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Commento di un avvocato

su Valorizzare gli avvocati per snellire il processo civile


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un avvocato 4 giugno 2009 15:47

Non sono d’accordo perché:

 l’obbligazione dell’avvocato è di mezzi (come quella del medico) e non di risultato (come quella di altri professionisti);

 il pagamento a percentuale sul risultato deve essere previamente concordato tra cliente e avvocato (e se il cliente perde la causa l’avvocato non prende niente) altrimenti si applicano le tariffe approvate con decreto del Ministero della Giustizia;

 il sottoscritto procede sempre - come molti altri colleghi - alla previa valutazione del fondamento della causa, e se è infondata lo mette per iscritto. Se il cliente vuole procedere lo stesso è comunque in sua facoltà;

 il sottoscritto - come molti altri colleghi - prima del contenzioso procede sempre a sondare la possibilità di una definizione bonaria, e non è affatto detto che la controparte sia disponibile in tal senso (spesso neppure risponde);

 è ora di farla finita con la solita solfa che se la giustizia è lenta è colpa degli avvocati. Già dalla riforma del 1993, l’attività processuale è gestita dal giudice secondo sequenze di attività da compiersi in termini perentori - e peraltro ristrettissimi - pena decadenze generatrici di responsabilità professionale;

 il problema a tutti noto è che i giudici sono pochi, idem per il personale di cancelleria. Mancano i soldi e alla classe politica (tutta, di destra e di sinistra) non interessa affatto che la giustizia funzioni;

 i termini per gli avvocati sono perentori, quelli dei giudici "ordinatori" (non vincolanti). Succede così che l’avvocato si scapicolla a depositare le tre memorie ex art. 183 c.p.c. (i cui termini decorrono dalla prima udienza e sono di giorni 30+30+20) ed il giudice può decidere sulle richieste istruttorie contenute nelle stesse anche un anno più tardi, per non parlare dei tempi per il deposito della sentenza;

 i giudici sono umani, quindi possono essere superficiali, incompetenti, disordinati, svogliati. La prevalenza è di persone serie, che si organizzano per sopperire alle gravi carenze della struttura, ma ci sono anche molti giudici che, fino all’ultima udienza, ancora non hanno letto le carte, e che fanno le sentenze a tirar via;

 l’avvocato, in questo caos, fà una fatica immensa. Tutto è un problema, dalla notifica di un atto (v. Ufficio Notifiche di Roma, la fila comincia di notte), alla iscrizione a ruolo (3/4 ore di fila), al deposito di una memoria in cancelleria (al Tribunale di Roma, appena varchi la soglia di una cancelleria, ti mandano affanculo, poi ti chiedono che devi fare (tempo medio tra file, ricerca del fascicolo, ecc. ecc., 40 minuti). Ad ogni udienza devi ricordare chi sei, di cosa stiamo parlando, com’eravamo rimasti, controllare che nel fascicolo ci sia ancora tutto, ecc. ecc..
Non mi piace tutto questo. A nessuno di noi piace. Non siamo noi a rallentare la giustizia. Questa situazione la subiamo in silenzio, affogati come siamo da scadenze e da una miriade di adempimenti di natura amministrativa per la gestione degli studi legali, mentre i nostri organi rappresentativi non fanno un accidente. Cercatele altrove le responsabilità. Se questo carrozzone ancora funziona è anche merito nostro.


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