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"IlPadano.com" non risponde della propria vergogna, ma a noi. Ecco la nostra replica.

Ricordate lo scalpore suscitato dal sito leghista "IlPadano.com" sulla pubblicazione di lettere anti-Saviano e a favore dei negazionisti dell’olocausto? Ecco, la redazione di questo quotidiano online si scaglia ora contro l’autore dell’articolo che li aveva messi all’indice dell’opinione "internet". Ecco la loro e la nostra risposta.

Shameless. 

Umoristici, nella forma e nella sostanza. Girello annoiato per la rete e che trovo? Qualcuno se la prende con noi. IlPadano.com, il foglietto elettro-isterico della feccia padana che alberga nel paese, si lamenta di un nostro post nel quale, con inestinguibile macchia, abbiamo citato i piccoli. Rei, a nostro modo di vedere, d’aver dato voce a miasmi quantomeno imbarazzanti (parlavo di vergogna, e certo non rimangio il sostantivo).

Lettere al direttorio.

Nel merito, l’articolo si soffermava su un paio di lettere giunte al cosiddetto direttore della testatella. Prive di risposta e per di più, se vogliamo, rese pubbliche. Adiacenza al pensiero contenuto nell’epistola o cosa? No, perché i saggi padani mi ricordano che la pratica delle lettere al direttore è uso comune di qualsiasi giornale (diversamente da ciò che reputano la mia lettura, un detto Quotidiano dei lavoratori. Che se anche esistesse, e fosse...).

Come se le lettere a Romano, a Augias, a Colombo o chicchessia fossero pubblicate senza filtro o replica. Ma va bene. Le missive in questione scagionavano monsignor messere Williamson dalle accuse di negazionismo (“e se avesse ragione?“) e scanzonavano a “terrone” e “venduto” la figura di Roberto Saviano (“Vada per il savianesco sbeffeggiamento – mi dicono - considerato che la sola antimafia che non ci addormenta non è la concionesca bensì quella delle palle sparate; in testa, e al costo dello stipendio da carabiniere”). E il vergogna” resta ribadito.

Quel gioco di luci in Aspromonte. 

A ben leggere, se solo tale facoltà li permeasse di sé, il titolo del post era “Il negazionismo e quell’imbarazzante anima latina“. Che, volendo, poteva saltare all’orecchio come curiosa pulce. Anima latina? E che c’entra? Non dovrebbe essere stato arduo scorrere di poco l’articolo in questione, per ravvedersi di un altro paio di appunti nei quali mi sono prodotto. Un articolo, uno dei tanti in tanto fetore, ricordava agli amministratori padani che chiudere le scuole in caso di neve è “da terroni”, atteggiamento che avrebbe ceduto il passo verso il più alto scherno che l’animo padano possa subire: mostrare, appunto, un’imbarazzante anima latina. Come se questa, e rispondo tanto per dirla, dovesse essere cagione di vergogna.

Oppure – motivazione troppo tecnica per le doti dei dotti – come se la neve fioccasse solo presso le lande abitate dalla nobile stirpe dei gallo-boy: è noto e arcinoto come sul Gran Sasso (chiedere degli aquilani, anche se fuori competenza geografica), la Sila, il Pollino e l’Etna, solo per esempio, il candore in cima sia provocato da un curioso effetto visivo. L’altro riferimento era ad un tenerissimo pezzo nel quale si dimostrava, su basi scientifiche piuttosto burlone, quanto fossero nocivi gli extracomunitari per gli scoiattolini lecchesi. Senza dimenticare, sarebbe imperdonabile, il riferimento ai tempi belli della Lega che chiedeva a B. sui suoi “trascorsi mafiosi“. Issue glissata, ovvio. Poi vabbè, c’è dell’altro ma non vorrei oberarli di ulteriore disagio.

Zuzzurelloni alla Franceschini.

Veniamo, dunque, ai riferimenti personali. Oltre ad avermi dato del “Cicca-cicca” (eh?), de lmaniaco (graziato dalla legge che istituiva la chiusura delle case di cura per malati mentali) e dell’altro (leggere per ridere), mi ritengono un sinistro che usa firmarsi con la U’ in ricordo dei fastosi festival dell’Unità, “marchio di tetragona scuola brezneviana”. Come se da queste pagine si evincesse un’ideologia di riferimento, per dire. Ma va bene ancora. Per il “Sanculotto in Dario Franceschini Style“, intanto, li ringrazio ancora: ho pronto un nuovo motto e la vostra controfirma lo renderà ancorpiù autorevole.

Bassi istinti ethernet. 

Giungo alla nota più triste: i disperati fanno sapere, inoltre, che si rallegrano dell’accaduto: il post, veicolato come tanti altri da qui partiti, gli ha garantito un boom di accessi al sito a loro finora sconosciuto. Non crediamo quindi di volergliene se, grazie a noi, per una buona volta la media di visitatori giornalieri del loro sito si sia innalzata sensibilmente. Dato che, a ben vedere, giace comunque sui 350 accessi medi, un quarto, un quinto della nostra media quotidiana (fateci sapere quando toccate i ventimila contatti singoli in 24 ore). Ma è roba, dicevo, da poveracci.

L’espulso, Borghezio e lo Scisma di Mantova. 

Poveracci sì: questi scarti del giornalismo, ancora in questi giorni, si distinguono per un uso volgare e inebetito di parole e notizie. Basterebbe, a ben pensarci, consultare gli oscuri figuri che lavorano alla redazione del sitarello (iscritto al tribunale, quotidiano e privo di inserzioni pubblicitarie: controllate – dico ai miei, di lettori – che non vi manchino spiccioli in tasca. Farò altrettanto).

Giulio Ferrari, per esempio, l’arcidirettore del cassonetto, si fa fregio di uno spavaldo ardore cattolico (“Le donne padane offrono i crocefissi per le scuole“). Ciò malgrado sia stato espulso, a suo tempo, dalla consulta cattolica della Lega. Si potrebbe dire: e che c’entra? C’entra che le lettere pro-Williamson trovino nel nostro un crogiuolo accogliente, se è vero come pare che è uso difendere chi è tacciato d’essere “lefreviano“, o spiegare, alla vulgata inclita, il sacro verbo del Borghezio ‘95 che chiamava a raccolta sotto lo scisma di Mantova, per la creazione di una chiesa autonoma, padana, col suo Natale federale in anticipo di una settimana. Roba da chierici.

Padano-Italiano, Italiano-Padano. 

Nota a margine, infine, per l’italiano adoperato nella caustica replica: non stupisce che il linguaggio, scorretto e sgrammaticato, non possa trovare pace col vocabolario tosco-romano (in uso nell’incivile penisola mediterranea), essendo tanta genia lontana dalle valli del Tevere, stanziale nell’edotto sottobosco lepantino. E qui mi fermo, meglio così. Ora: se lor signori hanno intenzione di rincattucciarsi e cominciare a provare vergogna che facciano pure. Permesso accordato.
U‘

 

Commenti all'articolo

  • Di Fabio Barbera (---.---.---.134) 28 novembre 2009 10:47
    Fabio Barbera

    brutta cosa la lega: populista e xenofoba (intrisa di un razzismo incostituzionale, animalisco, pervaso d’odio verso tutto ciò che non conosce). Vive una crisi profonda per colpa dell’incoerenza tra il prima: quando i leghisti gridavano "Berlusconi mafioso" e il dopo: costretti a fare da foglia di fico al cavaliere comprendone e giustificandone le nefandezze per evitare di perdere quella poltrona su cui sputavano poco tempo fa. Il leader padano gridava "Romaladrona", con la bandiera italiana ci si voleva pulire il verde deretano. Adesso, quello che ne resta del "leader", ci ha ripensato... peggio di un qualsiasi Capezzone. Se in più ci si aggiunge che questa gente è rappresentata mediaticamente da giornali come IlPadano si capisce quale profonda crisi attraversa lo stolto partitello!

    Fabio, senza U di Unità smiley

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