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Commento di Daniele Comoglio

su Le inquietudini della società dei consumi


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Daniele Comoglio 4 ottobre 2008 00:01

Condivido in toto questo articolo.

Non riusciamo a staccarci dalle nostre conquiste distruttive. Anche solo le bottiglie d’acqua (per produrle, oltre ad usare petrolio, si consuma più acqua di quella poi bevuta!) ed i supermercati da raggiungere ovviamente in auto (che verrà caricata a dismisura) o il quotidiano (finanziato dai più grandi gruppi economici), anzichè leggere i blog dei giornalisti indipendenti o dei liberi pensatori!

Purtroppo i centri commerciali e le fabbriche d’automobili si fanno molta più pubblicità delle biblioteche e dei musei, ma finchè la scuola non insegna a cercare in sè stimoli per essere curiosi il mondo sarà sempre avvantaggiato da chi propone frasi banali sotto cui seguono ricchi premi.

Ma come dar torto alla gente se, lavorando tutto il giorno, vuole poi vuole spendere i soldi?
D’altronde la maggior parte si reca a lavoro per ricevere in cambio soldi, poche volte ha altre soddisfazioni!
Quindi la vendetta che può permettersi, contro la società che li opprime costringendoli ad orari ed azioni ben precisi come perfetti computer e robot, è comprare per mostrare in giro il frutto delle sue fatiche! Nell’opulenza cerca di vincere la sfida con altri esseri umani e solo cosi si sentirà davvero umano! I perdenti non sono ammessi e devono fare di tutto per sentirsi accettati battendo il prossimo in acquisti ancora più mirabolanti. Chi non consuma viene messo da parte e fatto sentire diverso. Così chi non si adegua soffrirà.

E’ sicuramente un sintomo di frustazione la corsa agli acquisti, ma chi non è frustrato nell’alzarsi alle 7, se non prima, per fare ogni giorno lo stesso tragitto quasi sicuramente super intasato e rincasare dovendo sorbirsi sempre le stesse persone e i soliti programmi TV (il satellite purtroppo non ce l’hanno tutti, così ecco i 9 milioni di italiani che guardano i quiz delle principali reti e gli scandalosi TG di regime, con completi servizi senza commenti o critiche costruttive; fatti, avvenimenti oscurati o con termini usati al contrario, ecc.).

Non sono solo i soldi il problema, ma il conformismo, le abitudini.
Molti hanno paura di cambiare abitudini come già dicevo all’inizio.
Pensano che rinunciare a qualcosa sia una perdita nella qualità della vita.
Sarebbe bello che il più opulente ed egoista provasse a sbarazzarsi della sua auto sportiva e del suo televisore ultra piatto per usare la bici e godere di giardini e sentierini col vento in faccia e per leggere bei libri profondi e seri (consiglio caldamente "Essere o Avere" di E. Fromm che ben si addice a questo tema! Di economia politica invece "La globalizzazione della povertà" di Chossudovsky) o comunque per badare al bello da venerare: un albero solitario, un lago intensamente blu, una mostra in cui perdersi immaginando i mondi fantastici ed allucinanti che sembravano reali nelle menti degli artisti-pazzi, ecc.

Consumando si fa del male al mondo, ma anche a se stessi! L’inquinamento ricade su tutti e la vita spesa all’interno di un luogo artificiale non è vita!!!

Qualità della vita: la vita viene resa migliore da ciò che si vede e si ascolta o da come si vede e si ascolta?
Le pubblicità ci danno per buona ed ovvia la seconda opzione, altrimenti chi comprerebbe i lettori blu-ray, schermi piatti, 10 casse per l’hi-fi, ecc? Eppure cosa viene maggiormente venduto? B.B. King o Madonna? Cosa viene visto maggiormente? I soliti film d’azione e i telefilm nostrani buonisti all’ennesimo potenza o i documentari del National Geographic o di Michael Moore?
Io uso ancora molto le cassette audio e se capita le Vhs.
Il contenuto, cari miei, è ciò che conta!
Me ne rendo benissimo conto nel mio ambito, la fotografia. Tutti ossessionati dai nuovi modelli con nuove funzionalità. Ma se non sai fotografare, se non sai cosa ti spinge a farlo e non sai cosa fotografare hai perso in partenza. Noto come la tecnologia impigrisca, perchè compiuto un errore (prima imperdonabile), ora sarà facilissimo porvi rimedio, tutto tramite un semplice clic! Tristezza.

Le nostre vite hanno l’etichetta della scadenza che combacia con le uscite dei nuovi prodotti. Per circa 6 mesi ci adeguiamo, ci sentiamo parte del mondo, poi cambiamo subito idea, ci sentiamo disadattati senza quella nuova invenzione! Non si bada all’utilità, ma la si compra per mostrarsi agli amici come fossimo noi quell’oggetto: avendo l’oggetto nuovo e costoso noi possiamo farci credere moderni ed intelligenti grazie a lui! Quindi anzichè "pubblicizzare" le nostre capacità noi proseguiamo l’opera della pubblicità, pubblicizzano i marchi, gli oggetti. Pubblicità gratuita che genererà una nuova ondata di pubblicità gratuita (ed altra a pagamento per pubblicizzare nuovi prodotti da far acquistare per questi motivi) negli amici, ecc.

Daniele
ideedemocratiche.splinder.com


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