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Afghanistan: guerra persa?

Quattro studenti americani hanno approfittato delle vacanze estive per spulciare tra l’ultimo e scottante dossier rilasciato da WikiLeaks, the Afghan War Diary 2004 – 2010, e tradurre l’immane numero di rapporti militari in una rappresentazione grafica che ci fornisce una chiara immagine di come si stia evolvendo il conflitto afghano.

Mike Dewar (Columbia Engineering), Drew Conway (NYU Politics), John Myles White (Princeton Psicology) e Harlan Harris (Kaplan), quattro studenti americani, hanno approfittato delle vacanze estive per spulciare tra l’ultimo e scottante dossier rilasciato da WikiLeaks, the Afghan War Diary 2004 – 2010. La pubblicazione della documentazione che ha fatto inferocire il Pentagono contiene oltre 91 000 rapporti militari statunitensi riguardanti il corso della guerra in Afghanistan dal 2004 al 2010, ove vengono descritti la maggioranza delle azioni militari implicanti l’esercito statunitense. Includono il numero di persone che si credono morte, ferite o catturate in ciascuna azione militare, insieme all’esatta posizione geografica di ciascun evento, il numero di effettivi coinvolti e il tipo di armi utilizzate.

L’importanza di tale pubblicazione sta, per i collaboratori di WikiLeaks, proprio nel gran numero di informazioni che vengono fornite. Se “la morte di decine di migliaia di individui è generalmente una mera statistica”, il dossier evidenzia i teatri di queste morti e gli eventi chiave dietro ciascuna di esse. Nell’immagine sottostante, un esempio dei vari report caricati da WikiLeaks.

I quattro studenti americani hanno pensato, nonostante l’ostico linguaggio dei rapporti militari e l’enorme quantità di essi, di tradurre in un video tutti i contatti avvenuti tra forze della coalizione e truppe talebane (scontri a fuoco, incidenti, attacchi e imboscate). La gran parte dell’opinione pubblica non ha potuto trarre alcuna informazione dalla mole di informazioni messa a disposizione da WikiLeaks, e sicuramente la visualizzazione grafica risulta più efficace:

 

Visualisation of Activity in Afghanistan using the Wikileaks data from Mike Dewar on Vimeo.

 

L’intensità del colore rappresenta il numero di “eventi” (più il colore è intenso, maggiore il numero di eventi registrati). La mappa è costruita giorno dopo giorno, dal 2004 al 2010, e il video scorre alla velocità di 10 giorni al secondo. A questo link Mike Dewar spiega come è stato costruito il filmato.
 

La rappresentazione grafica non sembra lasciare spazio a dubbi: la coalizione Nato sta perdendo la guerra in Afghanistan, i talebani guadagnano terreno, escono dalla zona orientale alla quale erano stati relegati e sembra siano a punto di prendere il controllo dell’arteria stradale più importante del paese (la linea gialla nella mappa).

Davide Casati, su Il Fatto Quotidianoaccenna al pericolo che incombe sui nostri militari, presenti nella regione di Herat (a nord-ovest, dove l’anello stradale si biforca).

Dopo quasi 10 anni guerra, sembra che l’obiettivo di restituire sicurezza e stabilità al governo afghano sia, quanto meno, distante. 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.8) 24 agosto 2010 15:24

    Questa trasposizione visiva dei dati sulle attività belliche è molto interessante, ma credo che manchi di completezza. Pur non essendo uno studioso di statistica, ritengo andrebbe comparata a una visualizzazione della presenza ISAF sul territorio e del numero di truppe dispiegate, in quanto nel periodo in esame le forze impiegate sono cresciute costantemente e di pari passo la dislocazione dei contingenti si è fatta più capillare. Senza tenere conto di questo aspetto non credo risulti attendibile lo scenario presentato, in quanto è scontato che dove non ci sono truppe non ci possano essere scontri. Andando a memoria, inizialmente la missione ISAF è partita dalla stabilizzazione di Kabul (appunto nell’est) e successivamente si è ramificata nel resto del paese, seguendo proprio l’estendersi delle "macchie rosse". Per cui si può anche dire che l’intensificarsi degli scontri è legato all’aumento del contrasto all’insorgenza. Questa è una mia interpretazione, ripeto non supportata da dati ma solo dalla memoria e non vuole essere un sostegno a nessuno, solo un altro punto di vista nell’analisi dei dati, perchè le statistiche risultano sterili e malleabili se non contestualizzate pienamente nell’argomento trattato.

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.102) 24 agosto 2010 15:50
    Damiano Mazzotti


    Secondo uno studioso di Harvard, prima dal 1900 al 1950 nei conflitti armati c’era solo il 50 per cento di probabilità che a vincere fosse la nazione più forte economicamente e militarmente soprattutto se il conflitto era distante dalla nazione più forte...

    Dal 1950 in poi c’è solo il 30 per cento di possibilità che a vincere sia la nazione più forte...

    Forse perchè oramai i nazionalismi e le nazioni si sono consolidate e le nazioni più forti non possono più permettersi migliaia di morti, e invece in nazioni come il vietnam o l’Afghanistan sono disposti a morire fino a quasi l’ultimo uomo...

    All’opposto, migliaia e migliaia di miliardi di spesa possono far fallire o impoverire una nazione ricca e potente...

     

  • Di pietro (---.---.---.244) 24 agosto 2010 18:48

    io la vedo come un cambio di ambasciata; si insomma prima c’erano i russi che non combattono piu’ , ma vendono le armi ai talebani.
    gli americani torneranno a casa , ma non a mani vuote,cioe’ con i loro permessi vidimati tipo consensi per il passaggio di vari oleodotti ecc ecc.... 

    e come sempre a scapito di povera gente e di poveri bambini senza,la tanto propagandata democrazia che gli americani non sono riusciti a esportare, e con un regime dittatoriale assolutamente piu’ duro e violento, che dovra’ rifarsi di perdite di denaro e di credibilita’

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