Einaudi (Ilan Pappé), La Nave di Teseo (Adania Shibli).

La notizia ha dell’assurdo, ma non del nuovo, e ricorda la smodata ossessione dei tedeschi del 1933 fino al 1945 di saccheggiare finanche le biblioteche private dei propri cittadini ebrei. Per rendersi conto della portata del fenomeno basta leggere il prezioso volume Austerlitz di W.G. Sebald (Adelphi, 2002). “Evacuati” era l’eufemismo della burocrazia nazista per i deportati e annientati; “Geschenke”, ovvero regali, l’eufemismo per i beni che finivano nelle mani delle autorità pubbliche naziste.

Evacuazione è anche il termine di Trump e Netanyahu adoperano per i due milioni di abitanti di Gaza che si vorrebbero fuori dalla Striscia. Tornando ai libri è ricorrente come il genocidio di un popolo passi per la negazione fisica dei libri di quel popolo nel luogo dove quel popolo vive. Vale anche per un pacato e gentile libraio quale Mahmoud Muna. Non è facile la vita dei librai in quella terra. Non è facile per Marwan Jubeh che a Ramallah, nella sua libreria Al-Jubeh in Rukab Street, vide la porta sbarrarsi dall’Anp per aver pubblicato in arabo gli scritti di Edward Said critici con gli accordi di Oslo, e non è facile oggi per Sipur Pashut che a Tel Aviv fatica ad accreditare una programmazione progressista in una società sempre più etnocratica. Laddove si sacrifica l’impronta liberale di una società il mestiere di libraio diviene carbonaro. Per non accreditare questa deriva tocca ora chiedere l’immediata liberazione Mahmoud Muna e l’inviolabilità dei librai e delle librerie, templi sacri per ogni società che non voglia essere oscurantista.

La notizia di questa mattina è che Mahmoud Muna è stato liberato ma il fatto, di per sé, resta di una gravità assoluta. 

Foto Mahmoud Muna/Facebook

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