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 Home page > Attualità > Politica > Ancora Mastella!

Ancora Mastella!

Villari è uomo di Mastella.

Chi dobbiamo ringraziare se a garantire per noi la Rai c’è un uomo di Mastella?

Svelate l’enigma...

Non ci posso credere.
 
Grazie all’abilità e all’acutezza dei due grandi protagonisti dell’attuale scenario, o forse teatrino politico italiano, Berlusconi e Veltroni, l’Italia è di nuovo attaccata come un burattino ai fili di Mastrotitta Mastella e dei suoi scugnizzi.
 
Il trasparente percorso politico di Villari è da sempre sotto gli occhi di tutti.
 
O perlomeno di tutti quelli che lo vogliono, e soprattutto lo hanno voluto vedere; ma per vedere bisogna guardare. Bisognava che un grande partito democratico si preoccupasse di verificare chi stava candidando e non quanti voti era in grado di spostare. Bisognava che qualcuno ricevesse in tempo l’illuminazione necessaria per capire che personaggio fosse uno che veniva dalle liste dell’Udeur, che ha appoggiato Ciriaco De Mita e che è infine sfociato nella Margherita.
 
Invece l’Italia si è trovata un’altra volta stretta tra un capo del governo privo di qualunque senso di responsabilità verso il Paese, che nel tentare le sue mossette finisce per perdere il controllo della situazione mettendo a repentaglio gli organi di garanzia nazionali come la presidenza della vigilanza Rai, e qualcun altro che gli ha servito su un piatto d’argento, al momento giusto, Villari.
 
Invece l’Italia, si è trovata di nuovo in pugno a qualcuno legato a Ceppaloni e alla sua scuola.
 
Qualcuno invece, che era investito dai milioni di voti delle primarie del PD con l’incarico di tagliare le gambe a quelli come Mastella, ha invece fatto trovare a Berlusconi proprio uno che gli faceva comodo… uno con cui si sa che l’accordo si trova.
 
Il problema è che un partito che si pretende politicamente grande come il PD di Veltroni, tanto grande da potersi permettere critiche arroganti all’Italia dei Valori e ai dipietristi, dovrebbe pretendere anche una certa correttezza politica. Almeno la stessa di Di Pietro, nel momento in cui decide di richiedere fedina penale e casellario giudiziario prima di candidare qualcuno.
 
Una correttezza che sia anche un simbolo, che significhi qualcosa, che indichi una linea, che leghi fortemente il partito a questa e alla stessa lo condizioni. Pubblicamente.
 
Per evitare che si possa legittimamente dire che stia strumentalizzando un singolo caso, l’eccezione che conferma la regola, la mela marcia, per criticare un intero partito, sarà meglio suggerire alle malelingue di riflettere prima di parlare… di riflettere, per esempio, sul caso La Torre.
 
Nel paese dove tutto è diventato normale, nel paese dove il Presidente del Consiglio manda i saluti ai direttori dei giornali tramite i giornalisti e dove mette veti su interi partiti sbarrando di fatto l’accesso a cariche istituzionali elettive, nel paese dove i ministri delle riforme provano a pulirsi il loro "lordo culo" (Affermazione del Ministro Bossi durante un comizio il 14 Settembre 1997, ndr) con il sacro tricolore e non vengono internati se non a Palazzo Chigi, è diventato normale anche che il deputato di un partito metta pubblicamente in difficoltà il capogruppo alla Camera del partito alleato, come ha fatto La Torre (PD) contro Donadi (IDV), per dare manforte al capogruppo dello schieramento opposto e con metodi che ricordano più Provenzano che Fanfani (con quelli che La Torre stesso definisce pizzini) e che non venga espulso il giorno stesso.

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