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Commento di mauro bonaccorso

su Imprenditoria Italiana, la nuova Aristocrazia


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mauro bonaccorso 12 aprile 2009 11:31
 
Caro Morias vorrei fare una premessa.
Concordo pienamente con la tua idea sull’ipocrisia che considero il male assoluto.
Vorrei inoltre dissentire dalla tua idea di antisocialità che non mi sembra trasparire dall’articolo in questione, per farti un esempio non considero Giacomo Leopardi un pessimista perché il pessimismo non genera opere artistiche come le sue, ma il discorso sarebbe troppo lungo per affrontarlo in questa sede.
A questo punto, in riferimento al tuo articolo desidero complimentarmi per la sintesi che enfatizza il contenuto.
A parte il fatto che considero gli aristocratici del passato, parassiti di una umanità incapace di reagire ai soprusi (ma le motivazioni sono connaturate , spesso, nella condizione sociale e culturale della popolazione subordinata).
I nuovi aristocratici, come tu li definisci, altro non sono che il prodotto di uno sviluppo sociale distorto, che vede attori e comparse spesso in sintonia, su questioni che invece dovrebbero vederli schierati in maniera diametralmente opposta.
La cultura dominante anche definibile subcultura, dunque, gioca un ruolo fondamentale nella gestione dei conflitti sociali, appiattendoli, fino a farli scomparire. Sembra che la maggioranza non si accorga della disparità, anzi la giustifichi, perché così le è stato insegnato.
Allora i politici che dicono di lavorare per noi, in realtà fanno il gioco dei loro “grandi elettori”, vogliamo chiamarle caste, lobbies, corporazioni è uguale, il risultato non cambia.
Le corporazioni dunque hanno una licenza di autoreferenzialità implicita nel patto elettorale che sottoscrivono o che risulta comunque da un tacito accordo.
In conclusione, o recuperiamo il valore di cittadinanza, unica premessa di una reale convivenza sociale democratica o saremo costretti a subire tutte le conseguenze di una disparità implicita nell’attuale forma di gestione del potere (che brutta parola). Forse però, i ricchi amministratori non si rendono conto di ciò che rischiano o forse anche questo è messo in conto come utile di impresa.
In sostanza, più controlli, maggiore dignità nel mondo del lavoro e soprattutto abbandono dell’ipocrisia nei rapporti interpersonali, ma forse sto parlando dell’isola che non c’è.
Un saluto
Mauro 
 

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