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Appello Dell’Utri - 16a puntata

 <<Nel ’93 in Cosa nostra si faceva il nome di Berlusconi>>. I mali della mafia che Forza Italia avrebbe dovuto curare, nella seconda parte della testimonianza del pentito Antonino Giuffré.

Nella precedente puntata abbiamo pubblicato uno stralcio della prima parte dell’interrogatorio a Nino Giuffré*. Il mafioso, arrestato nel 2002 e da allora diventato un dei più importanti pentiti, ha parlato di come Cosa nostra avesse intenzione di condurre i propri rapporti con la politica dopo l’omicidio dell’onorevole Salvo Lima.  Cosa nostra, con quell’omicidio, aveva chiuso il rapporto con la Dc perché, racconta il pentito, <<non era più ritenuto affidabile>>, mentre <<all’orizzonte se ne prospettava un altro più affidabile>> con Forza Italia. 

In questa seconda parte delle sue deposizioni il pentito fa esplicito riferimento al nome del Presidente del Consiglio e racconta quali richieste avanzava Cosa nostra al suo nuovo referente politico. Sono le stesse contenute nel papello. A leggerle col senno di poi viene quantomeno da pensare. E guardare con un’altra ottica agli ultimi quindici anni di Storia italiana.


Pm Ingroia: Lei ha fatto riferimento a un movimento politico precisamente... ha fatto il nome di un movimento politico denominato Forza Italia. Vuole, vuole spiegarci in che termini, a cosa si riferiva quando ha fatto questo esplicito riferimento a questo movimento politico?


Giuffré: Nella seconda metà del 1993, si comincia a parlare in modo particolare, verso... diciamo, più che la seconda metà, verso la fine del 1993, già si aveva del sentore che si muoveva qualche cosa... di molto importante all’interno della politica nazionale. Cioè si cominciava a parlare della discesa in campo di un personaggio molto importante... che allora, in modo particolare in Sicilia... cioè si parla... intendo riferirmi al nome, si faceva di Berlusconi. Queste notizie in modo particolare, diciamo, che venivano portate, arrivavano all’interno di Cosa nostra, diciamo che per un periodo... è stato motivo di incontri, di dibattimenti... all’interno di Cosa nostra, di valutazioni molto, ma molto attente. Cioè tutte le persone che avevano sentore, notizie di questa, di questo movimento che stava per nascere venivano trasmesse e arrivavano, come le ho detto, dentro Cosa nostra. Eh... [incomprensibile] queste in modo particolare da Provenzano se ne cercavano l’affidabilità. [...] Inizia nello stesso tempo un lungo periodo di discussione... e, oltre che di discussione, di indagine per vedere se era in modo particolare, un discorso serio che... poteva interessare a Cosa nostra e, in modo particolare per curare quei mali che da diverso periodo affliggevano Cosa nostra, che erano stati causa di notevoli danni.

Pm Ingroia: Senta, vuole precisare, visto che lei ne ha fatto cenno, quali erano questi mali che affliggevano Cosa nostra da diversi anni?

Giuffré: Mah... per quanto mi riguarda questi mali che affliggevano Cosa nostra da diversi anni, principalmente, troviamo una ricerca... cioè cercare di alleviare quella pressione che veniva esercitata dalle forze dell’ordine prima e dalla magistratura dopo su Cosa nostra, e in modo particolare sul.. sulle dure condanne e mettendo a riferire anche il [incomprensibile] che minacciavano a piovere [sulle] teste degli uomini di Cosa nostra. E questo è un discorso molto, ma molto importante... secondo il... sequestro e la confisca dei beni... Cosa nostra è molto legata ai suoi... patrimoni, perché è di importanza vitale. Diciamo che queste due... sono molto importanti. Un altro elemento molto importante era quello di cercare di... alleggerire la pressione dei collaboratori di giustizia su Cosa nostra. Siccome Cosa nostra era stata impotente a limitare questi danni, si cercava di limitare questa importanza dei collaboratori di giustizia, con delle appropriate [incomprensibile]. E siamo qua a tre punti importanti. Successivamente, ce ne sarà anche un altro... che si affaccerà dopo: il 41 bis [il carcere duro per i mafiosi, nda], cercare appositamente di toglierlo e, quanto meno, di alleviarlo. Perché anche questo... è un discorso molto pesante che grava sulle spalle di Cosa nostra.


* Antonino Giuffré è uno dei più importanti pentiti di Cosa Nostra di sempre. Ha collaborato in moltissimi processi ed indagini, anche in quelli sulle stragi, data la sua posizione di vertice in quanto capo mandamento di Caccamo e quindi componente della “cupola”. I giudici del Tribunale di Palermo, nella sentenza Dell’Utri di primo grado, scrivono che la sua attendibilità <<deve ritenersi fuori discussione>> in quanto <<il quadro d’insieme delineato dal Giuffré sul tema della politica è stato pienamente riscontrato dalle altre acquisizioni dibattimentali>>.

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