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Commento di

su Mattarella e la fenomenologia della dissolvenza


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17 marzo 2015 18:14

Non entro nel merito della questione monarchia/repubblica: dopo quasi 70 anni credo sia un argomento abbondantemente obsoleto, e poi francamente non mi coinvolge.

Per quanto riguarda invece Mattarella, non lo conosco, quello che so su di lui è soltanto quello che ho potuto sapere (forse!), dai mezzi di informazione: non sono mai stato iscritto ad un partito, tantomeno alla DC o al PPI.
In un settennato, 40 giorni sono veramente pochi: neanche il tempo di trasferirsi fisicamente, portare tutte le proprie carte, conoscere tutte le persone dell’entourage sulle quali dovrà confidare per qualsiasi necessità, scegliere i propri collaboratori più stretti, prendere visione di tutti i più importanti documenti che un Presidente della Repubblica dovrebbe conoscere, incontrare tutte le persone (vertici politici, militari, servizi segreti, ecc.), chiedere informazioni e chiarimenti a tutti coloro tenuti a darli.
E potrei continuare molto a lungo...insomma, cominciare ad imparare a fare il PdR, che non dev’essere una passeggiata di salute!
Per il momento, senza voler dare alcun giudizio sul suo operato, cosa impossibile per le ragioni appena esposte, sono abbastanza confortato dal diverso modo di comportarsi rispetto al suo predecessore. Mi viene fatto di pensare che se tra sette anni dovessi valutare positivamente anche un solo suo atto di coraggio, di rottura rispetto al conformismo acquiscente imperante, magari in aperto conflitto con chi lo vorrebbe zitto e muto, magari in difesa anche solo di un principio enunciato nella Costituzione di cui un PdR dovrebbe essere garante, anche se solo questo e null’altro, sarebbe già per me un titolo di merito rispetto a Napolitano.
Il protagonismo non mi è mai piaciuto, sopratutto in chi, almeno in via di principio, dovrebbe sforzarsi di essere super partes.


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