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Aldo Busi e l’intellettualismo da salotto

Isola dei Famosi: Gli spasmi infantili e narcisistici dello pseudo-intellettualismo dei sicari del pensiero.

Che l’"Isola dei Famosi" non fosse un programma esattamente culturale, ciò risultava evidente da tempo. Infatti, seppur strutturato come intelligente esperimento sociale, è da sempre uno spettacolo di basso profilo, in cui alla sostanza si preferisce la rozza comicità, non di rado completa di torbide allusioni e facili sentimenti.
 

Quest’anno, per aggiungere una patina di profondità al programma, viene invitato a partecipare lo scrittore Aldo Busi. La figura controversa e ironica fino alla crudeltà (e spesso ben oltre) è un palese elemento di rottura, una sorta di scossa dove le acque della convivenza sull’isola comincino ad essere troppo calme per creare curiosità.

Così lo scrittore nella diretta dell’altra sera, si è avventurato un un flusso di bassa coscienza. A motivi da sempre discussi e, onestamente, fuori luogo, si susseguono esempi di violenza intellettuale, forse reminiscenze nietzscheane con al centro lo stesso Busi nella figura dell’oltreuomo. Sembra, infatti, volersi arrogare la prerogativa di essere considerato una nuova specie d’uomo. Eppure, non una maggiore sensibilità né idee particolarmente innovative, ma una serie di luoghi comuni su chiesa, stato e informazione diventano la difesa dell’intellettuale. Insieme alle offese gratuite sul sistema in cui lui stesso ha accettato di inserirsi (dietro pagamento) queste, ieri sera, sono state i sintomi degli spasmi narcisistici di un intellettualismo da salotto che troppo spesso viene confuso da un pubblico poco abituato a programmi di livello, con lo spleen dell’intellettuale che è solo con sé stesso. Pochi, confusi e timidi applausi accompagnano un sermone tanto veemente quanto inutile e fuori luogo, in cui l’essere una "mascherina", motivo di accusa mosso da Busi ai naufraghi, sembra più appropriato allo scrittore stesso. Si spera che questo non sia l’ennesimo vagito di una gran brutta abitudine, quella di proporre macchiette come gli ormai famigerati Rostagno, Busi e Sgarbi ed astrarli dal loro contesto, quello in cui sono preparati, per proporli come intellettuali, dando un’idea di intellettuale non come colui che ha voglia di sapere, ma come colui che sa e che usa questo sapere per rozze risse da taverna. Si spera che un giorno non appaiano solo sui libri di scuola intellettuali veri come Umberto Galimberti e Carlo Cellucci per lasciare spazio a questi intellettuali da salotto e "sicari della verità".

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