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Un successo della sinistra: Veronica chiede il divorzio

Uno spettro si aggira per l’Italia. Ha 73 anni e incolpa la “sinistra” di aver imbrogliato sua moglie che ora gli chiede il divorzio.

 

Per prima cosa ci dovrebbe spiegare dove vede la “sinistra”. Noi la cerchiamo da molto tempo e non la troviamo.

Il vecchio satiro sembra scosso dal fatto che il suo matrimonio, pacificamente strutturato in un sistema comunissimo, in cui lei ricopre il ruolo di fattrice, piena di soldi in una bella casa, addetta all’allevamento dei figli, e lui nel ruolo del leader economico e politico, a cui tutto è concesso, improvvisamente viene messo in discussione dal fatto che il “caro leader” frequenta le minorenni.

Francamente io penso che la signora in questione fin dagli inizi sia stata abbagliata dal denaro e dall’uomo di successo e di potere, e che, se avesse avuto una personale etica, avrebbe trovato molto più grave l’intreccio tra affari - politica - mafia, così bene illustrato dal libro di Travaglio “L’odore dei soldi”, o il “Lodo Alfano” che distrugge l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla LEGGE, di una ennesima “scappatella” ormai peccato veniale nella realtà di una vita ormai vissuta separatamente da molti anni.

La “sensibilità femminile” viene fuori solo quando si tratta di corna e la Veronica si offende perché il marito frequenta le minorenni, ma non si parla di autocritica nell’aver sposato il personaggio, e non una parola sul piduista, sulle leggi “ad personam” che lo hanno salvato dalla galera, il conflitto di interessi, l’amicizia con i delinquenti Craxi e Previti, l’enorme potere monopolistico sui media.

La cosa (il chiedere il divorzio) mi sembra un dispetto di donnetta opportunista dove c’è odore di soldi per sé e i suoi figli, mentre vi è materia di ben altro peso che doveva significare la separazione.

Pur detestando il personaggio, che giudico un piccolo dittatore e una grande anomalia per la democrazia, non posso fare a meno di simpatizzare più per un mascalzone autentico, che non nasconde i suoi vizietti, piuttosto che per la Veronica che si è fatta comprare a peso d’oro e aveva accettato pienamente il gallismo del sempreverde coniuge, senza invece trovare immorale il modo con cui il marito scalava il potere economico insieme a quello politico, e poi avere la faccia di andare alla Bocconi insieme alla figlia Barbara a tenere lezioni sull’etica.

Commenti all'articolo

  • Di Cristiano Fantinati (---.---.---.141) 7 maggio 2009 13:34

    Articolo semplicemente stupendo!
  • Di (---.---.---.5) 11 maggio 2009 02:32
    Sulla banca Rasini, dove il padre Luigi Berlusconi lavora per tutta la vita, da semplice impiegato a direttore generale, ecco la risposta di Michele Sindona (bancarottiere piduista legato a Cosa Nostra e riciclatore di denaro mafioso) al giornalista americano Nick Tosches, che nel 1985 gli domanda quali siano le banche usate dalla mafia: "In Sicilia il Banco di Sicilia, a volte. A Milano una piccola banca in piazza Mercanti". Cioè la Rasini, dove - ripetiamo - Luigi Berlusconi, padre di Silvio, ha lavorato per tutta a vita, fino a diventarne il procuratore generale. Alla Rasini tengono i conti correnti noti mafiosi e narcotrafficanti siciliani come Antonio Virgilio, Salvatore Enea, Luigi Monti, legati a Vittorio Mangano, il mafioso che lavora come fattore nella villa di Berlusconi fra il 1973 e il 1975.
    ...Nel 1973 Berlusconi, tramite Marcello Dell’Utri, ingaggia come fattore (ma in seguito Dell’Utri l’ha promosso "amministratore della villa") il noto criminale palermitano, pluriarrestato e pluricondannato Vittorio Mangano. Il quale lascerà la villa solo due anni più tardi, quando verrà sospettato di aver organizzato il sequestro di Luigi d’Angerio principe di Sant’Agata, che aveva appena lasciato la villa di Arcore dopo una cena con Berlusconi, Dell’Utri e lo stesso Mangano. Mangano verrà condannato persino per narcotraffico (al maxiprocesso istruito da Falcone e Borsellino) e, nel 1998, all’ergastolo per omicidio e mafia.
  • Di kthrcds (---.---.---.70) 14 maggio 2009 17:37

    Eccellente articolo. Mi trovo d’accordo su tutta la linea, tranne sul punto della simpatia a Berlusconi – anche se mi è ben chiaro il senso dell’affermazione. È che Berlusconi non riesco proprio a sopportarlo.

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