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Ad Alghero il fenomeno Crozza

Ad Alghero il fenomeno Crozza. Il comico genovese ha infiammato l'anfiteatro Ivan Graziani nel secondo appuntamento del Festivalguer 2011.

“...Vi voglio bene assaje - ciao Alghero...”. Alla mezzanotte in punto, più puntuale di Cenerentola, arriva il commiato allegro e generoso, del prode guerriero della risata. Centoquaranta minuti dopo l'irruente incipit sulla ribalta algherese, Maurizio Crozza lascia il pubblico in una standing ovation.

Il suo spettacolo “Fenomeni”, presentato nelle tre tappe sarde dall'associazione Shannara ha entusiasmato in un crescendo di applausi e risate circa duemila spettatori accomodatisi nella platea ai piedi del grande palco. Attrezzato per l'occasione da una mega schermo digitale che ritrae in extra dimensioni sia il faccione dell'attore che la sfilza dei personaggi in passerella, oggetto delle caustiche attenzioni dell'oratore. Accompagnato nella sua esibizione da una doppia spalla di supporto: Silvano Belfiore e Andrea Zalone si alternano alle tastiere nei commenti musicali, sino ad affiancare il maestro in alcuni sketch di ottimo cabaret. 

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Sergio Marchionne.

Lo spettacolo si articola in diverse fasi: monologhi orali e dissacranti, l’avvio ne è un esempio, con gag di prosa leggera che richiedono il supporto dei due comprimari. La partenza, intorno alle ventidue, è quasi scontata per entrare nel vivo dell’attualità con la cronaca politica, inevitabilmente sconfinata in quella giudiziaria. L’attacco alla casta politica investe l’attuale ministro alle politiche agricole indagato per presunte vicende mafiose, sino alle attività dell’esecutivo. Impegnato in opere la cui realizzazione è quanto mai paradossale.

Così l’affaire tav in val di Susa è banalizzata dall’apripista del Ballarò televisivo a considerazioni semplici. “..Aggiungiamo un posto a tav ?...” canta parafrasando Dorelli e poi chiosa: “all’Italia piacciono le imprese impossibili..”. L’accostamento al neo partito degli onesti lanciato dal ministro Alfano è tout court. Sono sogni impossibili i bisogni quotidiani degli italiani. Sempre piu’ sudditi in un fantomatico parco dei divertimenti, chiamato “Italialand” dove evolvono attrazioni uniche per irripetibili fenomeni. E' lunga lista di personaggi ripresi nel grande monitor digitale che amplifica, ove mai fosse necessario, le querelle romane governative e quelle vaticinate al Nord.

Dove i sempreverdi della Lega sono i bersagli preferiti dal Crozza macigno: dal trota Bossi junior, sino al padre padrone, passando per i caporali locali. Pronti a spargere nuovi loghi padani, magari meglio mimetizzati dopo quelli infausti alla scuola di Adro. Difficile citare tutti i “fenomeni” setacciati al vaglio dell’orante in completo nero. Se non passa indenne la mal celata omofobia clericale addebitata a Carlo Giovanardi, per il ministro Brunetta, Crozza inaugura la prima intervista impossibile con annesso travestimento. Perfezionato con la prima di una pila di parrucche ordinate in fila sul palco. Saranno impiegate tutte nei successivi set. È estenuante il ping pong di battute con Zalone che lo incalza sui tomi leggendari del folletto veneziano: dai precari ai fannulloni, sino ad una agoniata poco probabile estinzione dell’età pensionabile. Il clou delle singole parodie non può che investire il Cavaliere premier, ritratto in piu’ pose nella ascendente decadenza.

Sembra quasi infierire Crozza nel sequel di disavventure ultime che immaginano il monarca di Arcore solo, in un fantasioso camerino mentre si strucca dopo il buio sulla ribalta. La scena un pò penosa culmina in una delirante richiesta di aiuto alla ex moglie Veronica che materializza il suo volto, piu’ bello che mai, ingigantito nei mega pixel. Senza dimenticare un rito vagamente esoterico con tanto di giaculatoria liturgica a base di canne d’organo, con l’assemblea dei fedeli spettatori in piedi a ripetere: “freghiamoci”, ogni volta che l’officiante dal pulpito ripete il piu’ noto versetto “ Sci-li-po-ti ”. La satira irriverente è bipartizan, non meno urticante quando approda a sinistra. Dalla Bindi a Renzi, per lui una baby soap esclusiva, sino al povero e leggero Fassino. Ma la trilogia terribile che pone la lode all’intelligenza ilare dello show è una irripetibile sequenza. Le interpretazioni di Bersani, Marchionne e del presidente Napolitano segnano il passo al coup de theatre. Il segretario PD nell’iconoclastica posa in maniche di camicia, praticamente distrutte, è un automa che ripete slogan.

Alcuni dei quali plagiati allo stesso Crozza che ne rivendica la paternità ( “..abbiamo smacchiato un giaguaro..” ). L’a.d. Fiat richiama invece un vago Fantozzi all’icontrario sotto le domande incalzanti dell’intervistatore. Le bizzarre risposte del manager svelano tutto il suo livore esasperato nei confronti di quei mattacchioni sabotatori della FIOM. La ciliegina sulla torta è la fiction che riproduce lo spaccato al Quirinale in una mattinata tipo dell’agenda presidenziale. La prosa in trio con la coppia Zalone Belfiore, corazzieri per l’occasione è da incorniciare. L'aplomb istituzionale, moscio e tutto partenopeo del presidente ( “..non scomodate i biscottini...- ...nascondete le posate d'argento..” ) svanisce d'un tratto nelle non trattenute intemperanze dialettali, alla lettura dei d.d.l. governativi da firmare. Lo tsunami Crozza non risparmia i giornalisti televisivi: Santoro sta a John Lennon come Paragone a..Pupo ed una intera scena, probabilmente la più bassa nell'intero format, è dedicata alle poco attendibili fonti di Roberto Giacobbo conduttore del Voyager televisivo che tradotto nei Crozza fenomeni tramuta in Kazzenger.

C'è ancora il tempo dei bis con le parodie di Fuksas – Fuffas e dello scienziato Zichici. Impossibile derubricare i fenomeni di Crozza come attività di parte nell'agone politico. All'arte sempre complessa di far ridere, si aggiunge la prosa leggera dell'attore, bravo a consumare due ore e passa della nostra esistenza, nella sostenibile leggerezza dell'essere.

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