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Commento di Enrico Miglino

su Abunai-ki: La verità inedita su Parmatour (prima puntata)


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Enrico Miglino Enrico Miglino 14 dicembre 2008 15:52

Ho letto il tuo commento e ti ringrazio delle considerazioni. C’è un aspetto tuttavia sul quale dissento, in quanto se non sono almeno mi ritengo giornalista. E mi interessa sottolineare che si tratta di un punto di vista assolutamente personale, che nulla ha a che vedere con reciproca stima, soltanto punti di vista differenti sull’interpretazione della realtà.
Questa che commenti è la prima puntata di tre (almeno, forse la divideremo in quattro per motivi di leggibilità) di quella che per me è un’inchiesta: raccontare fatti che accadono, situaizoni che si verificano, personaggi che controllano, agiscono, fanno, dentro o fuori dai confini della legalità. Il tutto sempre con un obiettivo immediato, quello di fornire uno strumento ineccepibile di valutazione al lettore. E questo obiettivo primo si raggiunge con documentazioni, fotografie, nomi e cognomi ma anche escludendo quanto possibile il giudizio personale; dove chi scrive lo ritiene necessario sia evidente che si tratta di considerazioni e non di dati oggettivi. Ciò detto, credo anche che il compito di un giornalista che pubblica un’inchiesta sia in qualche modo quello di andare a cercare di capire ciò che è successo in modo esteso e il più completo possibile, docmentando i fatti attraverso immagini, registrazioni, documenti, estratti e ogni altra forma di documentazione che - se non del tutto pubblicata - sia almeno in possesso di chi scrive la notizia.
Quella del "caso" parmatur, un po’ vecchiotto per balzare ancora alla ribalta della cronaca, anche se ancora oggi è un caso che è rimasto senza troppe verità, è un esempio in un’inchiesta più ampia che da alcune settimane trova spazio su agoravox (altrimenti impubblicabile su altre testate con meno coraggio e più retorica) e che proseguirà fino ad arrivare al nocciolo della questione, di cui non ti anticipo nulla per ora, che ha un nome: Basilea II - Il nuovo accordo mondiale sul capitale.
Questo per dirti che una cosa è fare inchiesta - secondo me - parlando come in questo caso di finanza creativa e un altro è fare della creatività, sfociando, come giustamente citi a fine commento nella fantapolitica dei best seller alla Dan Brown. Non li didegno, anzi, visto che scrivo anche romanzi è un’idea che mi è passata più di una volta per la mente, ma non è questo il caso ritengo e alla fine, dovendo scegliere, trovo ad oggi comunque più intrigante e interessante, cercare di scoprire - magari leggendo fra le righe ciò che tutti hanno detto e scritto senza voler leggere e sentire - la verità giornalistica, semplicemente i fatti, perchè la gente credo sia doveroso sappia, dove vive, accanto a chi vive e come viene spesso menata per il naso.

Al lettore la facoltà di giudizio e di valutazione, per schierarsi, concordare o discordare. Come dovrebbe essere la stampa nei suoi principi più genuini.

Enrico


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