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Commento di

su Superare la dicotomia destra-sinistra. O anche no.


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20 agosto 2013 12:11

<<Si direbbe, a leggerla, che tutta la vicenda del khomineismo iraniano si risolva solo e unicamente nella logica dello scontro con Israele. Anche questa è una visione che

partecipa, volente o nolente, ad una mistificazione: che tutto possa e debba essere interpretato attraverso i canoni della politica internazionale (chi ha rovesciato chi, chi

ha interessi a fare cosa eccetera) piuttosto che interpretando le motivazioni culturali che agiscono nel latente.>>

Ho seguito, e seguo, molto attentamente la questione dei rapporti tra Israele e mondo arabo islamico e sono giunto alla conclusione che il conflitto israelo palestinese è una

delle principali motivazioni dell’avversione di questo mondo verso Israele. La seconda è la stretta e ampia alleanza di Israele con le potenze ex colonialiste europee e

soprattutto con quella neoimperialista americana. 

Preciso che l’avversione è diffusa tra le genti di quel mondo: i regimi seguono spesso tendenze diverse, quando non opposte,

rispetto ai loro popoli. Posizioni solitamente dettate dal pragmatismo. Lo dico per rispondere al sospetto che io voglia tirare strumentalmente in ballo Israele anche la dove

non c’entra nulla. Quanto alle motivazioni culturali dovremmo scrivere molto di più di quanto consentito in questo spazio solo per sfiorarne la superficie e, in ogni caso, a

mio parere in questa fase storica non sono esse a determinare le spinte prevalenti.

<<E vedo che lei identifica l’Iran con il regime degli ayatollah. Che il movimento rivoluzionario iraniano, a cui partecipavano anche le componenti laiche e marrxiste, abbia

avuto le sue ragioni antioccidentali ad abbattere il regime dello Shah, e che per questo abbia avuto dalla sua le grandi massi iraniane, non è discutibile.

Ritenere invece il movimento politico-religioso khomineista - basta ricordare che fine hanno fatto gli esponenti laici e marxisti - un elemento di riscatto evolutivo in quanto

anch’esso antiamericano e anticapitalista, fu la più colossale cantonata interpretativa che la sinistra radicale fece a suo tempo (a proposito di destra e sinistra) e che

tuttora fa, spesso, in nome di un assai malinteso filoislamismo più o meno terzomondista.>>

Non apprezzo affatto il regime khomeinista, come dovrebbe essere evidente dall’impronta politico ideologica che, almeno credo, emerge da ciò che scrivo. Ma nemmeno lo ritengo

il peggiore dei regimi esistenti in quel contesto territoriale, culturale, religioso. Non tale da citarlo come esempio di regressione possibile rispetto al Capitalismo.
La priorità per gli iraniani era scrollarsi di dosso una dittatura feroce, non un modello economico. Meglio: mentre probabilmente per la componente marxista l’una

discendeva dall’altro, per la componente islamista e nazionalista più che il modello economico emergeva l’iniquità di poteri estranei che imponevano alla comunità nazionale

islamica il loro volere.
Come spesso (sempre?) accade nel mondo islamico le prevaricazioni e la violenza subite dagli "infedeli" diffondono e radicalizzano il fanatismo religioso, e a volte lo portano

al potere. In Iran ne ha fatto le spese il Tudeh. Questo dovrebbe rispondere alla sua ipotesi: che io ritenga il khomeinismo un salto evolutivo rispetto al capitalismo

occidentale incarnato nel regime dello Scià.
Tendo a ritenere invece il khomeinismo come un sottoprodotto della violenza esercitata dagli agenti del capitalismo occidentale contro gli iraniani.

<<In questo senso ho citato l’Iran, a proposito di un "superamento involutivo", accaduto nella storia quando si è tentato di andare oltre una società modellata sul capitalismo

occidentale. Si vuole andare "oltre" e ci si ritrova "indietro". E se andare "oltre" una cultura dominante è del tutto legittimo, tornare indietro invece non lo è affatto;

involuzione vs evoluzione; destra vs sinistra, tanto per tornare all’articolo. In questo senso, per quanto ho potuto capire, lo interpretava Fagioli nel testo che ho citato,

scritto a ridosso della rivoluzione iraniana. Ma non mi risulta affatto che Fagioli sia filoisraeliano. Tutt’altro direi.>>

Nel caso dell’Iran il modello economico capitalista è stato sicuramente un fattore assai meno rilevante rispetto al modello di regime repressivo che era in vigore nel

mobilitare le forze rivoluzionarie.

<<Per quanto mi riguarda invece non ho mai nascosto quello che penso in merito alla questione israelo-palestinese e, tanto più a quella israelo-iraniana. Le simpatie

khomeiniste verso un pensatore nazista come Heidegger non fanno che rinforzare le mie convinzioni.>>

Purchè non si estenda il particolare al generale e l’episodico al permanente.

<<Anche se certamente non approvo la politica colonizzatrice israeliana dei Territori e spero che termini al più presto con un trattato di pace definitivo. Ma per

sottoscrivere un accordo bisogna essere in due e trovo del tutto insoddisfacente la teoria manichea per cui il bene sta di qua e il male di là, senza tante sfumature.>>

Di questo abbiamo già parlato in un altra discussione.

<<Quanto alla sua preferenza per un regime apertamente autoritario, in quanto "più facile mobilitargli contro le forze democratiche", mi auguro che sia una provocazione,

magari un po’ superficiale. Suppongo che anche lei stia meglio in una democrazia occidentale, per quanto ipocrita ed "eterodiretta" dal grande fratello americano, piuttosto

che nella Germania nazista. O no ?>>

Beh, l’alternativa che mi pone è piuttosto forzata, almeno quanto la mia tra dispotismo esplicito e dispotismo "democratico". Ho cercato di estremizzare, per chiarezza e

brevità, ma temo di non essere riuscito a farlo.

Ma voglio concludere motivando le mie obiezioni riguardo alla propaganda anti iraniana. 
Come saprà sono in atto forti pressioni sui governi occidentali: su quello USA in particolare, per indurli ad affrontare militarmente il regime iraniano. A questo scopo sono messi in campo una varietà di metodi: propaganda mediatica e pressioni lobbistiche, soprattutto.

Personalmente considero un confronto militare con l’Iran un evento disastroso, e per questo ogni volta che mi imbatto in qualche intervento che a mio parere contribuisce alla campagna propedeutica alla guerra cerco di rintuzzarlo.


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