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Angeli Di Pietro

Non ci fermiamo perché non ci facciamo fermare. Anche se sono molti i tentativi di farci desistere dal nostro operato, e a vari livelli, noi seguitiamo a credere nell’obiettivo che ci siamo dati poco più di un anno fa quando abbiamo iniziato a raccogliere firme tra la gente per dire no al “Lodo Alfano”.
Da quando è stata consegnata l’ultima firma in Cassazione ad oggi, con tutte le difficoltà che un progetto serio prevede, i Giovani dell’Italia dei valori, in particolare a Roma, sono cresciuti dimostrando ogni giorno che nessuno è inutile. Anche solo un megafono, unito a tanta voglia di fare e a due bandiere, può essere sufficiente per farsi sentire. Organizzando sit-in, aderendo a manifestazioni, promuovendo campagne, facendo domande irriverenti, scavando giorno dopo giorno, come la goccia scava la roccia, nelle verità anche scomode di questo paese…quelle riguardanti la RAI, l’Alitalia, il lavoro, l’informazione, i razzismi, gli abusi, le complicità.

Ma soprattutto quelle riguardanti il legame tanto storico quanto ambiguo tra mafia e politica in Italia, sfociato nel ’92 e nel ’93 con le stragi di Stato. Legame tutt’altro che svanito, come dimostra la pesante resistenza di un governo a sciogliere un comune in mano alle mafie, come Fondi, anche dietro richiesta del ministro dell’Interno. Come dimostra anche la presenza di elementi come Dell’Utri e Schifani in Parlamento.


Come dimostrano, soprattutto, la resistenza istituzionale a riaprire i processi sulle stragi da un lato e la solitudine, anche mediatica, in cui vengono lasciati i gruppi che come il nostro intraprendono e sostengono ogni giorno iniziative, battaglie antimafia, con l’unico sostegno delle associazioni. Giovani sicuramente pieni di limiti ma con la voglia di lottare per cambiare quello che non va dalle radici. Giovani in marcia con un’agenda rossa nella mano verso il cielo per chiedere verità, giovani definiti “angeli” da un Salvatore Borsellino stanco di guardare la foto di un carabiniere raccogliere un’agenda che ora non si sa dov’è.

L’agenda rossa in cui Paolo Borsellino annotava e commentava i suoi incontri. Giovani che, a torto o a ragione, non devono essere soli.

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