elia, ho poco tempo e devo risponderti velocemente:
1. aqualatina non è l’unico esempio. E non è di sette anni fa, continua ancora oggi, attraverso il coraggio della gente che non molla e continua la sua battaglia fra tribunali e proteste, convinta che quello che sta subendo sia un sopruso. Mediamente, tutte le rpivatizzazioni in Italia hanno portato agli stessi identici risultati: più costi, meno qualità dell’acqua, tagli fra i lavoratori, incapacità di incidere sulle decisioni delle gestione
2. la discussione fra pubblico e privato è sterile e obsoleta. L’idea è che i beni comuni, proprio per la loro natura comunitariua, possano essere gestiti attraverso un controllo sociale
3. l’acqua è poi un diritto inalienabile, ed un bene dell’umanità. E’ eticamente corretto che sia nelle mnai di pochi?
4. le multinazionali che si stanno dividendo l’acqua del mondo si contano sulle dita delle mani. Questo non ti dice niente? la petrolizzazione dell’acqua non è una buona cosa
5.la distinzione fra gestione e proprietà è davvero truffaldina: nella prima stanno i profitti, nella seconda i costi.
6. senza un controllo, chi mi garantisce qualità, accessibilità, controllo dei costi?
storiella: publiacqua, a firenze. Il comune decide di fare una campagna per il RISPRAMIO IDRICO. La cittadinanza risponde positivamente. Publiacqua alza le bollette, perchè non ci può perdere
io credo sia ora di prenderci delle responsabilità, elia. L’epoca del demandare sempre e comunque sta dimostrando i suoi limiti
hasta luego*