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Commento di Persio Flacco

su Credenti e non credenti: dove porta il dialogo Scalfari-Bergoglio (terza parte)


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Persio Flacco 27 settembre 2013 00:21

<< Il confine che si sgretola fa capo alla ipotesi, proposta dai vari Mancuso e altri, che il confine credenti-non credenti vada superato. Storicamente è stato considerato un confine netto, ma proprio il filo di ragionamento che ho cercato di seguire porta alla conclusione di Vannini che in realtà non esista, non sia mai esistita (la religione è filosofia, la filosofia è religione), ma che sia sempre stata una falsa contrapposizione; limitata al più al rapporto uomo-natura, ma incapace di affrontare il problema della definizione dell’umano come essere affettivo, artistico, e – solo dopo anni – anche pensante.>>

Lei affronta la questione nella prospettiva della critica storico filosofica dei rapporti tra laicità e religione; io affronto la questione in modo più diretto.
Vediamo se riesco a sbrigarmela in poche righe. Poniamo che io creda nell’esistenza di Dio: posso pensare, ad esempio, che Egli ha creato l’uomo e tutti gli esseri viventi tal quali sono ora, che dunque l’evoluzione sia una teoria astrusa e probabilmente diabolica. 
Oppure posso pensare che Dio ha creato l’Universo e le sue leggi e che in qualche angolo di questo si è sviluppata la Vita, e che l’evoluzione in essa ha determinato la forma dei viventi come ora li conosco.
Non sarei più credente nel primo caso che nel secondo, ma nel secondo caso la mia visione coinciderebbe con quella laica. La differenza sarebbe nel postulato di base: esiste Dio o non esiste Dio.

In modo analogo si potrebbe affrontare la questione della definizione dell’umano.


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