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L’Italia: un grande paese

Da Berlusconi a D’Alema, la Casta politica definisce l’Italia un grande paese, una potenza economica cui corre l’obbligo prendersi responsabilità a livello globale, pena una marginalizzazione che nuocerebbe al buon nome e al peso dell’Italia nel consesso internazionale.

Questi discorsi non entrano mai nel merito e non escono da generiche retoriche, in nome di cose senza senso si prendono decisioni che mandano a crepare italiani e si buttano migliaia di miliardi. 

Il nostro “grande paese” non ha alcun beneficio dalla partecipazione a conflitti poiché questi sono decisi dagli interessi americani, che hanno una struttura economica multinazionale, e noi facciamo solo la figura di obbedienti camerieri schierati con i più forti e prepotenti, non ricavandone alcun vantaggio, né profitto, né prestigio.

Sfido chiunque ad elencare i risultati vantaggiosi ottenuti dalla partecipazione, insieme al criminale di guerra Bush, alla aggressione all’Iraq (che dal punto di vista americano e petrolifero aveva un senso, anche se criminale), ma noi ci abbiamo lasciato 4.000 miliardi di vecchie lire e 40 morti e ci siamo guadagnati l’ostilità di buona parte del mondo arabo con cui avremmo particolare interesse ad avere buoni rapporti.

Ben diverso sarebbe il discorso se l’Italia concordasse con la UE ogni intervento internazionale e concorresse affinché l’Europa parli con una sola voce per recitare un ruolo autonomo, da grande polo economico del peso degli USA, per fare una politica di pace e di incontro con i nostri vicini, della Russia e del mondo arabo, sulla base dei nostri veri interessi economici e politici.

Una “grande Europa”, senza il Regno Unito (che non ha voluto adottare l’euro), è in grado di far finire la umiliante occupazione militare che da oltre 50 anni soffre sul proprio territorio ad opera delle basi USA e Nato, creando un esercito europeo, basato solo sulla difesa, integrato come comando, in grado di respingere qualunque attacco di chiunque.

Ma il vero “scudo stellare antimissile” dell’Europa sarebbe la sua politica di pace e di integrazione economica con coloro che già ci forniscono gas e petrolio, e sono i nostri confinanti e vicini.

Stesso discorso per l’Afghanistan, noi siamo lì a rimorchio degli USA, e i soldati italiani, mandati a crepare laggiù, non difendono l’onore e il prestigio dell’Italia, ma sostengono una politica ottusa e servile, perdente, decisa da persone squallide che restano al sicuro nei loro ministeri.

Il nostro “grande paese” ha tre regioni in mano alla mafia, rifiuti tossici sono stati sversati ovunque, 30 navi con rifiuti speciali e radioattivi sono state affondate davanti alle nostre coste, le centrali nucleari dismesse dopo il referendum non sono ancora in sicurezza e costituiscono un grande pericolo, non è nemmeno stato predisposto un sito per lo stoccaggio di queste scorie dopo 23 anni. I soldi per la ricerca non si trovano mai, ma saltano fuori quelli necessari a costruire una inutile portaerei, e i nostri cervelli sono costretti ad emigrare.

Io userei il nostro esercito e i soldi per le missioni all’estero per risolvere questi urgentissimi problemi interni e farei una immediata iniziativa politica per una grande Europa.

Credo che un enorme prestigio internazionale ci verrebbe dall’avere un paese che risolve problemi di legalità, di sicurezza ambientale, di rigore fiscale, e crea mentalità e cultura europea, perché in Europa siamo a casa nostra e vogliamo comandare noi, e finirla di fare i burattini ai comandi degli eterni imperialisti che assomigliano sempre più a pugili suonati che sanno solo menare le mani.

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