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Home page > Attualità > 10 settembre: Giornata Mondiale per la prevenzione del suicidio

10 settembre: Giornata Mondiale per la prevenzione del suicidio

– Avviare istruttorie pubbliche locali, non delegare ai tecnici e tantomeno al “ceto politico”

– diffidare della “amorevoli cure” delle multinazionali del farmaco

– indire una istruttoria pubblica comunale ovunque.

Le riflessioni di Vito Totire (*)

I numerosi suicidi che si sono verificati a Bologna negli ultimi anni sono passati rapidamente nel dimenticatoio: quelli nelle carceri in particolare o quello in questura nel 2017, i tanti legati a situazioni di povertà e abbandono ma anche quelli ancor meno “prevedibili” come la vicenda della farmacista del Pilastro, un suicidio importante come tutti gli altri che tuttavia non ha indotto una sufficiente riflessione sui metodi di indagine adottati dalle istituzioni.

Quella del 10 settembre 2019 – giornata mondiale per la prevenzione del suicidio – è una iniziativa/scadenza utile che non dobbiamo sprecare. Occorre cercare di non ridurre il tutto a qualche convegno e a pochi spazi sui media. Occorrerebbe definire dal basso un programma collettivo costruito dalle comunità locali senza delega ai tecnici ripristinando piuttosto con i tecnici la antica ma essenziale dialettica della “validazione consensuale”.

Molti anni fa a Bologna esisteva un Tavolo per la salute mentale. Dell’esistenza di questo tavolo non abbiamo più notizia. Si potrebbe riattivare? Non che il problema del suicidio sia inevitabilmente e automaticamente connesso alla psichiatria. Un nesso esiste, in alcune circostanze (vedi il testo di Scheff citato in coda) ma il problema di fondo è superare le costrittività sociali, materiali, psicologiche che sono quasi sempre all’origine delle condotte suicidarie.

Un recente articolo (su Il Fatto quotidiano) ha descritto il quadro epidemiologico mondiale. Si è registrato un significativo calo dei suicidi soprattutto a vantaggio delle donne nei Paesi extra-occidentali. L’autore dell’articolo (Pino Arlacchi) correttamente correla questo andamento sia al miglioramento delle condizioni materiali e relazionali di vita sia come disconferma delle pregresse ipotesi eziologiche genetiste/lombrosiane.

Abbiamo cercato di iscriverci a uno degli eventi clou di quest’anno in Italia, previsto a Roma il 16-17 settembre. Troppo tardi, iscrizioni chiuse: non si potrà seguire neanche in streaming. Saremmo andati volentieri ad ascoltare e discutere. Leggendo meglio il programma però sono sorti dubbi sull’impostazione del suddetto convegno. L’iniziativa si ripete ogni anno da diversi lustri. Avevamo all’inizio intravisto un’impostazione positiva (sulla lunghezza d’onda della esperienza storica del Centro per la prevenzione del suicidio di Los Angeles) e avevamo soprattutto sperato che il convegno annuale di Roma desse avvio a una solida e capillare rete per la prevenzione.

Ci pare che all’iniziale impostazione – certo già molto accademica e “scientista” – si stia sovrapponendo la longa manus delle multinazionali farmaceutiche. Non potremo discutere con i relatori del convegno e dunque le nostre perplessità le approfondiremo altrimenti. Accanto a relazioni di assoluto e drammatico interesse (il rischio suicidario nella popolazione carceraria) ve ne sono altre che destano preoccupazione in quanto fanno riferimento ad asserite «evidenze genetiche» (come abbiamo visto assolutamente disconfermate dalle osservazioni di Pino Arlacchi) e altre che ripropongono mezzi “miracolistici” per prevenire e affrontare il fenomeno: uso del litio o dei farmaci antipsicotici long-acting; stimolazione magnetica transcranica (!); e ben due comunicazioni (in una giornata e mezza) sull’uso della ESKETAMINA, farmaco “stupefacente”, approvato con una velocità incredibile – pare con l’appoggio di Trump – in un contesto come quello statunitense già devastato dallo strapotere delle multinazionali del farmaco e da una tragica epidemia ancora in atto causata da oppiacei legali.

Ci sono nel convegno romano altri argomenti importanti (sarebbe utile ascoltarli) sul rapporto fra internet e suicidio, sul rapporto fra social e identità personale. E ci sono relazioni “sorprendenti” come quella su «cannabis e rischio suicidario» ma anche in questo caso preferiamo ascoltare o leggere prima di criticare in maniera aprioristica.

Tuttavia preoccupa – senza ovviamente voler insinuare giudizi negativi su tutto il convegno – il peso dell’industria farmaceutica. Viene correttamente segnalata alla luce del sole la sponsorizzazione da parte di ben 14 case farmaceutiche fra le quali, in pole position – anche dal punto di vista dell’impostazione grafica della locandina – proprio la casa che produce la ESKETAMINA. La precisazione secondo cui la sponsorizzazione non è condizionante …suona come una excusatio non petita.

La questione che stiamo discutendo è drammatica dunque intendiamo evitare polemiche e critiche aprioristiche. Anche per questo chiediamo il massimo di partecipazione dal basso e di trasparenza.

Ogni comunità locale dovrebbe adottare un piano di osservazione e di prevenzione. E’ necessario evitare che anche le tragedie e i lutti diventino occasione di profitto per le case farmaceutiche. Profitti che sono sotto gli occhi di tutti (vedi il testo di Goetze, citato in coda) e che sono stati resi pubblici anche in relazione all’ultimo “farmaco miracoloso” cioè l’esketamina.

La prevenzione non si fonda sui farmaci ma sulle condizioni materiali e sulla qualità delle relazioni umane.

BIBLIOGRAFIA MINIMA

Peter Goetze, Medicine letali e crimine organizzato, Fioriti editore (2016)

Thomas Scheff, Per infemità mentale, nella collana Medicina e potere diretta da Giulio Maccacaro, Feltrinelli (1980)

(*) Vito Totire è portavoce del circolo “Chico”Mendes, Centro per l’alternativa alla medicina e alla psichiatria

Questo articolo è stato pubblicato qui

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