PaoloM

L’affermazione del Prof. Mario Ricotti che in Italia non abbiamo un sito definitivo per le scorie nucleari di provenienza industriale o medica ("non abbiamo un deposito permanente per le scorie a minor rischio") è già molto preoccupante.

Se poi ci affidiamo a terzi per le scorie da centrali nucleari (a maggior rischio) mi sembra siamo molto ottimisti, visto che negli Stati Uniti sono ancora alla ricerca di un sito "sicuro" per le loro scorie. Infatti le scorie ed i combustibili nucleari presenti in Italia (di provenienza dalle ex centrali non attivate), risultano ancora stoccate all’interno delle stesse centrali.

La centrale di Olkiluoto (unica in Europa, se si esclude quella sperimentale in Francia) è una eccezione: i Finlandesi l’hanno voluta perché un gruppo di industriali aveva un progetto specifico, per il quale avrebbero assorbito l’intera produzione di energia elettrica della centrale EPR francese. Peccato che, nonostante le competenze forse uniche della società Areva per quel tipo di centrali, i costi di realizzazione siano più che triplicati, mentre i tempi di attivazione non sono ancora calcolabili (non è ancora entrata in funzione!), ma supereranno anch’essi tre volte il previsto.

Quanto alla "sicurezza maggiore" nell’ approvvigionamento del combustibile nucleare, non sarei tanto ottimista, sia in termini di costi (sono troppi i richiedenti) sia di sicurezza (vista la situazione politica internazionale)..

Sono invece favorevole a mantenere un "know how" nel settore, ma orientandolo verso centrali di piccole dimensioni, che stanno avendo sempre più attenzione nel mondo.

Concludo sottolineando quanto dice il Professore, cioè che l’ Italia non ha necessità di forti incrementi di energia elettrica. Dovremmo prima fare un serio Piano Energetico Nazionale e su quella base programmare sistemi sia a rinnovabili, che nucleari di piccola entità.