Aiuti all’editoria e al designer del Fatto

Parliamo di editoria. Pare che il New York Times dopo tempi di austerity sia tornato ad andar sopra, contando un attivo di quasi 20 milioni di dollari. Buone notizie? Pare di sì. Calma agli sbandieratori, la pubblicità online – che sarebbe causa dell’utile – non mi sembra poter garantire la bombola d’ossigeno all’affannato lungodegente noto come stampa. Ma tant’è: che sia di monito a chi vorrebbe vincolare la lettura degli articoli online al pagamento di un obolo (leggi Murdoch) e di indicativo ma cautissimo conto per quelli che nel banner ripongono speranze di sussistenza. Il mercato del box multimediale, è noto, ha sempre portato le freccette degli introiti in giù. E’ fastidioso, inutile, invisibile e aggirabile grazie alleaddon di quasi tutti i browser. Però però: a noi che piace la carta la cosa sicuro suona un po’ meglio di un calcio nelle palle.

Ancora: non si può non rimirare la rifulgente ribalta mediatica di Panorama che, a giudicare dall’esposizione televisivo-pubblicitaria dovuta al cosiddetto “Complotto D’Addario“, parrebbe prenderci per mano per le vie lastricate d’odio del feltrismo di mercato: l’armeria pesante paga soprattutto in cassa, vada come vada al corpo lasciato sul campo di battaglia. Voglio dire: a che pro la persuasione? Spara e vendi, prima. L’urna si gioca in tv.

Intanto: qualcuno avvisi l’art director del Fatto Quotidiano. Non possono continuare a impaginare giornali in quel modo. Attrarrà pure non-lettori, sarà anche user friendly, educherà di certo chi non è mai andato in edicola alla lettura anti-estetica e concreta. Ma qualcuno faccia qualcosa per i pochi che posseggono ancora occhi. Finisco: l’altro giorno ho visto una donna con Italia Oggi in mano, e un ragazzo che sfogliava Europa. Sono ancora incredulo.