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Antropologia del voto di scambio

Antropologia del voto di scambio

Da che esiste il criterio di votazione elettorale, esiste il concetto di voto di scambio.
 
Il voto di scambio – lo dice la stessa frase – è un voto regolarmente dato da un cittadino ad un candidato che, per “ringraziare” del gesto, prende in considerazione una qualche richiesta del votante. Può essere il classico posto di lavoro. Un trasferimento. In alcuni casi un obolo. In altri, appalti ed assegnazioni altrimenti impossibili da ottenere.
 
E’ così da sempre e dappertutto.
 
E se un tempo l’eventuale eletto poteva contare solo sulla conta dei voti per farsi un’idea di quanti che avevano promesso il voto, in realtà poi avevano onorato la parola data, nei tempi attuali la diffusione di telefonini e videocamere di dimensioni ridotte ha permesso che, all’interno dei seggi, l’elettore potesse fotografare la scheda dopo aver formulato la propria scelta, così da mostrare poi al candidato la controprova del favore fatto. E ritirare la “ricompensa promessa”.
 
Tutto ciò, è stato sancito con un Decreto Legge all’inizio di Aprile 2008, durante il Governo Prodi. Pene severissime a chi si reca al seggio munito di fotocamera o cellulare con fotocamera integrata.
 
I cellulari vanno diligentemente depositati in cestini appositi prima di entrare nel seggio. Peccato che, con le nuove tecnologie sempre più avanzate, esistono oggi in commercio cellulari dalle dimensioni così ridotte da poter molto facilmente essere occultate. Certo, le pene previste arrivano fino all’arresto. Ma il gioco in parecchi casi, vale la candela. E nella peggiore delle ipotesi, forse lo stesso candidato dispensatore di favori in cambio di voti, potrà poi fare qualcosa per scagionare l’elettore corrotto…
 
Al di là di tutto questo andamento, più o meno conosciuto dai più, c’è da riflettere su un fatto. Proprio perché da sempre la politica al momento delle tornate elettorali basa molto delle campagne sul voto di scambio, è verosimile che vi sia a livello nazionale, la volontà di creare difficoltà per l’accesso al lavoro ed anche al credito.
 
Come dire che, se gli elettori tutti non avessero problemi di sorta in ordine di impiego e di accesso al credito, i candidati si ritroverebbero a dover fare i conti con i soli voti di opinione e di appartenenza. Le due tipologie, si distinguono fra coloro che riflettono sugli accadimenti politici e sui programmi dei partiti e si fanno – appunto – un’opinione favorevole attraverso le cose fatte, e su coloro che, per passione ed appartenenza politica, continuano negli anni a favorire il partito di cui si e magari tesserati.
 
Praticamente, si creerebbe ad ogni tornata elettorale, la necessità per ogni partito di operare a livello di comunicazione strategica per “convincere” di volta in volta la più ampia fetta di elettorato. Una fatica enorme. Energie economiche da impiegare. Veri programmi da progettare. E tutto al solo scopo di lanciare il miglior messaggio all’elettore medio.
 
Vuoi mettere invece, il piacere sibillino di creare falle proprio sulle basi fondamentali della vita civile e poi – voilà – tirar fuori dal cappello a cilindro la bonaria promessa di aiutare il cittadino in panne? Si crea dissesto per ottenere qualcosa. Si rende l’elettore bisognoso per poi sfruttarne la fragilità per ottenere consenso.
 
E’ così da sempre. Non è una novità.
 
Tutti sanno tutto prima che accada. Le percentuali tirate fuori dopo le votazioni, possono subire solo lievi differenze rispetto ai conteggi già fatti da ogni partito.
 
E’ così da sempre e così sarà.
 
E cambierà solo ad un patto: che siano i cittadini a chiedere ad ogni partito politico che prima si faccia qualcosa per la popolazione e poi semmai al momento opportuno si andrà a votare chi più è rimasto aderente alle promesse fatte.
 
Ma è pura utopia. Perché chi sta al comando del paese, ha il coltello sempre dalla parte del manico. Ed anche se siamo nel 2010, l’elettore ti regala un voto, per un pugno di pasta.
 
Un boccone amaro da mandar giù. Avere il piatto pieno di ricatti col tempo fa traforare ulcere e toglie il sonno. Ma è così che il Sistema ha deciso di tenere tutti sotto scopa. Per un piatto di pasta, si dà l’anima al diavolo e si manda a puttane una vita intera in attesa che qualcuno si ricordi di te.
 
Orribilmente ed impietosamente, questa è la sola realtà.

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